La moda e il costume negli anni Sessanta al Museo del Tessuto di Prato dal 19 maggio al 24 settembre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 maggio 2001 18:44
La moda e il costume negli anni Sessanta al Museo del Tessuto di Prato dal 19 maggio al 24 settembre

La mostra nasce da un’iniziativa che coinvolge l’Università della Terza Età e il Museo del Tessuto su un tema comune: la moda e la produzione tessile degli anni Sessanta. L’Università della Terza Età, ha promosso, infatti, per l’anno 2001-2002, un animato ciclo di conferenze ed incontri, durante il quale sono state analizzate tematiche inerenti a questo periodo storico e ai cambiamenti culturali che i “mitici Anni Sessanta” hanno generato nell’arte, nel cinema, nella letteratura nella politica e nel sociale.

A conclusione di questa impegnativa attività, l’Università della Terza Età e il Museo del Tessuto hanno promosso la realizzazione di una mostra che, attraverso 12 ricostruzioni di abiti femminili di questo decennio e l’esposizione di campionari tessili, ripercorre le tappe più significative del cambiamento del gusto, dei tagli sartoriali, delle confezioni che in questi anni assumono i connotati di una vera e propria rivoluzione, per il mondo intero come per il distretto tessile pratese.
Il titolo dell’esposizione “Campi di fragole per sempre” deriva dalla traduzione italiana di una celebre canzone dei Beatles - appunto “Strawberry Fields Forever” del 1967 – la formazione musicale che più ha incarnato ed ancora evoca il periodo in questione.
Gli anni Sessanta, nella storia della moda e del costume, hanno determinato un cambiamento epocale.

Il boom economico, le scoperte scientifiche e le imprese spaziali, l’emancipazione femminile e le rivendicazioni sociali, la contestazione studentesca hanno giocato un ruolo fondamentale nella trasformazione del gusto ma ancora di più nella nascita di una nuova idea di moda più vicina e attinente al quotidiano. E’ alla metà degli anni Sessanta che si riconoscono i cambiamenti più significativi di questo settore con l’avvento della minigonna ideata da Mary Quant che propone una nuova immagine femminile ironica e provocatoria, giovane e spregiudicata.

Una rivoluzione che coinvolge anche altri settori dell’abbigliamento, l’intimo e gli accessori che diventano complementi espressivi necessari a creare quello che, a partire dal 1967, sarà definito “total look”. Gli impulsi della cultura giovanile, alla fine del decennio, determinano un ulteriore e definitivo assalto a quella immagine di torre eburnea che la moda del passato recente si era creata. L’affermarsi di nuovi generi musicali quali il pop, il rock e il folk, contribuiscono a rafforzare l’idea che l’abbigliamento sia il giusto tramite per dimostrare le proprie ideologie.

La musica e l’abito esprimono il bisogno di unità e comunanza di ideali della gioventù di questi anni e, allo stesso tempo, la necessità di dichiarare una diversità rispetto ai valori e ai limiti di una società nella quale i giovani non possono più riconoscersi. Il jeans, l’eskimo, la maglia a collo alto, la minigonna, l’abito etnico, l’unisex diventano una divisa che uniforma e allo stesso tempo distingue. La conclusione di questo decennio, però, porta all’omologazione di tali presupposti che convogliati nel complesso “sistema moda” vengono progressivamente a perdere il carattere originario e sono ricondotti a semplici proposte da indossare per interpretare, secondo il gusto personale e le occasioni, il proprio tempo.
In questo periodo anche i grandi creatori che dettano le regole del bel vestire dimostrano una nuova sensibilità per il prèt-a–porter, e affiancano il prodotto sartoriale esclusivo a quello di più largo consumo.

Le novità provenienti dall’industria tessile, inoltre, appoggiano con prepotenza questa tendenza e i grandi nomi come Renato Balestra, Valentino, Ken Scott, Emilio Pucci iniziano a sperimentare le possibilità espressive di prodotti con fibre sintetiche e artificiali: jersey Trevira, Sisan, Orlon. E’ nell’applicazione delle fibre innovative che il distretto industriale di Prato trova ampio margine per la sperimentazione e lo sviluppo di nuovi tessuti, prodotti per un mercato di massa, che richiede all’industria locale un notevole sforzo di aggiornamento.

Una sfida accolta con entusiasmo da Prato, che proprio sulla spinta di un nuovo modo di concepire l’abbigliamento trova lo stimolo per rispondere alle richieste di un mercato sempre più ampio.
Gli abiti presenti in esposizione provengono dalla collezione di Osanna Vannucci.
Museo del Tessuto, Piazza del Comune, 9 – 59100 Prato: Tel. 0574-611503. Fax 0574-444584. E mail: museodeltessuto@po-net.prato.it

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