Giovedì 20 Giugno 2002 si inaugura il nuovo appuntamento con “Oltre frontiera” incontri tra arte e poesia in Via del Porcellana 1/r

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 giugno 2002 07:48
Giovedì 20 Giugno 2002 si inaugura il nuovo appuntamento con “Oltre frontiera” incontri tra arte e poesia in Via del Porcellana 1/r

Promossi da Fabrizio Guidi Bruscoli, Franco Ionda e Salvatore Mazza, gli eventi proposti in questa sede riuniscono in un linguaggio comune mondi creativi diversi, quali la scrittura e le arti visive, in un territorio di percezione situato come titolano gli eventi “oltre frontiera”, dove tale frontiera è quella dei limiti che noi stessi ci diamo davanti all’opera d’arte.
Il nuovo appuntamento dal 20 al 30 è dedicato ad un’opera di GILBERTO ZORIO e una poesia di GIOVANNI RABONI.

GILBERTO ZORIO (1944), dopo un esordio come pittore all’Accademia di Belle Arti di Torino, si dedica alla scultura realizzando la prima personale alla Galleria Sperone di Torino nel 1966.

Tra i protagonisti dell'Arte Povera, Zorio espone con gli altri artisti del movimento in numerose mostre tra il '67 e il '68. Nel 1969 partecipa a "Nine Young Artists: Theodoron Awards" al Guggenheim Museum di New York.
Fin da questi primi anni la sua ricerca è incentrata sull'alchimia e i fenomeni in trasformazione, come l'ossidazione, l'evaporazione e l'effetto della chimica sui materiali, con una particolare attenzione rivolta all'idea dell'energia che lo porta a esaminare le proprietà dell'elettricità e a introdurre lampade a incandescenza in alcuni lavori.


La stella e il giavellotto sono forme ricorrenti nella sua produzione artistica: entrambe strutture archetipiche foriere di energia, sono però spesso realizzate con l'utilizzo di materiali fragili, come la terracotta delle sue stelle giganti che tende a sospendere o bilanciare in installazioni volutamente precarie che suggeriscono le tensioni della realtà fisica. Dal 1984 accanto ad esse Zorio introduce un nuovo motivo ricorrente, ancora una forma primaria, quella della canoa, spesso in pece o acciaio.


Dopo la prima retrospettiva del 1979 allo Stedelijk Museum di Amsterdam, anche il Kunstverein di Stoccarda organizza una retrospettiva dell'opera di Zorio che si sposta al Musée National d'Art Moderne di Parigi nel 1986. E' del 1992 la sua personale al Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato che come i principali musei del mondo - custodisce alcune sue opere nella collezione permanente.

GIOVANNI RABONI (Milano, 1932) è una figura di assoluto rilievo nel panorama letterario italiano dei nostri giorni, non solo per quanto concerne la creazione poetica ma anche per le pregevoli traduzioni di autori quali Baudelaire (I fiori del male), Apollinaire e Proust (Alla ricerca del tempo perduto) e gli scritti di critica letteraria.
La sua prima raccolta di poesie (Le case della Vetra) è stata pubblicata nel 1966; ne sono poi seguite molte altre.
Poeta coltissimo, Raboni compone liriche che «si caratterizzano per l'uso di un ampio spettro di registri linguistici, da quello più "parlato" e informale a quello "burocratico" dei politici o dei verbali giudiziari, in cui si inseriscono momenti di riflessione dal tono volutamente appiattito.

Un noto critico ha voluto ravvisare in questo uso spregiudicato di un linguaggio spesso assai poco "poetico" la cosciente e ironica volontà di rappresentare lo smarrimento del ruolo e della "missione" del poeta contemporaneo (…) e l'incertezza sulla sua reale possibilità di poter parlare» (Olivia Trioschi).
La traiettoria poetica di Roboni conduce a un esistenzialismo viziato dalla precarietà. Per il poeta l'esistenza dell'uomo non raggiungerà mai la sua completezza, sarà sempre segnata dalla mancanza di qualcosa.

Esempi particolarmente lucidi di questa sua sofferenza del vivere incompiuto emergono in alcuni suoi scritti come "Sonetti di infermità e convalescenza" che i critici considerano uno dei momenti più alti e toccanti della sua poesia. Tra le sue opere di più recente pubblicazione va ricordata la “Rappresentazione della Croce”, un poema teatrale nel quale l’autore ritrovando l’ispirazione evangelica di alcuni suoi testi giovanili - ripercorre il racconto della vita e della morte di Cristo.

Il protagonista è assente e la narrazione è affidata ai sentimenti (dallo stupore all’incredulità, dall’incomprensione all’avversione, fino a improvvise, folgoranti certezze) degli altri, i comprimari, i testimoni, il «pubblico» della Passione.

Letture consigliate:
Danilo Eccher e Roberto Ferrari, Gilberto Zorio (catalogo della mostra alla Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento), Hopefulmonster, Torino, 1996
Giovanni Raboni, Tutte le poesie (1951-1998), Garzanti, 2000
Giovanni Raboni, Rappresentazione della Croce, Garzanti, Gli Elefanti Poesia, 2000
La mostra rimarrà aperta fino al 30 GIUGNO (domenica solo su appuntamento) dalle 16 alle 19.

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