Siccità: le associazioni di categoria chiedono lo stato di calamità naturale
Il problema però non è solo la siccità degli ultimi mesi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 luglio 2003 08:39
Siccità: le associazioni di categoria chiedono lo stato di calamità naturale<BR>Il problema però non è solo la siccità degli ultimi mesi

Le tre organizzazioni professionali di categoria della provincia di Siena, Coldiretti, Confederazione Italiana Agricoltori e Unione Provinciale Agricoltori hanno inviato ieri, un documento congiunto, all'assessore provinciale all'agricoltura Claudio Galletti ed al dirigente Paolo Bucelli, chiedendo l'attivazione dello stato di calamità naturale per la siccità persistente dei mesi di giugno e luglio 2003, e a seguito degli eventi atmosferici nel primo semestre di quest'anno.

In provincia di Grosseto la situazione è preoccupante, ma è diversa da quanto sta accadendo nel Nord Italia.

Almeno se pioverà nei prossimi giorni. Inoltre le falde acquifere del sottosuolo e lo stesso Ombrone, riforniti dal lungo periodo di piogge tra luglio 2002 e febbraio 2003, ad oggi non hanno fatto registrare particolare carenza d'acqua e garantiscono la possibilità di irrigare le colture che ne hanno bisogno.
I problemi che si stanno verificando per l'agricoltura maremmana, infatti, sono provocati non solo dalla fase attuale di assenza di precipitazioni, ma anche da altri eventi che si sono verificati negli ultimi due anni.
È quanto risulta da una nota del settore Sviluppo Rurale della Provincia che traccia un primo quadro sulla situazione delle coltivazioni agricole sul territorio provinciale.
La Provincia, infatti, sta monitorando attentamente l'evolversi dello stato attuale per verificare se sussistano o meno le condizioni per richiedere ai competenti Ministeri lo stato di calamità naturale, già concesso per le gelate degli anni scorsi e del 2003 e per il nubifragio del 31 ottobre 2002.
"L'emergenza ambientale conseguente alla carenza di precipitazioni che ha colpito l'Italia - si legge nella relazione - varia da zona a zona con particolari disagi al Nord rispetto ad alcune regioni del Centro che possono ancora contare su circa 10/15 giorni di autonomia prima di vedere definitivamente compromesse le produzioni di alcuni settori".
Il periodo nero per l'agricoltura grossetana è iniziato, invece, con le gelate primaverili del 2001 che hanno fortemente danneggiato le produzioni frutticole e viticole; alle gelate è seguita nello stesso periodo la siccità, protratta fino all'estate successiva, che ha compromesso il raccolto di cereali e di foraggio, incidendo pesantemente anche sulla zootecnia già colpita dalla BSE bovina e dalle epidemie di "lingua blu".

Nel 2002 si è verificata una nuova gelata in primavera che ha ridotto del 20 per cento le produzioni frutticole e viticole. Subito dopo, le abbondanti piogge da luglio 2002 a febbraio 2003, hanno condizionato l'annata agraria in corso insieme alle gelate della scorsa primavera, che hanno compromesso in maniera pressoché totale le produzioni di pesche, albicocche, susine, kaki, pere, ecc.
Tra le colture più danneggiate quest'anno, quelle cerealicole e foraggiere (in molti casi non è stato possibile neanche il taglio degli erbai), che indirettamente hanno avuto ripercussioni sull'intero comparto zootecnico e hanno fatto lievitare il prezzo del foraggio, le colture frutticole, irrimediabilmente compromesse - salvo qualche eccezione dalle - gelate dell'aprile scorso, ed infine la vite e l'olivo.
"Una considerazione a parte meritano - continua la nota del settore Sviluppo Rurale - la vite e l'olivo dato che, dove non è possibile irrigare, sono a forte rischio i raccolti che hanno superato indenni le gelate primaverili.

La persistenza delle precipitazioni tra luglio dello scorso anno e febbraio 2003 ha comunque favorito il ricarico di molte falde acquifere che negli anni precedenti erano state impoverite in conseguenza della riduzione delle precipitazioni. Ad oggi non si registrano problemi particolari di carenza di acque nel sottosuolo e dello stesso fiume Ombrone che ha ancora una portata di circa 10 metri cubi al secondo. È ovvio - conclude la nota - che sempre più dovremmo ragionare in termini di salvaguardia e corretta utilizzazione della risorsa acqua".

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