Domani è il Giorno della memoria

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 gennaio 2004 19:15
Domani è il Giorno della memoria

26 gennaio 2004 – In occasione delle celebrazioni legate alla Giornata della Memoria, coincidenti quest’anno, peraltro, con il 50° anniversario dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana, venerdì 30 gennaio, alle 16.30, nella Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi, il Presidente dell’amministrazione provinciale di Firenze Michele Gesualdi e il Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana Ivano Tognarini, alla presenza del senatore Oscar Luigi Scalfaro, Presidente emerito della Repubblica e Presidente dell’Istituto nazionale per la Storia del movimento di liberazione in Italia, presenteranno il volume ‘Ebrei a Firenze 1938-1944 – Persecuzione e resistenza - Trasmettere la memoria’, curato da Giovanna Bencistà, Silvano Priori e Giovanni Verni, pubblicato dall’Amministrazione provinciale di Firenze.

Verranno anche consegnati riconoscimenti per il 50° anniversario dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana.
Vi lasciamo con questo brano, tratto dalla memoria di Dora Klein, sopravvissuta ad Auschwitz, la cui storia è entrata nella finale del Premio Pieve - Banca Toscana 1998 ed è stata poi pubblicata dall'editore Mursia con il titolo Vivere e sopravvivere. Pensiamo che due minuti di lettura di questo brano siano comunque un modo significativo per onorare la ricorrenza:
Conoscemmo quel dottor Mengele, il famigerato sadico per antonomasia.

Egli eseguì la prima cernita tra noi, e, a seconda dell’età, dell’aspetto complessivo, di essere o meno accompagnate dai figli, una parte delle donne potè proseguire la marcia verso l’interno del campo. Le altre, la maggioranza, su un apposito furgone affrontarono subito il loro destino di morte. Noi ovviamente non sospettavamo neppure che l’uomo stava eseguendo la più esecrabile e malvagia delle azioni: la selezione tra la vita e la morte di esseri umani.
Improvvisamente, in mezzo ad un silenzio angoscioso si udì una sua domanda: “Ci sono dottoresse tra di voi?”.

Mi ci volle una buona dose di coraggio per uscire dalle fila e portarmi davanti a lui. Mengele mi degnò di un’occhiata carica di disprezzo e di malevolenza. Mi rivedo ancora come devo essergli sembrata in quel momento: piccola di statura, terrorizzata dall’impatto della realtà che mi circondava, alquanto sporca dopo i giorni passati nel chiuso del vagone merci.
Indossavo ancora la consunta giacca e gonna nera, diventate nel frattempo di un indefinito colore grigio-polvere. A tale poco dignitoso aspetto dei nuovi arrivati egli era certamente aduso; ciò che forse gli sfuggiva è che fossi completamente invasa dai pidocchi.

Ad ogni modo Mengele non batté ciglio, ma dal seguito degli accadimenti posso dedurre che egli prese atto della mia affermazione. Fui messa in disparte ed aggregata alle altre solo a selezione già avvenuta.
E così l’uomo che passerà alla storia come l’incarnazione del Male, si frappose, per fini che capirò solo in seguito, tra me e ciò che forse altrimenti mi sarebbe potuto accadere. Varcai dunque insieme con le altre il cancello di Auschwitz-Birkenau ed ebbi modo di leggere la massima “Arbeit mach frei” (il lavoro rende liberi)
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