La mostra "Balie di Toscana nel Mondo" all'istituto degli Innocenti per festa della Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 novembre 2002 07:03
La mostra

Nell’ambito della Festa della Toscana 2002 si inaugura, venerdì 29 novembre, all’Istituto degli Innocenti, la mostra Balie di Toscana nel Mondo.
La rassegna offre un percorso articolato del “baliatico”, un evento centrale nella storia delle donne dal Medioevo al XX secolo, che ha visto particolari intrecci e sviluppi nella realtà istituzionale, sociale, civile ed economica toscana. “Partire per un figlio altrui”, lasciare i propri figli per andare a lavorare mettendo il proprio corpo, il proprio seno, il proprio latte a disposizione di chi potrà pagarlo.

Questo è stato il destino di molte donne alle quali il bisogno economico o il ricatto dell’onore perduto ha imposto una scelta certo non facile. Il baliatico solidale esistente da secoli all’interno di tutte le comunità del mondo, si è trasformato nella società occidentale dalla fine del Medioevo in poi sempre più in “baliatico mercenario”.
Scopo della mostra è ricostruire sia la continuità nel tempo del fenomeno del baliatico, che recuperare storie, documenti, testimonianze di questa parte di storia femminile che oggi può sembrarci disumana; ma che torna di drammatica attualità di fronte ai flussi di immigrazione odierni che vedono tante donne dei paesi poveri costrette a lasciare i propri figli per cercare lavoro in Occidente.
L’esposizione, allestita nel Salone delle Compagnie (Cripta della Chiesa) propone materiali frutto di una ricerca storica e iconografica ed è costituita da:
- 42 pannelli di fotografie, documenti e testimonianze, impaginati come un vecchio album
- Esposizione di documenti e oggetti d’epoca provenienti da archivi e collezioni pubbliche e private e anche di mobili e arredi.
- Installazione d’arte contemporanea di Patrizia Gozzini ideata per interagire con alcuni oggetti storici
- Proiezione di documenti e foto d’epoca
- Diffusione di brani musicali composti da Gianluca Venier
- Percorso di visite guidate, per Scuole e gruppi collegati all’Università, attraverso i luoghi storici dell’Istituto.


Per i suoi connotati di rilevanza regionale, l’iniziativa è stata proposta e fortemente sostenuta dalla Commissione Regionale Pari Opportunità, e ha trovato interesse e appoggio anche da quelle delle Province di Firenze, Prato, Pistoia, Arezzo e Lucca, dal Comune di Ponte Buggianese e dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Firenze, da archivi e centri di ricerca come la Fondazione Paolo Cresci di Lucca, dal Centro di Documentazione Storico Etnografico di Vaiano (PO), l’Istituto Studi e Ricerche sulla Civiltà Appenninica di Sestino (AR), la Biblioteca Comunale – Istituto comprensivo “Don Lorenzo Milani” di Ponte Buggianese, l’Istituto comprensivo “F.

Ferrucci” di Larciano e, in particolare, dall’Istituto degli Innocenti di Firenze.

La mostra BALIE DI TOSCANA NEL MONDO offre un percorso articolato del lavoro di balia da latte, centrale nella storia delle donne dal Medioevo al XX secolo, che ha visto particolari intrecci e sviluppi con la realtà istituzionale, economica e sociale della Toscana. Questa attività, svolta tradizionalmente come elemento solidale fra membri di una stessa comunità o a pagamento per gli Ospedali che assistevano i bambini abbandonati alla carità pubblica, diventa nella seconda metà dell’800 e la prima metà del ’900 un lavoro che porta molte donne a lasciare un figlio nato da poco emigrando in città italiane o straniere per allattare un figlio altrui.

Partendo dalla constatazione che il lavoro di balia migrante deriva in gran parte da un lungo "apprendistato di comunità", abbiamo rivolto l'attenzione al mercato del latte degli ultimi secoli, partendo da una delle istituzioni centrali, l'Ospedale degli Innocenti. Le aree di provenienza delle balie che allattano un bambino trovatello a casa propria o presso l''Ospedale va dalla Valdinevole, al Mugello, ala Montagna fiorentina fino al Casentino, evidenziando così uno stretto legame fra baliatico pubblico, baliatico privato e successiva emigrazione presso le famiglie private.
Le balie toscane erano molto ricercate e ben remunerate perché univano a una buona salute fisica una parlata corretta dell’italiano, che le inseriva in maniera privilegiata nelle ricche famiglie che le ospitavano, liberando le madri naturali dalla “fatica” dell’allattamento.

Se il lavoro, ben remunerato, permetteva la sopravvivenza della famiglia della balia, lo strappo fisico ed emotivo derivante dalla separazione dai familiari, e particolarmente da una figlio nato da poco, produceva ferite durature.
Il fenomeno storico del baliatico, poco compreso, torna di drammatica attualità di fronte ai flussi di immigrazione odierni, che vedono tante donne dei paesi poveri costrette a lasciare i propri figli per cercare lavoro in Occidente, molto spesso occupandosi di “badare” i settori deboli della società, anziani e bambini.
Alla fine dell’800 questo fenomeno è forte in varie parti d’Europa e in Italia particolarmente, soprattutto dalla Ciociaria, Friuli e Toscana.

E dalla Toscana si ha un aumento dei flussi migratori che ormai riguarda non solo le aree appenniniche e sub-appenniniche, ma anche le aree di pianura per tradizione a gestione mezzadrile. Anche la parte femminile, finora minoritaria all’interno di questi flussi, partecipa in maniera sostanziosa a questi spostamenti di popolazione, ma di tutto ciò si è persa quasi la traccia sia nella memoria che nelle ricerche storiche.
Oggi, che donne e uomini di altri paesi si spostano verso il mondo occidentale e trovano accoglienza anche in Toscana, è fondamentale recuperare questa parte di storia, rimossa o comunque non sufficientemente illuminata.

Se ricostruire la storia della parte maschile è stato più facile (da tempo Adriana Dadà lavora a queste ricerche con il Dipartimento di studi storici e geografici dell’Università di Firenze), rintracciare queste donne, ricostruire le vicende di cui furono protagoniste, è ancor più difficile perché le “tracce” dei loro spostamenti sono più deboli; molto del loro lavoro si svolge infatti nelle case dell’area di arrivo, rendendole ancor più “invisibili” che nella società di partenza.

Il parallelo con la situazione di tante donne migranti oggi è evidente.
Aree di partenza delle balie sono soprattutto la Garfagnana e la Lucchesia, nelle quali i flussi migratori complessivi hanno una particolare importanza socio-economica da più di un secolo ormai, ma anche la Valdinievole, il Mugello e il Casentino.
All’inizio del nuovo secolo e per tutta la metà del Novecento una delle aree a più alto tasso migratorio è la Valdinievole, e all’interno di questa il Comune di Ponte Buggianese.

Sono state rintracciati materiali documentari, fotografici e videoregistrati relativi all’emigrazione per baliatico di molte donne dal 1892 agli anni 50 del Novecento.

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