TAV in Mugello: allarmante la relazione dell'ARPAT datata 5 aprile 2001

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 aprile 2001 16:23
TAV in Mugello: allarmante la relazione dell'ARPAT datata 5 aprile 2001

Redatta sulla base di un sopralluogo svolto il 15 marzo, è stata fornita a Idra (aderente ad Alternativa ai progetti TAV - Federazione Nazionale dei Comitati e delle Associazioni), dietro richiesta formale, dal Comune di Firenzuola.
Cominciamo con la discarica DT 30 collocata nella (ex) splendida vallata del Rio Cucco. Si legge nella relazione che "il materiale è stato posto in mucchi, sciolti e non compattati, scaricati direttamente sul piano superiore della discarica" e "la gestione delle acque superficiali è carente".

Dal versante opposto a quello in cui è stata realizzata la deviazione del Rio Cucco "scendono dei torrentelli, impostati sugli impluvi, che si infiltrano nel drenaggio di base del corpo della discarica. (…) Alcuni dei fossi, prima di infiltrare, creano delle pozze dove accumulano sedimenti di varia natura e granulometria, presi in carico a monte e trasportati dalla corrente. L'accumulo di questi sedimenti rialza il livello delle acque e, per impedire che queste scavalchino il bordo della discarica, dilavando quanto messo a deposito, sono stati rialzati degli argini provvisori costituiti dallo stesso materiale sciolto presente in discarica.

Questi argini svolgono una precaria funzione di diga rispetto alla forza delle acque". Sul versante sud "sono presenti alcune decine di metri cubi di materiale sciolto in frana lungo il pendio", mentre nel punto dove la strada d'accesso alla discarica attraversa la deviazione del Rio Cucco si trova di tutto: "rocce, terreni a diversa granulometria, tronchi d'albero", che "ostruiscono in buona parte le opere idrauliche verso monte e ne minano fortemente la funzionalità". Per giunta, "le acque della discarica non subiscono in uscita alcun trattamento e non sono presenti vasche di calma".
Vediamo cosa succede invece al cantiere TAV T16 (Scheggianico e Raticosa).
"Lungo la strada vicinale di accesso all'imbocco della galleria di linea "Raticosa" si notano alcune nicchie di distacco che hanno rilasciato diverse decine di metri cubi di materiale in frana.

(…) Il piazzale di competenza della finestra "Scheggianico" del cantiere T16 è parzialmente allagato con una vasta pozza d'acqua, profonda alcune decine di centimetri e continuamente attraversata dai mezzi di cantiere che lavorano nella galleria. Non si hanno opere di regimazione e gestione di questa pozza, la cui acqua dovrebbe essere sicuramente addotta ad un impianto di depurazione (…) All'imbocco della galleria "Raticosa" (…) i lavori di costruzione dell'armatura d'imbocco ed il taglio a mezza costa per la costruzione della strada d'accesso sullo stesso versante hanno messo in moto una frana di grosse dimensioni che interessa tutto il versante sovrastante la galleria.

Le quantità di terreno di copertura e roccia, potenzialmente interessate dal movimento franoso, sono attualmente oggetto di indagine da parte dei tecnici di Cavet che allo stato attuale danno una stima di un milione di metri cubi da stabilizzare (…) La costruzione della spalla sul ponte dul Diaterna, lato "Scheggianico", spinge il flusso principale della corrente verso la sponda in frana e in prospettiva rischia di avere un'azione di scalzamento al piede che potrebbe accentuare la tendenza in atto.

Il torrente risente negativamente dei lavori in atto sui versanti e della frana che rilascia materiale verso l'alveo molto stretto ed incassato in quel tratto". La presenza di questo materiale indesiderato in frana, e la necessità di effettuare lavori in alveo o in prossimità, "influenzano e influenzeranno negativamente la qualità del torrente Diaterna e del fiume Santerno".
L'ARPAT allega alla relazione la documentazione fotografica, e rivela un ultimo particolare: "risulta una differenza di 10.000 mc circa mancanti fra la valutazione da noi effettuata in circa 222.500 mc totali di materiale stoccato sino a giugno 2000, e quanto emerge dalla documentazione".

Che fine hanno fatto questi 10.000 metri cubi di materiale? Non è chiaro. Scrive l'ARPAT al riguardo: "La diminuzione del quantitativo di materiale stoccato nel periodo fra giugno e dicembre, crediamo, possa implicare un riutilizzo dello stesso". Si apprende inoltre che "dal 29/01/ 2001 Cavet ha iniziato a gestire la discarica con la tenuta dei registri di carico e scarico" (e prima cosa succedeva?, ndr). Ma quanto al tipo di operazioni, "non è segnalato se l'operazione è di carico o di scarico, lo stato fisico, il codice C.E.R.

e la destinazione del rifiuto stesso".
Idra aveva provveduto immediatamente a chiedere ragguagli alla TAV con una nota scritta: "Abbiamo avuto conferma dal Comune di Firenzuola della notizia di una pausa nei lavori del cantiere TAV Brenzone. La società affidataria della costruzione della galleria avrebbe visto risolto il proprio contratto con CAVET. Chiediamo di poter conoscere i motivi dell'accaduto, anche in relazione ai possibili effetti ambientali legati alle circostanze che hanno determinato l'iniziativa di CAVET, e alle possibili conseguenze sull'ambiente per effetto dell'allungamento dei tempi di realizzazione dell'opera".
Inutilmente Idra aveva cercato telefonicamente informazioni utili presso il rappresentante di Italferr (titolare della supervisione) nell'Osservatorio Ambientale nazionale: non fu possibile reperirlo.

Collegamenti
In evidenza