Woyzek al teatro Rifredi.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 novembre 2003 16:25
Woyzek al teatro Rifredi.

Da martedì 11 a sabato 15 novembre ore 21 domenica 16 ore 16.30, il TEATRO POPOLARE D’ARTE presenta WOYZECK, tratto da da G. Büchner nella traduzione di Claudio Magris, adattamento e regia di Gianfranco Pedullà e Nicola Rignanese, con Nicola Rignanese, Giusi Merli, Rosanna Gentili, Riccardo Valeriani, Tito Anisuzzaman, Milinda Koswatta, Marco Magistrali, musiche Marco Magistrali, scene Filippo Marranci, costumi Milly San Martin Henriquez, Donatella Volpi, Rosanna Gentili, luci Gianfranco Pedullà.
FINALMENTE DEBUTTA A FIRENZE L’ATTESISSIMO LAVORO DI GIANFRANCO PEDULLA’ E NICOLA RIGNANESE IN VERSIONE DEFINITIVA.

L’EDIZIONE DEL "WOYZECK" PRESENTATA AL TEATRO DI RIFREDI DA MARTEDI’ A DOMENICA PROSSIMA E’ SOSTANZIALMENTE ORIGINALE RISPETTO A QUELLA NEL CARCERE DI AREZZO DEL 2000 E A QUELLA REALIZZATA NEL 2001 DA UNA COMPAGNIA MISTA DI ATTORI PROFESSIONISTI E ATTORI DETENUTI, E GIUNGE COME PUNTO DI ARRIVO DI UNA LUNGA RICERCA, ORA ARRICCHITA DALL’IMPORTANTE COLLABORAZIONE ARTISTICA DI NICOLA RIGNANESE. UNA RILETTURA DEL CLASSICO INNOVATIVA E SINGOLARE; UNA MESSA IN SCENA CHE SI SVILUPPA COME UN MONTAGGIO CINEMATOGRAFICO.
"Woyzeck continua a radere il suo capitano, a mangiare i suoi piselli come da prescrizione, a torturare - stordito dall'amore - la sua Marie...Un testo chissà quante volte scorticato dal teatro; un testo che le Parche, sul nascere, hanno privato di palpebre; un testo che la febbre ha disintegrato fin nell'ortografia" (Heiner Muller, 1986).

Woyzeck è l'essere umano su cui tutti si sfogano. Al Capitano egli serve come oggetto da sbeffeggiare. Al Dottore come cavia. Al Tamburo Maggiore come rivale con cui competere. A Marie come impossibilità d'amore. Ad Andres come limite dell'amicizia. Woyzeck viene agito da tutti gli altri personaggi, quasi incapace di reagire. Espressione e grido delle condizioni umane subalterne, Woyzeck è, insieme, vittima e carnefice. Egli è vittima della società che lo circonda piena di soprusi, moralismi, falsità, doppiezze ed è carnefice del suo unico bene prezioso, la sua giovane e bella Marie.

Quando Woyzeck decide di agire uccide il proprio amore con un gesto di folle gelosia. La messa in scena procede affrontando questo tragico eroe teatrale attraverso uno sguardo leggero che toglie alla vicenda la pesantezza datagli troppe volte da una lettura posteriore, forse, eccessivamente espressionista. Il dramma di Woyzeck viene giocato all'interno di una situazione di festa dentro una "balera" popolare: quasi un locale di ritrovo in una zona marginale, una zona di frontiera dove i linguaggi e i comportamenti si incrociano.

Un clima di festa sospesa domina la situazione; una situazione limite, indefinita, caratterizzata dal vedere e non vedere, dal ballo sfrenato e dal gioco anche violento, dall’ascoltare e dal suggerire quello strano equilibrio fra umanità e disumanità che regola i rapporti umani. La messa in scena si sviluppa come in un montaggio cinematografico (accentuato dalla asciutta e poetica versione di Claudio Magris). Woyzeck, in silenzio, ascolta le voci: il petulante e strumentale chiacchiericcio dei capitani, dei medici, dei tamburi maggiori, ed ascolta anche le voci delle sue ossessioni, le voci che i diseredati hanno sempre sentito (o sono sempre stati costretti ad ascoltare) senza vera possibilità di replica.

Una battaglia impari. Woyzeck capisce il mondo e la sua violenza ma non riesce a contenere simbolicamente il senso e la necessità di quelle relazioni umane. Quando il circuito della comunicazione si chiude crolla il proprio, difficile equilibrio mentale.

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