Lasciamo alle Regioni il coordinamento dei fondi strutturali

Redazione Nove da Firenze
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17 febbraio 2003 19:34
Lasciamo alle Regioni il coordinamento dei fondi strutturali

BRUXELLES- Devono essere l’Europa e le Regioni i pilastri della futura politica regionale: il livello comunitario dovrà garantire la coerenza nella scelta delle priorità e l’equità tra i territori destinatari degli interventi, scongiurando il rischio che l’illusione dell’autosufficienza faccia delle Regioni lo strumento della rinazionalizzazione delle politiche di coesione; le Regioni dovranno mettere le politiche settoriali al servizio di un progetto integrato di sviluppo. Lo ha detto oggi il presidente della regione Toscana e della Conferenza delle regioni periferiche marittime (CRPM), Claudio Martini, intervenendo all’incontro sul futuro della politica regionale, promosso dai commissari alle politiche regionale e all’occupazione e agli affari sociali, Michel Barnier e Ana Diamantopoulou.

Un incontro che Martini si è augurato costituisca la prima tappa di un approfondimento più vasto che possa includere presto anche la presenza del commissario all’agricoltura Fischler, “il quale ha nelle mani delle leve importanti per lo sviluppo regionale, soprattutto in favore dei territori rurali”. E’ meglio infatti, secondo Martini, “valutare tutte le questioni insieme, in modo da integrare le strategie del Fondo di sviluppo regionale e del Fondo sociale con quelle che si profilano per il Fondo agricolo e per il futuro del sostegno europeo allo sviluppo dei territori rurali”.
Le Regioni, ha sottolineato Martini ricordando che questo è segnatamente il caso della Toscana, “hanno una buona abitudine ad integrare le politiche settoriali al servizio di un progetto integrato di sviluppo”.

Per questo conviene assegnar loro “uno spettro sufficientemente ampio di tematiche possibili”: dall’occupazione all’istruzione e alla formazione, dai trasporti a vocazione sostenibile alla ricerca-sviluppo e all’innovazione, dalla società dell’informazione allo sviluppo rurale, tutte le politiche che mirano a promuovere la competitività di un territorio. Di qui Martini fa discendere “il bisogno e l’insistenza a confrontarci su un quadro strategico unitario, che comprenda tutte le politiche capaci di lottare contro le disparità e di rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale per tutte le regioni europee”.
Martini ha anche ammonito a non ripetere l’errore di Berlino, quando si scelse di operare una riduzione massiccia delle previsioni per finanziare, con il tradizionale 0,46% del PIL europeo anche i costi dell’allargamento: “Non vorrei – ha detto – che questa riduzione si dovesse ripetere ancora in futuro: se si riducono le risorse in favore della coesione per finanziare i nuovi Stati membri, si rischia di contrapporre le regioni povere tra loro e di dare un messaggio che non può ricevere alcuna fiducia politica”.
Di qui l’invito finale di Martini al pragmatismo: “Lasciamo alla Regione il coordinamento degli interventi strutturali e non moltiplichiamo il finanziamento di piccoli progetti.

Diamo fiducia al partenariato regionale e locale per realizzare le azioni prioritarie, istituendo regole semplici di controllo”.

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