La liberazione di Laerte, il giovane capovaccaio nato nel centro di riproduzione WWF di Semproniano (GR)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 settembre 2004 14:35
La liberazione di Laerte, il giovane capovaccaio nato nel centro di riproduzione WWF di Semproniano (GR)

Il giovane capovaccaio Laerte, nato nel 2004 al Centro di riproduzione WWF di Semproniano (GR), gestito dagli esperti di rapaci Anna Cenerini e Guido Ceccolini, non si aspettava certo di vivere un romanzo scritto a più mani ed a lieto fine.

Gli autori della bella storia sono il WWF e la Provincia di Grosseto, che sostiene il centro, la Regione Puglia, la LIPU ed il Comune di Laterza. L’operazione ha avuto il plauso di studiosi di rapaci di tutta Europa. Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Macedonia e Bulgaria sono le nazioni più interessate alla salvaguardia del Capovaccaio e proprio l’operazione Laerte è stato un forte stimolo per concentrare gli sforzi di esperti di questi paesi per una prossima stesura di un Piano di azione europeo per salvare la specie dall’estinzione.

Questa la storia: il 19 luglio si decide per la liberazione del giovane nella Gravina di Laterza in provincia di Taranto, un’oasi gestita dalla LIPU, 750 km di distanza separano i due luoghi ma si lavora all’unisono (ed in fretta) perché il giovane avvoltoio deve essere liberato a 60 giorni circa per non perdere la capacità di memorizzare il luogo del rilascio e tornarvi a nidificare.

Mentre in Toscana si preparano i “bagagli” di Laerte, radio, anelli nelle zampe ed un segno di riconoscimento in un’ala, in Puglia si allestisce rapidamente un nido per accoglierlo con telecamera di controllo e tubi per acqua e cibo.

Il due agosto Laerte viene lasciato nel nido sotto lo sguardo vigile delle tante persone coinvolte. Per 5 giorni se ne sta tranquillo, poi il 7 agosto spicca il primo volo, controllato da un capovaccaio adulto “single”, una specie di angelo custode che da quel giorno non lo abbandonerà più.

Sono giorni meravigliosi di voli sempre più spericolati e giocosi ma anche di forte apprensione che qualcosa vada storto. Il 22 agosto Laerte e “l’angelo custode” spariscono, poi il 2 settembre una telefonata di poche parole: hanno avvistato Laerte all’Isola di Marettimo, ad ovest della Sicilia, in compagnia di tre adulti.

Una gioia incontenibile prende coloro che hanno creduto da anni in questo progetto, il metodo funziona. 650 km di viaggio verso l’Africa in 10 giorni, ancora un balzo nel braccio di mare che lo separa dalla Tunisia e la missione in Italia sarà conclusa.

Il giorno dopo Laerte scompare all’orizzonte verso la sua metà finale, aldilà del Sahara, che raggiungerà dopo un viaggio di oltre 3.500 km.

Un’operazione splendida - ha commentato Gian Carlo Bastianini, assessore alla Conservazione della Natura della Provincia di Grosseto - che ci riempie di orgoglio perché da sempre abbiamo creduto nel Progetto Capovaccaio e nel team di ricercatori grossetani che lo gestisce, all’avanguardia in Italia nei progetti di conservazione di specie minacciate.

Cos’è il capovaccaio
Il capovaccaio (Neophron percnopterus) è un piccolo avvoltoio migratore che sverna in Africa e giunge in Europa meridionale nel mese di marzo per nidificarvi.

Il capovaccaio pesa sino a 2,5 kg e raggiunge un’apertura alare di 1,8 metri. Posato a terra un adulto ha un aspetto inconfondibile, con il piumaggio bianco e nero, la pelle della faccia gialla e le zampe rosa. Il giovane ha il piumaggio marrone scuro, zampe e pelle della faccia grigi. In volo è un uccello stupendo con un bel contrasto tra il bianco del corpo ed il nero che contorna le ali, simile alla cicogna.
Nonostante il carattere pacifico e la sua indubbia utilità come spazzino ambientale, il capovaccaio, ad eccezione della Spagna che ospita ancora circa 1.400 coppie, è andato man mano scomparendo dall’Europa a causa di persecuzioni dirette, del disturbo nei nidi e delle campagne di avvelenamento dei predatori, i cui cadaveri a loro volta avvelenano gli avvoltoi.

In Italia sono rimaste soltanto una quindicina di coppie nidificanti in Basilicata, Calabria e Sicilia.

Come vive
Il capovaccaio trascorre i primi anni della sua vita in Africa (con alcune eccezioni) per poi tornare nei luoghi dove è nato, all’età di 6-7 anni, per riprodursi. La coppia sceglie per nidificare gli anfratti di pareti rocciose ed utilizza per la costruzione del nido materiali vari come rametti e lana di pecora.
Depone una-due uova che vengono covate da entrambi i genitori per 42 giorni.

I giovani si involano solitamente in luglio-agosto.
Il capovaccaio, da buon avvoltoio, si ciba di animali morti (non attacca mai animali selvatici o domestici), di placente, di qualunque rifiuto organico anche di origine vegetale, e persino di sterco, svolgendo così l’utile ruolo di “spazzino” dell’ambiente naturale. Il suo nome sta proprio ad indicare il fatto che questo avvoltoio si trova spesso a “razzolare” in mezzo agli animali al pascolo, senza spaventarli minimamente.
Gli Egizi adoravano il capovaccaio come una divinità perché rappresentava la trasformazione degli scarti dell’uomo e degli animali in un bianco ed immacolato uccello.

Per alimentarsi, infatti, si accontenta di poco ed in cambio allieta il cielo con il suo stupendo volo, che nel periodo riproduttivo comprende anche ardite acrobazie.
Non danneggia la fauna liberata per uso di caccia anzi, mangiando solo animali morti, evita il diffondersi di malattie tra gli animali selvatici, ripulendo l’ambiente da eventuali fonti di infezione. Il Progetto Capovaccaio prevede anche di preparare appositi luoghi, recintati contro volpi ed altri predatori, dove fornire cibo ai giovani liberati.

Il progetto WWF Toscana Capovaccaio
Un tempo il capovaccaio popolava anche la parte meridionale della Toscana, da Piombino al confine con il Lazio e sino alla provincia di Siena.

Tra gli anni quaranta e sessanta la specie è praticamente scomparsa dalla Toscana e da allora quasi ogni anno si osservano esemplari erratici che sorvolano gli antichi insediamenti. Un ritorno nei luoghi dove nidificava sarebbe ancora possibile ma purtroppo il numero di capovaccai che giunge in Italia è talmente basso che è necessario il nostro aiuto.
Per contribuire alla salvaguardia del capovaccaio il WWF Toscana ha avviato un progetto di riproduzione in cattività a Semproniano (GR), affidandolo all’esperto di rapaci Guido Ceccolini, che prevede il rilascio di giovani nati sia in Toscana che nel Meridione d’Italia.

Il progetto, nato nel 1991, è finanziato dalla Provincia di Grosseto, Assessorato alla Conservazione della Natura, e dalla Regione Toscana. Il Centro di riproduzione di Semproniano dispone di 27 esemplari (anno 2004), diciannove dei quali provenienti da centri di recupero spagnoli, grazie alla collaborazione del Governo Spagnolo e di numerose Regioni Autonome, due sono stati ceduti dal Parco Regionale Marturanum del Lazio ed uno è stato ceduto dal Centro Recupero Animali Selvatici di Rende (CS) del CIPR.

Nell’ambito del progetto sono nati 7 capovaccai, due dei quali liberati nel 2003 e 2004.

Liberazione dei giovani
Una delle aree di liberazione sarà proprio quella che circonda il centro di riproduzione, ossia l’Alta Valle dell’Albegna, che offre un ambiente integro, ricco di greggi e di pareti rocciose idonee alla nidificazione. La reintroduzione in Toscana avrà inizio solo quando sarà garantito un numero sufficiente di giovani nati all’anno. Prima di allora gli animali saranno liberati nel Meridione di Italia.

Metodo di liberazione Hacking
I giovani capovaccai, quasi pronti al volo, vengono collocati in una cavità rocciosa scelta con cura dagli esperti, esposta a sud e non accessibile ad eventuali predatori, nella quale rimangono sino al momento in cui sono in grado di volare.

Tale metodo presenta il vantaggio di imitare l’involo dei giovani allo stato selvatico e permette agli uccelli di disporre di sufficiente tempo per familiarizzare con l’ambiente circostante e soprattutto di memorizzare il luogo del rilascio per tornarvi a nidificare.

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