Networking 2003 , le città della gente. Giovani artisti e il Gruppo Stalker reinterpretano la citta'.
La nuova frantiera architettonica in bilico fra arte e comunicazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 marzo 2003 20:11
Networking 2003 , le città della gente. Giovani artisti e il Gruppo Stalker reinterpretano la citta'.<BR> La nuova frantiera  architettonica in bilico fra arte e comunicazione

LIVORNO - Gli STALKER infatti appronteranno con circa 15 giovani artisti un laboratorio dal titolo ON/LIVORNO Osservatorio Nomade, e lavoreranno ad una reinvenzione e scoperta dell’immaginario della città.
Networking 2003 , le città della gente Giovani artisti livornesi e il Gruppo Stalker reinterpretano la città Partiti oggi i laboratori. Sabato ai Bottini dell’Olio in mostra gli elaborati del workshop
“ C’è un sistema territoriale diffuso, indefinito, metamorfico…ci sono spazi affascinanti di non-città nella città: boschi, fossi, campi coltivati, ruderi, ma anche insediamenti abusivi, centrali elettriche, acquedotti, svincoli autostradali, i cui confini vengono segnati dalle pareti compatte della città”.

Sono parole del gruppo Stalker, uno dei gruppi più interessanti del panorama dell’arte contemporanea internazionale, che domani , mercoledì 19 marzo, inizia nella nostra città, il terzo workshop di NETWORKING 2003- Le città della gente, a cura di Marco Scotini. Promosso dalla Regione Toscana-Tra Art Rete Regionale per l’Arte Contemporanea, e dai Comuni di Firenze, Livorno, Monsummano Terme, Prato e Siena, il progetto Networking si prefigge di valorizzare luoghi ed ambienti urbani di uso pubblico attraverso la creatività giovanile.
Gli elementi centrali attorno ai quali opereranno sono essenzialmente tre e sono strettamente connessi con la storia di Livorno: la Livornina, nel suo doppio significato sia di moneta-simbolo, riconoscimento dato dalla Città a personaggi di grande valore, sia di legge medicea della fine del ‘500, importante perché ha caratterizzato Livorno come città aperta a tutte le confessioni religiose, tollerante e multietnica; il cacciucco, piatto tipico, che racconta una macedonia di pesce; e il libeccio, vento caldo impermeato di una certa follia che spira spesso su questa costa.


Saranno effettuate esplorazioni del territorio: con delle barche si attraverseranno i canali medicei di Livorno, soprattutto del quartiere della Venezia Nuova, nel tentativo di ricostruire, da un punto di vista “diverso”, una storia, una mappa della città con supporti audio-video e con interventi in diretta. Una sorta di jam session condotta assieme ai giovani artisti e agli abitanti di Livorno. Saranno riattribuiti senso e nomi a luoghi che si prestano ad una reinvenzione narrativa.


E sabato, 22 marzo, ultimo giorno del workshop, alle ore 18,00, presso i Bottini dell’Olio (Viale Caprera) saranno presentati gli elaborati della testimonianza collettiva della esplorazione realizzati nel corso di questi giorni. Nel segno di quella ospitalità che ha connotato Livorno, in questo contesto verrà organizzata una festa a base di ‘cacciucco’.

Il gruppo degli STALKER, uno dei gruppi più interessanti del panorama dell’arte contemporanea internazionale, prende il nome dal celebre film di Tarkowsky del 1979, e nasce a Roma nel 1995 grazie a dieci componenti tra artisti e architetti.

Sono impegnati da sempre in esplorazioni e ricerche sul territorio e soprattutto di quelle aree urbane legate a situazioni di emarginazione e trasformazione. Si definiscono un soggetto nomade, esploratori della città contemporanea, un nuovo cartografo delle attuali geografie territoriali. Al confine tra ambito urbanistico e strategie artistiche, Stalker è noto per aver condotto una serie di attraversamenti metropolitani esplorando a piedi le zone interstiziali di Roma, Milano, Torino, Parigi, Berlino e Miami, per sviluppare una metodologia di analisi e di intervento progettuale su quelle parti di territorio urbano in continuo divenire che nel proprio manifesto del 1996 sono state definite come “Territori attuali”. Grande esponente della rappresentazione contemporanea dello spazio, Stalker ha partecipato alla Biennale di Tirana (2001), alla VII edizione della Biennale di Architettura di Venezia (2000), a Manifesta 3 (Lubljiana 2000), a “Mutations” (Bordeaux 2000). Dal maggio 1999 Stalker occupa, insieme alla comunità kurda di Roma, l’edificio dell’ex veterinario del Campo Boario (ex Mattatoio), per sperimentare una nuova forma di spazio pubblico contemporaneo fondata sull’accoglienza e l’ospitalità.

Un territorio dove verificare, attraverso un’attenta percezione e l’interazione con lo spazio vissuto, le potenzialità di relazione tra l’attività artistica e la solidarietà civile. L’edificio, ribattezzato “Ararat” dal nome della montagna kurda che emerse dal Diluvio Universale, vuole essere un centro multietnico, una speranza per i popoli in esilio e uno spazio pubblico che costituisca una ricchezza per l'intera città.
Attraverso azioni, progetti, concorsi, mostre, workshop e diverse forme di mappatura e riciclaggio del territorio, Stalker si propone di indagare possibilità alternative alle tradizionali modalità dell’intervento urbano.

Una tra tutte: l’”abbandono” diviene una pratica sistematica e una metodologia operativa per la cura e per la salvaguardia dei luoghi stessi. Autore di “tappeti volanti” per unire le sponde del Mediterraneo, di ponti aerei, di campi per rifugiati, di orti pubblici, di giochi urbani e di feste popolari, Stalker mette in forma, ogni volta, un’architettura dello spostamento secondo il modello della “New Babylon” di Constant. Per un intero anno - il 2000 - il simbolo di Stalker è stato un lungo tunnel praticabile di tubolare metallico e tela come segno alternativo all’idea del confine: uno spazio pubblico a carattere ludico, oppure un canale di comunicazione, nato da una alterazione della spirale di filo spinato nota a tutti quale presidio territoriale o quale “frontiera”.

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