Perelà o l'insostenibile pesantezza dell'essere

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 marzo 2001 11:41
Perelà o l'insostenibile pesantezza dell'essere

Il Codice di Perelà fu uno di quei "romanzi straordinari" del Palazzeschi futurista destinato a sconvolgere le platee borghesi dell'epoca e a precorrere l'ironia calviniana. Il Teatro di Sardegna, sotto la regia di Angelo Savelli, propone in questi giorni al Teatro Rifredi questo dissacrante anti-romanzo dello scrittore fiorentino, dando forma a un soggetto di per sè non rappresentabile. E proprio di un anti-romanzo si tratta, con la sua linea satirica del non-senso e con giochi ed avvenimenti comici che nascondono il simbolo di una vita libera dai ceppi e dai canoni normali.

L'omino di fumo Perelà, partorito per 30 anni dal fuoco nella cappa di un camino tenuto acceso dalle tre vecchiette Pena, Rete e Lama, viene accolto come un fenomeno dalla società borghese del primo novecento e da questa poi schiacciato perchè in lui vede la propria proiezione. In questo rapporto pesantezza e leggerezza si articola la rappresentazione, ben interpretata e sottolineata da una scenografia colorata in stile futurista: è suggestivo vedere un paio di stivali in mezzo alla scena da cui si sprigiona una colonna di fumo ed alle spalle stagliarsi pomposamente l'architettura imperiale dell'italietta liberale.

L'omino Perelà, onorato per la sua singolarità da persone retoriche e ipocrite riuscirà di nuovo a dileguarsi attraverso la cappa di un camino: il "figlio della fiamma" sta a simboleggiare il superamento della claustrofobia di una società diventata sistema chiuso. E così, di una società in apparenza pesante e carica di retorica ma in realtà inconsistente e priva di identità Palazzeschi invitava a ridere: " Bisogna abituarsi a ridere di tutto quello per cui si piange. Bisogna educare i nostri figli al riso più smodato, più insolente".

(RO)

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