"Toscana Europa 2000"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 febbraio 2000 19:32

Dalla crescita in termini di incarichi e responsabilita' a livello europeo alla capacita' di utilizzo delle risorse comunitarie, fino alla riorganizzazione delle struttura regionale e all'apertura dell'ufficio di Bruxelles, tutto questo e' documentato in "Toscana Europa 2000", il rapporto sull'attuazione delle politiche comunitarie predisposto dalla giunta: consuntivo di risultati raggiunti ma anche illustrazione degli impegni che attendono la prossima legislatura.
"Quelli che ci lasciamo alle spalle sono stati anni di risultati significativi - spiega l'assessore alle politiche comunitarie, Paolo Giannarelli - Oggi la Toscana si appresta ad entrare in una nuova fase delle politiche comunitarie.

E vi entra piu' forte, grazie alle esperienze maturate, piu' attrezzata, grazie alle scelte organizzative fatte nel corso di questa legislatura, e con un peso maggiore, che gli consentira' di gestire al meglio la riforma dei fondi strutturali, ma anche le sfide della globalizzazione e dell'ulteriore integrazione e dell'allargamento dell'Unione".
I fondi strutturali
Il rapporto riassume il funzionamento dei quattro fondi operanti in Toscana - il Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale), il Feoga (Fondo europeo orientamento e garanzia in agricoltura, sezione garanzia), il Fse (Fondo sociale europeo) e lo Sfop (Strumento finanziario per l'orientamento della pesca) - delineando il loro peso sull'economia toscana.

Ricordiamo che solo per quanto riguarda il Fesr, il primo ciclo di utilizzo (1989-93) ha portato contributi pubblici per 267 miliardi di lire, a cui si sono aggiunti 710 miliardi di investimenti privati, mentre il secondo ciclo (1994-99) registra contributi pubblici per 1.846 miliardi, con investimenti per 2.850 miliardi da parte delle imprese toscane, per un totale di 4.696 miliardi nei sei anni. In questo secondo ciclo si calcolano in circa 100 mila i posti di lavoro creati o salvaguardati grazie ai programmi comunitari.


Per quanto riguarda il Fse - finalizzato alla formazione, al diritto allo studio e agli aiuti all'occupazione - nel 1994-99 sono stati messi a disposizione circa 684 miliardi di lire che, tra altre cose, hanno consentito di finanziare 11 mila corsi di formazione per 130 mila allievi. Il rapporto passa in rassegna anche i risultati raggiunti nei vari programmi e obiettivi comunitari (quest'ultimi fino ad oggi, cioe' prima della riforma, finanziati con le risorse di diversi fondi). Cosi', per quanto riguarda l'agricoltura, sono esaminati i tre programmi sull'obiettivo 5a per il miglioramento dell'efficienza delle strutture agrarie (dotazione 193 miliardi), per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli (90 miliardi) e della silvicoltura (6 miliardi); gli otto sottoprogrammi dell'obiettivo 5b, con una dotazione complessiva di circa 620 miliardi di lire e investimenti attivati per 1.205 miliardi; le cosiddette misure di accompagnamento, che hanno erogato aiuti per 602 miliardi.

Documentati anche gli sforzi considerevoli sul piano degli investimenti per lo sviluppo delle aree depresse, sia a declino industriale che rurale: interventi che hanno interessato un totale di un milione e 776 mila abitanti, attivando un investimento pubblico che a fine 2001 ammontera' a 2.305 miliardi di lire (due terzi dei quali destinati alle aree a declino industriale). Contributi di cui hanno gia' beneficiato 3.150 imprese, con un investimento medio superiore a 1.200 milioni di lire per ciascuna di esse e 413 progetti realizzati o in via di realizzazione per la riqualificazione territoriale e la creazione di strutture di servizio.
Rilevanti anche i risultati dei programmi di iniziativa comunitaria (Pic), finalizzati alla diversificazione produttiva nelle aree interessate alla ristrutturazione dell'industria siderurgica (Resider II), tessile (Retex) e carbonifera (Rechar II), o alla crescita della piccola e media impresa, cosi' come, su un altro terreno, quelli di iniziative come Horizon, per l'inserimento lavorativo dei portatori di handicap, Now, per la promozione delle pari opportunita' nell'occupazione, Adapt, per una maggiore efficienza del mercato del lavoro.

Nei vari obiettivi, programmi e sottoprogrammi il rapporto riporta le dotazioni e gli investimenti attuati, la distribuzione dei finanziamenti e le quote di cofinanziamento, le percentuali al 31 dicembre 1999 delle risorse gia' impegnate e spese rispetto a quelle disponibili I nuovi fondi strutturali. Anche per il terzo ciclo, quello 2000-2006, sono notevoli i finanziamenti riservati alla Toscana. Qualche cifra: il nuovo programma di sviluppo delle aree rurali - con risorse che si aggiungono a quelle tradizionalmente riservate al sostegno dei prezzi agricoli - consentira' investimenti per 1.698 miliardi; 1.509 miliardi saranno disponibili per le zone industriali e rurali in difficolta'; 1.144 miliardi saranno attivabili per la formazione, l'inserimento nel mercato del lavoro, la promozione di nuova imprenditorialita'.

Ricordiamo che, con la riforma dei fondi, dal primo gennaio 2000, ad ognuno di essi corrispondera' un solo obiettivo comunitario e operera' su tutto il territorio, con l'eccezione del Fesr, che funzionera' solo nei territori precedentemente inseriti nei vecchi obiettivi 2 e 5b e in alcune nuove zone (area metropolitana fiorentina, Versilia), ovvero su un territorio di 829 mila abitanti, in parte sottoposto ad un regime di "phasing out" (ovvero di uscita progressiva). Gli elenchi nazionali di queste zone sono ancora all'esame della Commissione.

Opereranno anche quattro programmi di iniziativa comunitaria, Interreg III, per la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale, Urban II, per la rigenerazione socio-economica di citta' e quartieri in crisi, Leader Plus, per il sostegno allo sviluppo rurale tramite la programmazione dal basso, e Equal, per la promozione dell'occupazione, dell'imprenditorialita' e delle pari opportunita'.
La struttura regionale
Quelli trascorsi sono stati anche anni di ampio rinnovamento e consolidamento delle strutture regionali attive sui temi delle politiche comunitarie.

In particolare, il rapporto segnala la nascita, a fine 1996, della "cabina di regia regionale", con compiti di studio, ricerca, consulenza, coordinamento, rapporti con strutture tecniche; la definizione del ruolo dell'"autorita' ambientale regionale per i regolamenti comunitari", con il compito di garantire la corretta applicazione delle normative comunitarie in materia di ambiente e di introdurre obiettivi e criteri di sostenibilita' nella gestione dei fondi; il consolidamento del "servizio attivita' internazionali", in una nuova dimensione internazionale delle politiche regionali perseguita anche con la creazione di una rete di collaborazione con le regioni di altri paesi; la costituzione dell'ufficio di collegamento a Bruxelles e poi, dal 1999, l'inaugurazione di una sede comune con altre quattro regioni (Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo), con un ruolo di rappresentanza istituzionale e di servizio operativo (del quale usufruiscono anche 8 enti locali e 13 associazioni economiche toscane che hanno gia' siglato un'apposita intesa).
La Toscana e le associazioni europee
Il rapporto documenta anche l'accresciuto ruolo della Toscana a livello europeo, con una partecipazione di alto profilo in tutte le principali associazioni comunitarie, nell'obiettivo di rendere le politiche comunitarie sempre piu' rispondenti alle specifiche esigenze regionali e locali.

Un ruolo che ha trovato un significativo riconoscimento con la presidenza dal 1996, per due mandati consecutivi, della Conferenza delle regioni periferiche marittime: un organismo, che raccoglie 126 regioni del continente, la cui commissione intermediterranea, tra l'altro, vede la sua segreteria insediata a Livorno. Proprio il Mediterraneo e' l'ambito geografico che in questi anni ha registrato una particolare attenzione da parte della Toscana. "Oggi - spiega a questo proposito Robert Leonardi della London School of Economic nella sua introduzione al rapporto - la Toscana e' la regione leader in Italia nella formulazione di un approccio diretto tra regioni italiane e regioni mediterranee che riguarda una gamma di rapporti, da quelli commerciali, a quelli di joint-ventures, a quelli culturali, in previsione della creazione dell'area di libero scambio euro-mediterranea entro il 2010".

Una capacita' d'iniziativa gia' dimostrata anche nell'avvio di progetti e rapporti con paesi della sponda sud del Mediterraneo o dell'area mediterranea.

In evidenza