Ancora un trend positivo per i marmi italiani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 agosto 2001 18:19
Ancora un trend positivo per i marmi italiani

Il comparto italiano della pietra naturale ha esportato, nei primi quattro mesi del 2001, 1 milione e 292 mila tonnellate, per un valore di 1.189 miliardi e 178 milioni di lire, ed ha importato 753 mila tonnellate di materiali, per 341 miliardi e 793 milioni di lire. Il saldo delle esportazioni rispetto allo scorso 2000, sempre riguardo all’intero settore, è negativo sulle quantità complessive, con un _1,9%, e positivo sui valori con un +4,9%. La negatività del dato sui volumi è dovuta principalmente al calo dei granulati poiché se si leggono le voci di maggiore pregio (blocchi, lastre e lavorati di marmi graniti e pietre), il confronto con il 2000, anno molto positivo, evidenzia un aumento +3,9% sui volumi e di +5,3% sui valori.

Seppure il quadro evidenzia elementi positivi e negativi, il totale è ancora confortante. Anche sulle importazioni le voci più importanti danno un aumento del totale relativo di +1,8% sulle quantità e di +4,4% sui valori, a conferma che l’andamento dei valori medi unitari, anche per quel che concerne import, ha seguito un andamento in crescita generale, leggera ma costante. I dati, di fonte Istat, sono stati rielaborati dall’Internazionale Marmi e Macchine Carrara S.p.A., e forniscono solo un primo quadro di andamento dell’export italiano.

Le statistiche del quadrimestre gennaio aprile 2001 sono confrontate con quelle del 2000 ,ricordando che è stato un anno particolarmente positivo per l’intero settore. Non sorprende perciò che non sempre il ritmo del 2000 sia stato mantenuto, ma è fondamentale che il dato finale, per le voci più importanti, veda un trend ancora migliore.
Per quanto riguarda le esportazioni, l’articolazione tra classi di materiali denuncia un buon comportamento ancora dei materiali calcarei (marmi e travertini in genere), mentre le perfomances dei graniti risultano più confuse, sia sui grezzi e semigrezzi, che sui lavorati.
Tale risultato dipende, in larga misura, dalle dinamiche dei singoli paesi acquirenti e delle aree geografiche di appartenenza, che hanno seguito andamenti differenti e talvolta deludenti rispetto alle aspettative previste.
L’area che ha visto gli andamenti più complessi al suo interno è stata l’Unione Europea, che dietro un +2,9% in volumi e +7,4% in valori sulle voci di maggiore importanza dell’export italiano, ha fornito una serie di risposte diverse di mercato all’offerta di materiali e prodotti nazionali, a seconda delle diverse situazioni interne in relazione al settore edile.

Il paese di maggior peso per l’export del lapideo italiano, la Germania, dove è decisamente dominante la posizione del distretto veneto, ha visto un consuntivo in calo pesante: -9% sui volumi e _5,6% (per lo stesso periodo del 2000), sui valori, sempre per le voci maggiori, con una punta di massimo negativo sui grezzi e semigrezzi di granito, che non ha precedenti. Vale la pena ricordare che si tratta di un periodo ancora circoscritto, ma già per l’intero 2000 si era riscontrato che il calo delle importazioni tedesche da Italia e Spagna corrispondeva all’aumento delle importazioni dalla Cina, per quanto riguardava i graniti, sia in lastre che in lavorati di minor pregio, e nulla faceva pensare che il fenomeno si sarebbe arrestato con l’inizio del nuovo anno.
Anche se non sono ancora disponibili riscontri completi delle importazioni complessive della Germania emerge un quadro chiaro dell’export italiano di settore verso quel mercato con una conferma del processo in corso con un calo vistoso dei marmi, soprattutto di lavorati, sia in quantità che in valore.
E, la conferma che, oltre alla concorrenza di altri paesi produttori, c’è anche un problema di mercato interno tedesco, che sta risentendo del clima economico complessivo del paese.

Il distretto veneto, che copre la stragrande maggioranza dell’export italiano di settore verso l’areale tedesco, non può che risentirne in maniera pesante e non priva di conseguenze: basti pensare alle forniture di materiale, anche da Carrara, per i trasformatori veronesi, per valutare gli effetti interni al settore.
Compensa la negatività del dato tedesco l’export verso altri paesi europei, come il Regno Unito e la Spagna. Interessanti le performances del Regno Unito che l’Ufficio Studi dell’ IMM aveva già segnalato come mercato in crescita, continua a vivere un trend assai positivo, si riscontra, nei primi quattro mesi del 2001, un +22,8% sui volumi delle voci importanti, e a +32,7% sui valori, con una leggera preferenza sui marmi e travertini lavorati mentre la Spagna mantiene ritmi di importazione sostenuti con prevalenza per marmi lavorati e grezzi.
Nell’Europa non comunitaria situazione positiva, particolarmente sui lavorati, con valori ormai attestati oltre il 30% di quelli totali registrati nell’ U.E., con ritmi di crescita decisamente interessanti, mentre positivo risulta il risultato per l’areale africano, particolarmente la parte settentrionale, che assorbe oltre il 35% del totale continentale valori, e cresce rispetto al 2000 soprattutto sui lavorati, sia di marmo che di granito. Qualche segno di rallentamento proviene dal mercato nordamericano che negli ultimi anni ha avuto performances eccezionali: il consuntivo quadrimestrale è ancora ampiamente positivo, soprattutto sulle voci maggiori, ma i graniti lavorati in particolare, e in qualche misura anche le ardesie lavorate cominciano a frenare, pur tenendo nel conto che si tratta anche in questo caso di un raffronto su dati molto positivi.

Negli USA le previsioni per molti altri comparti sono già orientate al ridimensionamento, e per l’edilizia si vive una situazione un po’ particolare ma neon esente da ipotesi analoghe.
I valori, comunque, sostenuti anche da un dollaro sempre forte, segnano per le voci maggiori un +10%, e i volumi corrispondenti registrano un +0,6%, non esaltante, ma ancora buono.

Anche l’Estremo Oriente non ha un andamento deciso e ancora non sembra uscito dalla crisi che ha conosciuto nei confronti dei nostri prodotti lapidei a partire dal 1997.

Nell’area sono negativi i dati dell’export verso Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, mentre risultano in crescita relativa Cina e Giappone, soprattutto quest’ultimo con un risultato che si somma al consuntivo dello scorso anno, già positivo anch’esso. Sono lontani i momenti migliori di questo mercato, ma il ritmo di ripresa sembra deciso; i prossimi mesi diranno chiaramente se sussistono possibilità di riportare su livelli simili al passato le esportazioni italiane, magari su modalità di diverse.
Altro discorso merita l’India: qui, le recenti vicende di protezione attiva del prodotto interno del paese hanno prodotto un risultato veramente pesante per la nostra industria di settore, salvando praticamente soltanto l’export di marmi in blocchi: il consuntivo di questi primi quattro mesi vede un _10,8% complessivo in valore, e se già il dato dello scorso anno era stato basso, anche in chiusura di dodici mesi, non si nota, da questi dati un cambio di tendenza che dovrebbe provenire più da decisioni esterne che da variazioni delle domanda.

Le importazioni italiane, che costituiscono la spia degli andamenti attesi dal comparto per l’immediato futuro, sono ancora positive sull’insieme delle voci maggiori, ma è un segno positivo costruito tutto sui marmi, che compensano, da soli, il calo dell’import di graniti in blocchi, mentre continua a salire, anche se su numeri contenuti, l’import di lavorati.
La voce più significativa resta sempre, comunque, quella dei blocchi di granito, che copre praticamente i tre quarti del totale e che determina il risultato finale.

Emerge, dall’analisi dell’ ex-import italiano, un quadro generale interlocutorio, con momenti decisamente positivi uniti a motivi seri di preoccupazione, relativamente alla collocazione del nostro paese nel panorama internazionale del settore e diventa sempre più importante rafforzare il profilo competitivo, nazionale ed aziendale, esaltando ulteriormente i fattori di competizione, individuando campi nuovi in cui destinare energie per far fronte ad una concorrenza globale.
[R.A.]

In evidenza