Lettera aperta al Sindaco Domenici sul Piano Strategico

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 gennaio 2002 08:10
Lettera aperta al Sindaco Domenici sul Piano Strategico

"Il Piano Strategico diventi una grande occasione di dibattito e di partecipazione diffusa sui destini della città". E' ciò che chiedono in una lettera aperta al Sindaco Domenici sul Piano Strategico le associazioni Altracittà, Amici della Terra, Arci, Confabitanti, Coordinamento per Firenze Sostenibile(Amici della Terra, Comitato Oltrarno per lo Sviluppo Sostenibile, Comitato S. Ambrogio, Comitato Via Dè Ginori, Confabitanti, Legambiente) Emily in Italia, Filorosso, Firenze al Futuro, Giardino dei Ciliegi, Laboratorio Nuova Buonarroti, Legambiente, Testimonianze.
"Firenze attraversa una fase critica, complessa, rischiosa al termine della quale la città può imboccare la via della definitiva decadenza, oppure quella del rilancio e della rivitalizzazione.
Dopo decenni di progressiva espansione urbana, che ha determinato la quasi totale saturazione degli spazi vuoti all'interno del confine comunale, sta per partire la più grande operazione di infrastrutturazione che la città abbia mai conosciuto dai tempi di Giuseppe Poggi.

Operazione che potrebbe segnare anche una svolta in positivo nei rapporti con i Comuni dell'area, finalmente coinvolti.
Terza corsia autostradale, alta velocità, rete delle tranvie, uso metropolitano della ferrovia di superficie, numerose opere viarie connesse, riorganizzazione dell'area intorno alla Fortezza da Basso: Firenze si appresta a diventare un gigantesco cantiere al termine del quale tutti noi speriamo che la città possa finalmente affrontare uno dei suoi problemi centrali, la mobilità.
Il dibattito e le opinioni sulle singole opere è stato lungo e difficile, e anche tra chi sottoscrive questa lettera aperta permangono dubbi e critiche.

Tuttavia, riteniamo che il quadro generale che ne emerge, almeno per la parte che riguarda il servizio ferroviario metropolitano e la rete di tramvie, sia coerentemente e positivamente animato dall'intenzione condivisibile di offrire alla città, al termine di questo processo, un sistema di trasporto pubblico più adeguato e più sostenibile.
Come sarà Firenze in questi dieci anni di cantieri che l'attendono? e come sarà dopo? e cosa dire delle tante questioni urbanistiche rimaste indefinite e che possono modificare ancora e in misura sensibile la città? Dal definitivo assetto urbanistico e funzionale delle aree Fiat e Castello alla questione degli spazi e delle aree dismesse dalle Forze Armate, dall'Università, dal sistema della Giustizia; dal destino dell'area del Parterre alla definizione e attuazione del sistema del parco dell'Arno e quindi delle Cascine; dalla riqualificazione delle periferie e dei centri storici minori all'ammodernamento del sistema ospedaliero ed in particolare di Careggi: questioni in parte avviate a definizione, in parte rimaste pericolosamente in sospeso o su cui non si è ancora aperto un vero dibattito in città o su cui non pare che l'Amministrazione abbia avviato una seria riflessione.
Il grande tema delle infrastrutture, quindi, non esaurisce e risolve il tema della vivibililità urbana.

E, addirittura, se non si affretta la definizione del Piano delle Funzioni e del Piano Strutturale esiste il rischio che nell'arco dei dieci anni necessari per completare le opere per la mobilità fin qui previste la città cambi in misura tale da rendere le stesse infrastrutture inadeguate a gestire il nuovo assetto.
Vi è poi da affrontare il tema più generale dell'idea di città che va definendosi all'alba del nuovo millennio. Occorre promuovere tutte quelle potenzialità in grado di mantenere Firenze una città vitale, evitandole in ogni modo il ripiegamento sull'abusata ma efficace immagine della "città museo", e rendendola invece capace di proporsi ai propri cittadini e al mondo come luogo aperto di elaborazione culturale e scientifica, di incontro tra le culture contemporanee e tra queste e il suo splendido passato, di produzione di manufatti di alta qualità che siano il simbolo della sintesi tra la grande tradizione artigianale e le tecniche più avanzate.

Occorre poi far sì che la città esca dalla logica della rendita di posizione, attuando un decentramento di funzioni che mantenga e valorizzi quelle attività pregiate il cui allontanamento dal centro storico comporterebbe l’ulteriore depauperamento del cuore della città . Gli spazi che comunque verranno a liberarsi saranno, ovviamente, oggetto di forti appetiti imprenditoriali e commerciali: è qui che il ruolo della Pubblica Amministrazione diventerà sempre più decisivo facendo sì che energie, idee e volontà che guardano alla qualità e alla sostenibilità dello sviluppo possano, anche a Firenze, trovare spazio e risorse.
L'avvio della discussione attorno al Piano Strategico per Firenze sembra avere l'ambizione di riflettere attorno a tutti questi temi e interrogativi, di mettere a fuoco le direttrici di intervento su cui concentrare progetti e proposte utili per il futuro della città.

E sembra, almeno potenzialmente, offrire anche quell'occasione di coinvolgimento attivo della città, delle articolazioni spontanee e associate dei cittadini, di cui si sente da più parti bisogno, come ha dimostrato il dibattito apertosi nel periodo natalizio sulle colonne di un quotidiano locale. Coinvolgimento che, occorre sottolineare, fin qui l'attuale amministrazione Domenici non ha coltivato con la convinzione attesa.
Per quanto riguarda il Piano Strategico, è da ritenere che possa essere una grande occasione di discussione e di ridefinizione dell'idea di città per il nuovo millennio, una grande sfida per la città e la sua classe dirigente, chiamata ad elaborare strategie di respiro che abbiano la caratteristica di partire da un'attenta analisi dei dati e delle dinamiche attuali, come quella predisposta dal Comitato Scientifico.
Tuttavia è necessario chiarire che il Piano, se vuole rispondere a queste aspettative, non può né deve ridursi ad una discussione accademica o tecnocratica tra esperti e opinion-maker più o meno accreditati o, peggio, ad un tavolo di concertazione tra alcuni soggetti "forti" della realtà cittadina magari finalizzata alla banale individuazione delle prossime opere da realizzare mediante “facili” strumenti come il il project financing, densi di rischi e ambiguità. Occorre cioè evitare sia una discussione rituale utile solo a soddisfare le pur legittime ambizioni di protagonismo di qualche intellettuale, sia evitare i pesanti rischi di progetti discussi solo sulle pagine dei quotidiani e che hanno come motore essenziale l’esclusivo interesse imprenditoriale.
L’esempio del project financing approvato definitivamente nell'autunno scorso è emblematico.
Per invertire l'attuale spirale politicistica è quindi necessario riallacciare con decisione canali di comunicazione e di partecipazione con le forme associate dei cittadini non portatrici di interessi economici, quella sfera cioè che chiamiamo società civile, che a Firenze ha una sua specifica forza e tradizione e che, se trovasse interlocutori attenti nell'Amministrazione e tra le forze politiche, potrebbe contribuire in positivo alla definizione delle politiche cittadine in generale e del Piano Strategico in particolare.
Questo passaggio è ineludibile, specie per un'Amministrazione di centrosinistra.

Infatti uno degli elementi caratterizzanti il pensiero e la prassi politica delle forze di progresso è o dovrebbe essere quello della partecipazione democratica dei cittadini al formarsi delle decisioni di rilievo pubblico. L'alternativa è quel riformismo dall'alto che ha segnato gli ultimi anni dell'esperienza di governo del centrosinistra, con gli esiti ormai noti e drammaticamente evidenti: crisi crescente di consenso, consegna del Paese alla destra meno europeista e più illiberale del continente.
Non si può non prendere atto con rammarico come nel corso delle prima fase di messa a fuoco del Piano Strategico, quella che si è chiusa con l'insediamento del Forum del 31 ottobre, si è ritenuto di poter fare a meno del contributo della società civile associata per interessi diffusi.
Tuttavia, il destino di Firenze è troppo importante per arenarsi a causa di errori di metodo, pur rilevanti.

Riteniamo che il percorso individuato dal Comitato Promotore per la definizione del Piano offra , nonostante tutto, spazi e opportunità per aprire sul serio quel dibattito partecipato, diffuso, democratico di cui c'è urgente bisogno.
Per questi motivi i sottoscrittori del presente documento, a nome delle associazioni e dei cittadini che rappresentano, dichiarano la è propria disponibilità a fornire un contributo di merito nelle forme che potranno essere concordemente individuate".

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