41° del Festival dei Popoli

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 ottobre 2000 08:55
41° del Festival dei Popoli

Si svolgerà dal 10 al 16 novembre al Cinema Alfieri di Firenze.
Concorso internazionale, Vetrina italiana, e tre sezioni "tematiche", una sul tema della temporalità nel cinema, l'altra sull'identità ebraica e la terza sui rapporti uomo-donna nelle moderne culture islamiche. Queste le cinque sezioni in cui si articola l'edizione numero 41 del Festival dei Popoli.
- Concorso internazionale
La rassegna di documentari inediti in Italia, scelti tra le opere più interessanti della produzione più recente dei paesi europei e extraeuropei sarà giudicata da una giuria internazionale.

Ne faranno parte il regista americano Paul Mazurski, l'italiano Gianfranco Pannone, autore di documentari che hanno riscosso un notevole interesse (nell'edizione 1999 è stato presentato "Pomodori"), Yousry Nasrallah, filmmaker egiziano ma parigino di adozione, e Sepideh Farsi, una giovane regista iraniana di cui vengono presentate le opere nella sezione sulla temporalità nel cinema. Come in passato, Tele+ acquisirà i diritti di diffusione del documentario premiato dalla giuria.
- Vetrina italiana
Il concorso italiano offre una panoramica su un settore da cui provengono importanti segnali di fermento.


Grazie alla sponsorizzazione ormai pluriennale di Planète Italia, al film vincitore, scelto da una giuria di tre abbonati della televisione tematica, andrà un premio di 5 milioni.
Nell'ambito della sezione dedicata al documentario italiano è in programma, in collaborazione con l'associazione Doc/It, un incontro-tavola rotonda tra produttori e autori di documentari.
- Sezione tematica su "Tempo: futuro passato e presente del futuro" (a cura di Paolo Fabbri e Pierluigi Basso)
Un'indagine specifica sulla temporalità del cinema che pone al centro dell'attenzione le modalità con cui il tempo diviene tema stesso del racconto oppure fulcro intorno a cui si sperimenta una particolare forma narrativa.

La scelta dei film presentati, tra cui segnaliamo "Level five" di Chris Marker e "Oriental Elegy" di Aleksander Sokurov, è finalizzata alla perlustrazione dei "tempi non comuni" del cinema allargando il più possibile lo spettro delle soluzioni tematiche e discorsive che la storia del cinema offre: dal recupero del passato (indagini psicoanalitiche su traumi infantili), alla sua resa (film storici), al futuro passato o come inversione del passato, alla fenomenologia del presente che procede come meccanismo arrugginito (il Wenders di "Nel corso del tempo" e la scuola dell'est), agli slittamenti temporali, alla lotta contro il tempo.
- Sezione tematica su "Cinema e identità ebraica" (a cura di Guido Fink)
La rassegna curata dal poliedrico Guido Fink, attuale direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, intende sondare una "identità" che non può che essere plurima e stratificata, visto il carattere "non stanziale e policentrico" dell'ebraismo.

"Gli ebrei sono stati dappertutto, e pur senza mescolarsi in tutto e per tutto alle popolazioni dei paesi ospitanti ne hanno assorbito almeno in parte la lingua e la cultura, a loro volta influenzandola e lasciando tracce più o meno durature del loro passaggio: quasi il loro destino fosse non tanto quello di 'esserci' quanto quello di 'esserci stati'". Tra i film proposti alcune fiction, da "M.Klein" di Joseph Losey a "Confortorio" di Paolo Benvenuti, e vari documentari: "Image before my Eyes" di Josh Waletsky e "Out for Love -Be Back soon" di Dan Katzir.
In programma anche una tavola rotonda sull'identità ebraica nel documentario italiano.
- Sezione tematica "Aldilà del velo" sulle dinamiche uomo-donna nelle moderne culture islamiche (a cura di Augusto Cacopardo)
Uno sguardo "dal di dentro" del mondo islamico sui rapporti tra i sessi: questo il taglio della sezione antropologica dell'edizione 2000 che intende offrire un contributo all'appianamento dell'incomprensione tra Islam e Occidente, particolarmente accentuata su questo aspetto e fonte di conflitti.

"Une femme taxi a Sidi Bel-Abbes" di Belkacem Hadjadj e "Divorce iranian style" di Kim Longinotto sondano - insieme agli altri film, per la maggior parte firmati da registe e tutti comunque di filmmaker di cultura islamica per privilegiare l'autorappresentazione - i nodi principali delle dinamiche tra i sessi, sia nei paesi di origine che in occidente: dall'uso del velo al divorzio, dalla condizione delle donne nell'Islam ai conflitti identitari di cui soffrono nei paesi occidentali.

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