Il passaggio del Sole sulla linea meridiana incisa sul marmo nel Duomo di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 giugno 2002 18:37
Il passaggio del Sole sulla linea meridiana incisa sul marmo nel Duomo di Firenze

Dopo il grande successo ottenuto nelle passate edizioni, Firenze ripropone al grande pubblico le suggestive osservazioni del passaggio del Sole sulla linea meridiana incisa sulla raffinata pavimentazione del Duomo di Firenze.
Le osservazioni, riservate al pubblico (per gruppi fino a 150 persone), si terranno nei giorni 14, 21 e 28 giugno 2002, alle ore 12.30, e saranno precedute da una breve conferenza con proiezione di diapositive e di un filmato. Ingresso libero.
Organizzata dall’Opera di Santa Maria del Fiore, con il coordinamento scientifico a cura del Comitato per la Divulgazione dell’Astronomia, dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri e dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, la manifestazione avrà luogo anche in condizioni di cielo coperto.

Per informazioni: Opera di Santa Maria del Fiore (via della Canonica. 1); tel. 055 2302885; fax 055 2302898.
“La manifestazione è diventata ormai tradizionale per l’Opera di Santa Maria del Fiore, nell’ambito della valorizzazione del suo patrimonio culturale ed artistico”, afferma il presidente dell’Opera, Anna Mitrano, che sarà presente alla prima delle tre Osservazioni, in programma quest’anno nella cattedrale fiorentina.
L’immensa fabbrica di Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze, rappresenta non solo uno dei massimi monumenti religiosi della Cristianità, ma anche un importante laboratorio scientifico. Con la sua meravigliosa cupola, realizzata da Filippo Brunelleschi, la cattedrale ospita infatti un grande strumento astronomico, lo gnomone, con il quale si può studiare il corso del Sole e la variazione dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre.
Costruito da Paolo dal Pozzo Toscanelli (Firenze, 1397-1482), che lo installò nella lanterna della cupola nel 1475, lo gnomone del Duomo fiorentino (99 metri di altezza: il più grande del suo genere) fu restaurato nel 1756 dal padre gesuita Leonardo Ximenes ed utilizzato in programmi scientifici per oltre 300 anni.
Lo gnomone serviva infatti ad individuare il momento esatto del solstizio d’estate e quindi la durata dell’anno, ma veniva utilizzato anche per determinare se il cammino apparente del Sole tra le stelle (eclittica) si manteneva costante nel tempo.
Questo strumento astronomico può essere quindi costituito da un semplice palo, da una colonna o da un obelisco, di adeguata lunghezza, orientato in modo tale, che la sua ombra permetta di misurare la posizione del Sole in cielo.
Tuttavia, “poiché il Sole è una sorgente estesa - spiega il prof.

Alberto Righini - l’ombra del vertice dello gnomone non è nitida, ma sfuma in una penombra mal definita. Allora, il modo più efficace per aumentare il contrasto - afferma l’astronomo - è quello di sostituire l’ombra con una luce e quindi di utilizzare, al posto del palo, il cosiddetto foro gnomonico (la bronzina), come veniva fatto in Santa Maria del Fiore. Si ottiene così sul pavimento un’immagine abbastanza nitida del Sole, molto più luminosa della superficie circostante”.
Nel Duomo di Firenze, l’osservazione del passaggio del Sole viene dunque predisposta oscurando le finestre della lanterna della cupola e lasciando libera soltanto una fenditura, attraverso la quale i raggi del Sole possono illuminare la bronzina, posta sul bordo esterno della base della lanterna.
I raggi che riescono a passare dal foro praticato sulla bronzina (il foro ha un diametro di 40 millimetri) danno luogo ad un’immagine del Sole, proiettata circa cento metri più in basso, sul pavimento della Cappella della Croce, dove si possono osservare i segni solstiziali posti dallo stesso Toscanelli e da un ignoto osservatore del 1510 e la linea meridiana incisa nel 1756 da Leonardo Ximenes.
“Anche se adesso, con il progresso delle tecnologie astronomiche, le misure non hanno più alcuna utilità scientifica, l’osservazione del passaggio del Sole sulla linea meridiana - conclude il professor Righini - mantiene intatto il fascino di un fenomeno che manifesta l’ineluttabilità del trascorrere del tempo”.

Collegamenti
In evidenza