43° Festival dei Popoli: “Asta-E” (Cosi’ e’ la vita)/Romania- Germania 2001 Regia di Thomas Clulei
"Ore di storia di Sivia Baraldini" di Antonio Bellia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 novembre 2002 00:59
43° Festival dei Popoli: “Asta-E” (Cosi’ e’ la vita)/Romania- Germania 2001 Regia di Thomas Clulei<BR>

La pellicola, presentata ieri al cinema Alfieri Atelier, è ambientata a Sulina , citta’ della Romania post-comunista , passata brevemente dal benessere economicoalla poverta’.Tutti i personaggi del film: dal pescatore Nicuo, alla coppia di sposi Toni e Varvara, al giovane Lonut lottano per la sopravvivenza ,chi con coraggio chi con rassegnazione.
Le figure positive sono i giovani e le donne .Entrambi possiedono l’energia giusta per affrontare il nuovo destino che li attende, a differenza del cinquantenne Toni, il quale in una sequenza del film dichiara: “ormai non mi rimane da vivere che per tre cose: il cibo, il sesso, e l’alcol”
Si’ puo’ definire un film-documentario ,mai freddo , carico di emozioni, grazie alla capacita’ del regista di portarci dentro la vita dei personaggi., nelle loro angusti case, nei loro duri lavori nei campi o nelle rive del Danubio.

Thomas Clulei per il film non ha voluto nessun attore professionista ma gente del luogo : “ ho lavorato molto con i personaggi piu’ che con gli attori, volevo che ognuno desse un ritratto di se stesso e della propria epoca il piu’ fedele possibile” (ha dichiarato ieri dopo la proiezione della pellicola avvenuta ieri alle 16.30 al cinema Alfieri) e aggiunge : “ per raggiungere quel senso di verita’ che traspare dallo schermo , ho lavorato molto, perche’ per ogni scena giro molto ciak e la naturalezza se no si e’ attenti si perde presto.” Teoria della naturalezza incontrata con l’artificio che ricorda singolarmente certe espressioni di Eleonora Duse sulla tecnica della recitazione.


Bella la sequenza finale del film, dove un contadino dice: “ Il Danubio ti inselvatichisce, ti abitui alla solitudine, di basti da solo, e non hai piu’ bisogno di rapporti umani”.Per questo il quindicenne Lonut cerca in tutti modi un lavoro in una grande citta’, per non “inselvatichirsi”per non abituarsi alla solitudine.

Il documentario di Bellia è una lunga intervista a Silvia Baraldini:che parla delle sue vicende partendo dal trasferimento negli Stati Uniti , quando era un adolescente(quasi forzato dalla famiglia), agli anni dell’Università nei quali entrò a far parte dei primi movimenti pacifisti contro la guerra del Vietnam , fino alla sua adesione al movimento delle Pantere Nere.Termina con i racconti dolorosi degli anni di reclusione, nei quali la Baraldini ha subito numerose violenze psicologiche.

Le esperienze narrate sono supportate da immagini incisive: vediamo l’angustia cella d’isolamento, le manifestazioni di solidarietà a suo favore. La solidarietà è l’unico elemento, dichiara la Baraldini, che le dava la forza di andare avanti: “Mi facevano sentire con un piede dentro e un piede fuori”. Infine vediamo la visita di Giovanni Falcone nel carcere della Florida, e la liberazione di Silvia avvenuta sotto il governo D’Alema, l’unico che, lei sottolinea, si sia occupato veramente del suo caso.


Il progetto del documentario è nato per caso: “Ero negli Stati Uniti per promuovere un mio film –ha raccontato agli spettatori il regista Antonio Bellia- e una sera conosco una persona che si occupa del caso di Silvia. Interessato studio tutti i documenti del caso, e una volta tornato in Italia fisso un appuntamento con la Baraldini. Tra noi si è creata subito una sorta di alchimia, di fiducia reciproca. Silvia non ha messo nessun veto: ha visto il film una volta terminato.
In un presente in rapida trasformazione ci sono eventi politici e sociali che nel tempo si ripetono.

Afferma il regista Bellia: “Non trovo nessuna differenza tra il caso di Silvia Baraldini e quello degli arrestati la scorsa notte nel sud Italia: vige la stessa ingiustizia”. [B. B.]

Collegamenti
In evidenza