Come migliorare la qualità dell'aria
Le misure tecniche previste dall'accordo regionale di programma

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 gennaio 2006 12:37
Come migliorare la qualità dell'aria<BR>Le misure tecniche previste dall'accordo regionale di programma


di Daniele Grechi, responsabile della rete ARPAT di monitoraggio della qualità dell’aria di Firenze

La Regione Toscana ha promosso il Primo Accordo Regionale di Programma, sottoscritto nel 2003, in base al quale le Amministrazioni di sedici Comuni (otto nell'area fiorentina, i capoluoghi Grosseto Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia, Prato, oltre a Cascina e S. Croce sull’Arno), considerato il superamento del valore di riferimento fissato per il parametro PM10, si impegnavano all'adozione di alcune misure finalizzate, in particolare, alla riduzione delle emissioni derivanti da autoveicoli e ciclomotori mediante il progressivo rinnovo dei segmenti più inquinanti del parco, promuovendo e finanziando contestualmente specifiche incentivazioni.
Questo atto segna una precisa svolta nella strategia contro l'inquinamento atmosferico in quanto, anche a livello locale, si dichiara di rinunciare a provvedimenti estemporanei ed emergenziali di limitazione del traffico, caratterizzati da efficacia dubbia, per definire e realizzare un piano che, nel medio periodo, tenda a favorire il rinnovo tecnologico del parco circolante.
Infatti, l'Accordo prevedeva restrizioni progressivamente più estese nel tempo a carico delle categorie di veicoli più inquinanti sia per la vetustà (ovvero la non rispondenza ai limiti di omologazione oggettivamente più restrittivi posti a partire dagli anni '90) sia per le intrinseche caratteristiche motoristiche (motori diesel e a due tempi).
L'inasprimento delle restrizioni veniva scaglionato con respiro triennale.
A partire dal 1 gennaio 2006, in applicazione dell'ultima fase concordata, era già previsto il divieto di circolazione nei centri abitati (o in quota parte di essi) alle auto e ai veicoli commerciali leggeri (< 3,5 t), cosiddetti EURO 0, sia diesel che benzina, e ai ciclomotori ante 1999-2000, cosiddetti EURO 0, ovvero tipicamente i "motorini" a due tempi.
Nel corso dell'anno 2005, considerata l'importanza di coinvolgere altri Comuni nell'applicazione di misure di contenimento delle emissioni e l'opportunità proiettare nel tempo le successive necessarie misure anche per orientare i cittadini verso veicoli veramente a più basso impatto, la Regione Toscana ha promosso un Secondo Accordo Regionale di Programma che, nel confermare i contenuti del Primo Accordo per quanto riguarda l'applicazione della terza fase di restrizioni ai veicoli EURO 0 (divieto di circolazione permanente), ha introdotto rilevanti elementi aggiuntivi:
⇒ sul traffico, attraverso l'estensione progressiva dei divieti di circolazione ai seguenti tipi di veicoli:
• commerciali pesanti (> 3,5 t) e bus, anche del Trasporto Pubblico Locale, EURO 0 (tutti veicoli ante 1993)
• auto diesel EURO 1 (immatricolate nel periodo 1993- 1996)
• ciclomotori EURO 1 con motore a 2 tempi
⇒ sugli impianti termici, attraverso la promozione di:
• rinnovo tecnologico di impianti obsoleti
• maggiore diffusione dell'uso di energie rinnovabili (solare, fotovoltaico)
• soluzioni tecnologiche adeguate per migliorare l'isolamento termico degli edifici
⇒ sulle attività produttive, attraverso indicazioni sulle modalità di rilascio delle autorizzazioni, in cui sia posta attenzione alla introduzione delle migliori tecnologie disponibili (sia per i cicli produttivi, sia per i sistemi di abbattimento).


Risulta evidente un'azione a vasto raggio che mira a conseguire riduzioni di emissione da tutte le sorgenti di inquinamento.
Nel settore dei veicoli a motore, segna in maniera chiara, coerente ed esplicita la direzione da perseguire, mettendo in risalto quali siano i veicoli con le emissioni peggiori, anche se di recente immissione sul mercato (diesel, ciclomotori a 2 tempi).
Nessuno dei singoli provvedimenti è, da solo, in grado di determinare benefici quantitativamente rilevanti.

Ma tutti assieme, nel medio periodo (alcuni anni) saranno in grado di dispiegare le potenzialità di riduzione dei livelli ambientali di inquinanti, con particolare riguardo alla frazione di PM10 di origine antropica (sia primaria che secondaria), agli ossidi di azoto e, indirettamente, all'ozono.
L'altra fondamentale strategia di azione riguarda la riduzione delle sorgenti di emissione.
In materia di mobilità, è evidente che si tratta di orientare i cittadini all'uso del trasporto pubblico/collettivo in luogo di quello privato/singolo e di favorire il dispiego di tutte le potenzialità della mobilità ciclo- pedonale.
Per dare gambe a questa strategia occorrono tempi non brevi, tuttavia inevitabili per realizzare le necessarie opere infrastrutturali, peraltro in piena attuazione, e, non ultimo, per consentire la maturazione di una adeguata evoluzione "culturale".
L'attuazione di provvedimenti ispirati ad ambedue le strategie, consentirà di rispettare gli standard di qualità fissati in ambito europeo e, aspetto sempre da sottolineare, di ridurre gli effetti negativi sulla salute e sull'ambiente.

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