Al Cinema: Scorsese racconta in “The Aviator” la vita di Howard Hughes

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 gennaio 2005 13:16
Al  Cinema: Scorsese  racconta  in “The  Aviator” la  vita  di Howard Hughes

Cinema sul Cinema come storia di un’epoca. Sembra questa l’impresa tentata da Martin Scorsese con il film “The Aviator”, in uscita sugli schermi italiani alla fine del mese. Il regista tenta una storia mai affrontata, ma inseguita da molti autori: far rivivere sullo schermo la vita di Howard Hughes. Genio tecnico, aviatore, regista, bon vivant, grande seduttore, Hughes non aveva avuto sinora una biografia filmica. Solo un regista irriducibile, visionario e colto come Scorsese poteva per così dire, infrangere questa sorta di tabù che aveva sinora impedito la realizzazione di quest’impresa.

Hughes è un mito americano anche se non è un Grande Gasby, un self made man.
A diciannove anni eredita una fortuna e il timone dell'azienda petrolifera famigliare in Texas. E' un sognatore al limite della megalomania e un tecnico geniale. Ha un'idea fissa: progettare l'aereo più veloce e più grande del mondo. Ci va vicino nel 1947 a McMinnville, in Oregon, quando cerca di far decollare lo Spruce Groose,un prototipo in grado di trasportare 700 passeggeri, da lui stesso pilotato. Il velivolo si alza di pochi metri e plana per poco più di un chilometro e mezzo, ma Hughes ha vinto la sua scommessa con l'impossibile.

E di lì in poi la sua vita corrisponderà ai suoi sogni, fonda diverse linee aeree, tra cui la Twa. Conquista le donne più desiderate dell'epoca: Katharine Hepburn, Ava Gardner, Jean Harlow. Si lancia nell'avventura della produzione cinematografica e fonda la 'mitica' Rko. La biografia di Scorsese si ferma qui, a questo punto della vita di Hughes.
Dopo i quarantacinque anni Howard Hughes si avvierà invece su una china depressiva e fobica che lo isolerà dal mondo, per morire a settanta anni a Las Vegas,dominato dalla fobia compulsiva di cui soffriva, la germofobia (la paura delle infezioni e dello sporco), che lo aveva indotto ad anni di isolamento in una suite d'albergo.

Affrontando un mito di fondazione degli Stati Uniti, come per altri versi aveva fatto con “Gangs of New York”, Scorsese confeziona un affresco di storia del cinema e della società americana in un arco di tempo che va dal 1927 alla fine degli anni Quaranta. “Abbiamo portato sullo schermo un uomo dominato da tre ossessioni: gli aerei, il cinema, le donne. Non necessariamente in quest'ordine: ma di sicuro quella per il volo era al primo posto“, ha detto Martin Scorsese, nel corso della presentazione italiana del film, un‘opera che, anche grazie all’ottimo cast (Leonardo Di Caprio, Cate Blanchett, Jude Law, Gwen Stefani) potrebbe far vincere, finalmente, al regista di New York, un meritato Oscar.

Alessandro Lazzeri

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