"Hallo Kitty!" di Enzo Cosimi in scena domani, alle ore 21, alla Stazione Leopolda per Fabbrica Europa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 maggio 2002 18:50

Dopo il grande successo di pubblico e critica riscosso dalla sezione teatro, Fabbrica Europa entra nel vivo della programmazione danza. Alla Stazione Leopolda si avvicenderanno alcuni tra i più interessanti coreografi del panorama nazionale, oltre a 2 spettacoli internazionali: la prima nazionale dell'ungherese Pal Frenak Men non no - Out of the Cage e dalla Svizzera Anna Huber e Kristina Lhotakova con Two, too. Coreografi toscani, come Angela Torriani Evangelisti e Bianca Papafava, o coreografi che hanno fatto della Toscana la loro casa, come Raffaella Giordano e la compagnia Secondo Taglio, si alterneranno sul palco dell'ottocentesca stazione.


Ad aprire questa serie di appuntamenti è una presenza importante per questa città, la Compagnia di Danza Enzo Cosimi, da diversi anni assente dalla scena fiorentina, presenta Hallo Kitty! sabato 25 maggio alle ore 21. Il lavoro è stato pensato solamente per interpreti femminili, con uno sguardo al mito nipponico come a un laboratorio del futuro in grado di offrire fascino ed energia all’immaginario contemporaneo. La “giapponesità” come cornice di un vacillamento, di un’instabilità mentale dentro un paesaggio abitato da corpi erotici, capaci di distacco e tensione.

Lo spettacolo si ispira al Giappone contemporaneo: il riferimento incrociato è La casa delle belle addormentate, un racconto pieno di fascinazioni del premio Nobel per la letteratura nel 1968 Yasunari Kawabata. Hallo Kitty! è stato appena presentato alla Biennale Danza 2002.
L'ungherese Pal Frenak presenta in prima nazionale a Fabbrica Europa due soli di grande impatto emotivo.
Budapest, Parigi e Giappone… un vagabondare lungo punti di intersezione segnati da diversi incontri di viaggi.

Men-Non-No trae ispirazione dalle memorie del coreografo dei suoi sei mesi in Giappone. Lo stile del movimento mutua i suoi elementi dalla danza butoh, con il suo fluire lento e drammatico. Sorgenti, fonti, bagni – un tipico ambiente ungherese – che dona allo spettacolo un tono i cui l’acqua appare come un’eterna metafora di storia. E quest’acqua ha anche molti aspetti simbolici e filosofici: l’immagine della purificazione rituale oppure la sopravvivenza alla nostra centenaria lista di calamità…
Dalla coreografia Out of the Cage emergono creature antropomorfe simili ad uccelli, i movimenti appartengono ad una zona indefinita tra l’umano e l’animale.

Le figure si incontrano, e sono respinte, circondate dall’orrore di visioni create dalla loro stessa immaginazione. L’ambientazione è il crudo e sterile paesaggio del dormitorio di un orfanotrofio, simile ad un reparto psichiatrico. Fra letti di ferro un pantano di turbate e appassionate battaglie di emozioni e profonde solitudini. La liberazione dell’anima intrappolata, come emerge sul palcoscenico, proviene dalla scoperta di tutto il potere della forza interiore.
Un autore di film e cortometraggi, Andreas Froeba, e una danzatrice, Bianca Papafava, uniscono i loro campi di interesse e danno vita a Laika.

Due dimensioni che trovano un polo di attrazione: il rapporto tra un corpo organico, sensuale, femminile e l’inorganicità della tecnica, funzionale e maschile. Una relazione che si lega al cosmo. Gesti e onde sonore, un tappeto persiano come astronave e a bordo passeggeri dai ricordi umani alle prese con un viaggio che li porta a misurarsi con l’incomprensibilità delle dimensioni dell’universo. La colonna sonora si basa su un materiale attinto in gran parte dalla radioastronomia: emissioni radio delle quasar, di Giove, l’eco di meteoriti e di altri corpi celesti, segnali di satelliti.
Le due ballerine e coreografe Anna Huber e Kristina Lhotakova in uno spazio estremamente limitato e con mezzi teatrali minimalisti indagano la condizione di intimità e i rapporti interpersonali.

Two, too, come possono due persone, per caso, essere così simili? Corpi analoghi, memorie diverse. Hanno la capacità di scindersi ed essere una sola persona. Come possono fondersi senza perdere le loro caratteristiche individuali? Di quanto spazio hanno bisogno per sviluppare e affermare la propria identità? Cercando nell’intimità, nell’amicizia, aprendo nuove frontiere. Prendendo distanze. Un’oscillazione costante tra cieca fiducia e auto-protezione, tra simbiosi e competizione.
Compagnia Secondo Taglio: due danzatori/coreografi, Roberto Casarotto e Piero Leccese, e una cantante, Pamela Cornale, presentano Il canto delle sirene.

Le sirene, mito di grande fascino, ci mantengono in bilico tra terra e acqua, prigionieri di un “in-canto”. Attraggono chi le cerca ponendolo in una posizione di non ritorno: farsi sedurre implica il rischio di non più rinsavire. Perdersi nel gioco sensuale delle onde marine equivale a perdere la strada del ritorno. Ulisse è costretto a tappare le orecchie dei suoi marinai per non lasciarli catturare da quel canto suadente. Quanti, allo stesso tempo, sarebbero disposti a perdersi al solo miraggio di uno stato di felicità apparente? Sedotti dal miraggio luccicante dell'opulenza occidentale migliaia di migranti su gusci galleggianti affidano il loro destino a distese di acqua, rapiti da quali moderne sirene? Da quali armoniosi canti?
Raffaella Giordano, presente alla VII edizione di Fabbrica Europa per il progetto speciale "Sosta Palmizi 2000: appunti di viaggio, tracce della memoria" con gli spettacoli Quore.

Per un lavoro in divenire e Maze. Omaggio a Isadora Duncan, torna al festival 2002 con il solo Per una stanza. “In questa offerta si insinua il mio bisogno di pregare, braccata dall’affanno intuisco la presenza come messaggero di un mondo che precede il linguaggio puro, senza senso. Attraverso il gesto, navigando in quella misurazione accolgo la mia manchevolezza e rifletto il silenzio della mia preghiera spaccata” (Raffaella Giordano).
Dopo uno spettacolo sulla figura dell’Ofelia shakespeariana e dell’Ophelina di Pessoa, Angela Torriani Evangelisti mette a fuoco la violenza di Lady Macbeth e del femminino, il rapporto violenza/morte, la sete di potere e di affermazione.

Una sete che annienta la sua femminilità e il suo essere-donna per diventare ossessione e strategia.
Al concetto di violenza e strategia si affianca il bisogno di una estrema dilatazione dello spazio temporale degli avvenimenti fisici, mentali, drammaturgici, musicali, privilegiando l’aspetto visivo, la voce al femminile, nei suoi vari aspetti e manifestazioni, non ultimo il silenzio. La partitura, infatti è principalmente incentrata su scelte di brani molto differenti fra loro, dove l’espressione vocale femminile possa riflettere il disagio sociale e politico, la violenza e l'accusa, ma anche il ruolo “naturale” del femminile.

Hallo Kitty
Sottotitolo dello spettacolo: “Giapponeseria in 3 quadri, un inizio e una fine”.
Il lavoro è stato pensato solamente per interpreti femminili, con uno sguardo al mito nipponico come a un laboratorio del futuro in grado di offrire fascino ed energia all’immaginario contemporaneo.
La “giapponesità” come una cornice di un vacillamento, di una instabilità mentale dentro un paesaggio abitato da corpi erotici capaci di distacco e tensione.
Lo spettacolo si ispira al Giappone contemporaneo.

Il riferimento incrociato è La casa delle belle addormentate, un racconto pieno di fascinazioni del premio Nobel per la letteratura nel 1968 Yasunari Kawabata. Dopo Francio Bacon artista ispiratore di Bacon – punizione per il ribelle primo spettacolo del progetto L’animale quasi pazzo - 3 creazioni sulla mutazione, la Compagnia Enzo Cosimi presenterà lo spettacolo alla Biennale Danza 2002.

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