Ritorna a Firenze dopo cinque secoli un capolavoro della maiolica rinascimentale italiana: un bacile di straordinaria ricchezza cromatica e decorativa datato 1509

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 febbraio 2004 17:56
Ritorna a Firenze dopo cinque secoli un capolavoro della maiolica rinascimentale italiana: un bacile di straordinaria ricchezza cromatica e decorativa datato 1509

La preziosa maiolica rinascimentale detta Rosso di Montelupo sarà esposta, insieme ad altri esemplari coevi, da sabato 21 febbraio, inaugurazione ore 11.00, a domenica 21 marzo nella sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi. L’iniziativa è resa possibile dalla Provincia di Firenze, dal Comune di Montelupo Fiorentino e dal Museo Archeologico e della Ceramica di Montelupo che proseguono così la collaborazione iniziata in occasione della mostra “Capolavori della Maiolica Rinascimentale” del 2000.
Il Rosso di Montelupo, cosiddetto per il particolare pigmento rosso usato nella decorazione, la cui composizione rimane ancora oggi un mistero, faceva parte della collezione Gustave de Rothschild di Parigi per poi appartenere all’antiquario e collezionista francese Alain Moatti.

Il “Rosso”, completamente integro e di straordinaria bellezza, è stata acquistato e donato al Museo con fondi messi a disposizione dal Comune di Montelupo Fiorentino e da alcuni sponsor privati, tra cui le più importanti fabbriche di ceramica del territorio. L’importante acquisizione è stata decisa in vista della realizzazione del nuovo Museo della Ceramica di Montelupo, che riunirà nei suoi 2.500 metri quadrati espositivi il meglio della produzione ceramica montelupina proveniente sia da scavi che da acquisizioni o donazioni da importanti collezioni.
A Firenze “il Rosso” sarà affiancato da quattro maioliche che testominiano il contesto storico-culturale in cui si inserisce l’opera.

Si tratta di tre piatti ed un boccale decorati con stemmi di famiglie fiorentine, databili tra il 1500 e il 1520, provenienti dal Museo Montelupo. I pezzi in mostra ben testimoniano il periodo “d’oro” della ceramica montelupina quando, nel Quattrocento e Cinquecento, la cittadina valdarnese diviene il centro di produzione della ceramica per Firenze. E’ il momento delle grandi forniture nobiliari: dai serviti da mensa per le grandi famiglie fiorentine (Strozzi, Medici, Minerbetti, Peruzzi, Pandolfini, Pucci, Machiavelli, Corsini, ecc.) ai serviti "alla porcellana”, come quello per Clarice Medici Strozzi moglie di Filippo, dove la maiolica fiorentina deve competere con la porcellana cinese importata dall'Oriente.

Con il Rosso di Montelupo siamo di fronte ad uno dei capolavori della maiolica rinascimentale italiana, sia per lo straordinario stato di conservazione (il bacile è integro nonostante i quasi cinquecento anni) che per la tecnica e la ricchezza cromatica e figurativa.
Datato 1509, fu realizzato in una delle più importanti botteghe montelupine (attiva dalla fine del Quattrocento fino agli anni trenta del Seicento) quella di Lorenzo di Piero di Lorenzo Sartori la cui marca “LO” è elegantemente dipinta sul retro del bacile.

Il pigmento rosso usato nello sfondo, da cui prende il nome e la cui composizione è al momento sconosciuta, è da mettere in relazione ai rapporti commerciali che si vennero a creare con i ceramisti della città turca di Iznik (l’antica Nicea), attraverso i mercanti fiorentini che esportavano la ceramica di Montelupo in tutto il bacino mediterraneo e nelle rotte atlantiche. La similitudine è talmente forte da far pensare che si tratti della medesima materia prima, forse un ossido di manganese ricco di arsenico, importato dall’Anatolia e trattato secondo i dettami del luogo.

La decorazione “a grottesca” e le scelte cromatiche avvicinano questa maiolica alla produzione senese del primo decennio del Cinquecento, in particolare a quella attribuita alla figura del cosiddetto “pittore di Nesso”, i cui lavori sono per la maggior parte conservati al Victoria and Albert Museum di Londra. Inoltre lo stesso tipo di linguaggio decorativo (i delfini, i putti-cherubini, i fili di perle sospese) si trova particolarmente sviluppato nel pavimento di Palazzo Petrucci a Siena (il palazzo di Pandolfo Petrucci, signore di Siena dal 1480 al 1512, detto anche “il Palazzo del Magnifico”) ed appare significativo che sia datato 1509, lo stesso anno in cui viene realizzata la maiolica montelupina.

Nonostante la vicinanza con le migliori produzioni senesi del tempo, non sussiste alcun dubbio che il “Rosso” sia di “LO” sia per la marca, che per il ritrovamento di frammenti dipinti “a grottesca” su fondo giallo e oro, proprio nello scarico della fornace di Lorenzo collocata nell’area del Castello di Montelupo. Dunque il “Rosso” ci indica dell’esistenza di una linea di contiguità tra i pittori senesi dell’inizio del Cinquecento ed i vasai di Montelupo, nel momento in cui la pittura su smalto toccò uno dei suoi vertici più alti.

Infine siamo a conoscenza dell’esistenza di un pendant del “Rosso”, del tutto simile, anch’esso datato 1509 e decorato “a grottesche” su fondo rosso e giallo, appartenuto alla collezione Rothschild, di cui non ci sono notizie recenti (fu pubblicato nel 1933 da Ballardini nel suo Corpus della maiolica italiana).
In occasione della mostra di Firenze, per favorire la conoscenza del Museo Archeologico e della Ceramica di Montelupo, sarà possibile per chi si presenta con il biglietto di Palazzo Medici Riccardi, visitare il museo con un ingresso scontato del 50%.

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