Ieri dibattito in consiglio comunale sul Piano strategico

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 giugno 2003 07:33
Ieri dibattito in consiglio comunale sul Piano strategico

Dopo un paio di settimane di veleni e coltelli nei corridoi di Palazzo Vecchio la questione è tornata in consiglio comunale. Dodici interventi, naturalmente tutti a favore quelli della maggioranza (con l'unica, blanda, esclusione di Gianni Conti della Margherita che il capogruppo Basosi ha invece dichiarato «interamente soddisfatta) tutti contrari quelli dell'opposizione. Non sul metodo, ma sul merito.
«Esprimo una valutazione positiva sull'utilizzo del piano strategico come strumento per riflettere sul futuro della città ma è inaccettabile che l'associazione per il piano strategico surroghi, di fatto, il ruolo delle assemblee democraticamente elette dai cittadini».

E' quanto ha dichiarato il capogruppo dell'UDC Federico Tondi durante il dibattito, in consiglio comunale, sul piano strategico. «Quale strategicità - si è domandato Tondi - può esprimere un'associazione ai quali vertici operativi sono chiamate 18 persone delle quali ben 12 hanno ruoli di governo nelle giunte di sinistra a Firenze ed in alcuni Comuni dell'hinterland? Da chi sono rappresentate le idee ed i contributi provenienti dalla casa delle Libertà?». «Prendiamo atto - ha concluso il capogruppo dell'UDC - che quello proposto dal sindaco è un piano strategico chiuso, il pensatoio della sinistra che non può essere legittimato in alcun modo proprio perché viziato dalla sua connotazione di parte».
«Se questo è il piano stategico si conferma che i consiglieri comunali, ovvero i veri rappresentanti di Firenze perché votati dai cittadini, sono sempre meno incisivi sulle scelte che riguardano il futuro della città».

Questo il giudizio del capogruppo di Azione per Firenze Gabriele Toccafondi. «Uno dei maggiori scopi dei consiglieri comunali - ha rilevato Toccafondi - è quello di attuare un'azione di verifica e controllo sugli atti dell'amministrazione, oltre che un'azione di indirizzo. La filosofia di questa maggioranza e del sindaco sembra invece ispirarsi al prolungato e voluto ridimensionamento di questo ruolo. La creazione di decine di nuove municipalizzate, consorzi, enti associativi di natura economica, dalle quali il consigliere comunale non riesce nemmeno a ricevere una semplice risposta; la smania di sperimentare la "società della salute" che dovrà gestire tutti i servizi alla persona senza che i consiglieri possano controllare la loro erogazione, la creazione di consigli degli stranieri, l'idea della democrazia partecipativa a tutti i costi, del consiglio dei comitati civici, ed infine l'idea del piano strategico, ridimensionano sensibilmente il ruolo dei consiglieri comunali che, in quanto rappresentanti della città, dovrebbero averne il vero ruolo rappresentativo».

«A un anno dalle elezioni - ha concluso il capogruppo di Azione per Firenze - è necessario che i consiglieri comunali prendano coscienza che questa lunga agonia non può continuare e non aiuta nessuno. E' quindi urgente dotarsi di uno statuto delle minoranze, che, in analogia con quello che il parlamento sta discutendo, possa garantire a tutti i consiglieri il diritto di accesso agli atti non solo dell'amministrazione ma anche delle municipalizzate, delle controllate, della "società della salute", del piano strategico, in modo da tutelare l'azione di controllo e di indirizzo che solo gli eletti dai fiorentini possono avere».
«Un'associazione pensata dal sindaco per la campagna elettorale del cittadino-sindaco Domenici».

E' quanto ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia Rodolfo Cigliana intervenendo, in consiglio comunale, durante la discussione sul piano strategico. «L' "associazione del piano strategico" - ha spiegato Cigliana - è nata per volontà del sindaco ed ha, come componenti, tutti coloro che condividono il metodo e gli obiettivi della cosiddetta "pianificazione strategica", ovvero di tutti gli interventi che riguardano il futuro della città. Così come è concepita, questa associazione conferma la sua finalità elettorale: dalla sua durata fino al 2010, a dimostrazione che si tratta di un progetto di "consenso"; ai pieni poteri del sindaco, presidente dell'associazione, sulla scelta dei suoi uomini di fiducia; alla possibilità che l'associazione sia fatta oggetto di donazioni e elargizioni, da parte di enti, privati, gruppi industriali e commerciali, per la realizzazione dei programmi del sindaco stesso».

«Con questa iniziativa - ha sottolineato il capogruppo di Forza Italia - scompare il principio della compartecipazione, prevedendosi solo la condivisione di un programma già indicato dal sindaco che però è il presidente dell'associazione stessa. Non a caso i comitati dei cittadini hanno espresso forte preoccupazione o, addirittura, parere negativo, sul significato della loro presenza e consultazione». «Sulle iniziative legate al piano strategico - ha concluso Cigliana - il consiglio comunale ha perso anche le sue funzioni di controllo, ora affidate all'assemblea dei soci dell'associazione che di fatto esautora una delle prerogative degli eletti: quella di poter proporre atti di indirizzo a nome dei cittadini.

C'è infine da chiedersi come possano essere attuati quei progetti velleitari e teorici da parte di una amministrazione che ogni giorno conferma, in tema di mobilità o di recupero dal degrado del centro storico come delle periferie, la sua incapacità di risolvere i problemi e rispondere ai bisogni dei fiorentini».
"Il dibattito che si è svolto oggi sul piano strategico dimostra la vivacità e la capacità del consiglio comunale di confrontarsi con dinamiche nuove. E credo sia giusto non deprimerne il ruolo, ma sottolineare il fatto che il consiglio, riconoscendo le novità a cui l'amministrazione e la città si trovano di fronte, si misura con esse e cerca di trovare delle risposte".

Con queste parole il sindaco Leonardo Domenici ha aperto il suo intervento di chiusura del dibattito sul Piano strategico per l'area metropolitana fiorentina. "Il Piano strategico - ha spiegato il sindaco - è un tentativo di risposta innovativo e come tutti gli strumenti con caratteri inediti, necessita di precisazioni e messe a punto. Il problema non è certo quello di cercare cori osannanti; l'importante è vedere i limiti e le criticità di questo lavoro e cercare di superarli. Certo, io preferisco le critiche che vanno nel senso di andare avanti; meno mi appassiona quelle che tutte le volte ripartono da capo e offrono una interpretazione 'politicistica' di questo strumento.

Il piano strategico cerca di dare strumenti in più per definire gli obiettivi di sviluppo del territorio e di portare nuovi soggetti ad essere coprotaginisti di questo sviluppo". "Anch'io vedo in questo momento due elementi di criticità - ha precisato Domenici - Il primo, riguarda la necessità di sviluppare una più capillare e diffusa opera di informazione verso i cittadini. Ma questo non implica che noi si debba fermare il nostro lavoro: andremo avanti, mettendo a punto anche questo aspetto.

Il secondo punto di criticità riguarda i risultati: io sono impaziente e vorrei già vedere qualcosa di concreto su cui confrontarsi, senza continuare a discutere astrattamente su poteri più o meno forti. E proprio per questo vorrei fare una proposta al consiglio comunale". "Il piano strategico - ha proseguito il primo cittadino - è costituito da 32 progetti integrati che devono passare alla fase operativa ed abbiamo la necessità di passare in fretta al merito. Ed ecco la mia proposta: che i progetti meglio definiti nella loro fattibilità vengano subito portati all'esame dei consiglieri comunali, in commissione o nello stesso consiglio".

"Questo è un punto che credo risponda all'argomento della presunta esautorazione dell'assemblea elettiva - ha precisato il sindaco - I consiglieri non solo devono avere tutte le informazioni sull'attività dei gruppi di lavoro dell'Associazione del piano strategico, ma se vogliono devono partecipare a tale attività, mi auguro con spirito costruttivo". Riguardo la polemica sul rapporto fra il programma di governo del sindaco e il Piano strategico, Domenici ha puntualizzato che il programma di governo "è qualcosa di organico che può modificarsi, ha un suo sviluppo e deve essere gestito dall'amministrazione in rapporto con il consiglio comunale e la città"; mentre il Piano strategico "non è esaustivo dell'azione di governo, ma mette insieme progetti che non hanno relazione fra loro, riguardano determinati ambiti e, ciascuno per la propria parte, possono portare un contributo importante al governo della città".

E qui il sindaco è entrato nel merito di alcuni di questi progetti. "Prendiamo per esempio quelli di carattere più culturale che riguardano la Rete dei musei, il Museo della città, la Città del restauro: possono portare ad un salto di qualità non solo per fare cose nuove, ma mettendo in comunicazione istituzioni, enti, 'pezzi' di città che storicamente fino ad oggi si sono parlati poco, coinvolgendoli in attività non solo di gestione, ma anche di progettazione e di sviluppo; penso per esempio alle soprintendenze, all'Opificio delle pietre dure.

Mentre per quanto riguarda i soggetti privati, è naturale cercare di coinvolgerli in attività che abbiano interesse collettivo: ad esempio con l'Ente Cassa di Risparmio stiamo lavorando per creare il Museo della città". Domenici ha anche portato altri esempi concreti: il progetto 'Made in Florence', con il quale si cerca di tradurre in qualcosa di concreto il messaggio venuto dal Social Forum Europeo, per un marchio che certifichi produzioni 'etiche'; il progetto "E-government', con Firenze capofila di un'esperienza nazionale che permetterà di offrire entro 24 mesi a cittadini e imprese almeno 200 servizi 'on line'; e ancora i progetto "Una casa per tutti" che risponda alla richiesta soprattutto dei giovani, "Rifornimenti intelligenti" per il trasporto merci nel centro storico e "Arno e parchi" per il quale si potrà utilizzare parte del finanziamento regionale per Firenze.

"Questo è il piano strategico - ha concluso il sindaco - e per questo è necessario entrare nella fase della concretezza. E l'associazione che si è costituita non è un concentrato di poteri che lavora in modo 'opaco': è lo strumento operativo che ci permette di fare passi avanti nel senso della concretezza. Ed è facile capire che la presenza di assessori a coordinare o partecipare ai gruppi di lavoro è semplicemente necessaria. Se non ci fosse raccordo con l'attività di governo, allora sì ci sarebbe il rischio di sfere separate, di doppioni, di una situazione che non tiene conto delle necessarie sinergie fra le proposte e le esperienze di chi governa la città e le indicazioni degli altri soggetti coinvolti nel Piano.

Questa è la logica del lavoro che stiamo portando avanti. Ed il consiglio comunale avrà un ruolo importante, nel valutare nel merito il funzionamento e il metodo dei progetti".

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