Medea: riflessi di un mito

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 novembre 2000 15:09
Medea: riflessi di un mito

Sabato 18 novembre all’interno della stagione teatrale di Siena, secondo appuntamento della Rassegna Medea: riflessi di un mito, al teatro dei Rozzi alle ore 21.00.
Questa settimana è la volta della Medea di Heiner Muller, uno degli autori più interessanti del teatro contemporaneo.
In Riva abbandonata materiali per Medea Paesaggio con argonauti, la fiaba che si trasforma in incubo, il drammaturgo riprende il tema euripideo, ma nei tre frammenti che compongono il testo, il mito finisce per disintegrarsi nella realtà contemporanea, o meglio in una sorta di incubo apocalittico, proiettandosi in un mondo travolto da chissà quale catastrofe bellica o ecologica, tra coiti forzati, brutali conquiste coloniali (Giasone e gli Argonauti appunto) e sanguinose vendette.

In questo paesaggio si può tuttavia individuare una linea di resistenza a questa distruzione, essa si situa nel corpo, nella realtà biologica del sesso e della morte, nel grumo intimo e segreto del piacere e del dolore. Dall’interno esplode una forza sovversiva che trova alimento non tanto nella ragione, insufficiente a definire i contorni della realtà per mezzo della parola, quanto piuttosto nel mondo dell’inconscio, che si manifesta nel sogno, nell’incubo, nella pazzia.
L’archetipo si frantuma in un’infinità di riflessi, di storie e di storia, in cui è possibile specchiarsi in un movimento che dall’universale muove al particolare per tornare all’universale.

L’opera che si presenta aperta, permette un’ardita operazione di messa in scena, in cui i tre personaggi che percorrono la storia si scambiano di ruolo in un alternarsi di vinti e vincitori, carnefici e vittime, uniti da un sentimento terribile di passione che conduce irresistibilmente all’autodistruzione. Gli interpreti sono Manola Nifosì (Medea), Gabriella Baldassini (la nutrice) e Martino Convertino (Giasone), la scenografia ed i costumi sono di Beatrice Giannini, le coreografie di Graciela Rostom e la regia di Manola Nifosì e Sergio Aguirre.

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