Congresso DS: scende Chiti, sale Domenici

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 gennaio 2000 22:37
Congresso DS: scende Chiti, sale Domenici

Strano destino quello di Vannino Chiti, quasi dimenticato al congresso DS di Torino, lui che fino a non molto tempo fa sembra rappresentare una parte in ascesa del partito. Laureato in filosofia, sindaco di Pistoia, poi Presidente della Regione (anche se in imbarazzante sostituzione di Marcucci, compagno di partito dimessosi causa uno scandalo da cui era poi risultato del tutto estraneo), Chiti era parso incarnare perfettamente l'immagine del nuovo PDS, un partito moderno che guardando all'Europa intende rimodellare il nostro paese in senso federalista, aprendosi alla società civile, pur non dimenticando la grande tradizione ideale dell'ex PCI nell'esperienza di Enrico Berlinguer.

Però dopo la riconferma seguita alla vittoria elettorale 1995 ecco che Chiti vede deluse nel 1996 le sue aspettative ministeriali nella compagine guidata da Prodi. I maligni dicono che D'Alema gli ha preferito Bersani, il suo collega emiliano, più legato al mondo economico. E poi un lento declino d'immagine. Oggi, a poche settimane dal voto amministrativo, la prospettiva di Chiti è un misero seggio in parlamento attraverso le prossime incerte elezioni politiche anticipate.
Un seggio in parlamento: proprio il punto di partenza da cui è iniziata qualche mese fa l'irresistibile ascesa del giovane sindaco di Firenze.

Leonardo Domenici a dir la verità non era solo deputato. Nel partito, esponente della nuova generazione in un epoca di vacche magre (la fine degli anni '80), nel giro di pochi anni era passato da segretario provinciale di Firenze a responsabile nazionale degli enti locali sotto la segretaria D'Alema. Così, quando finalmente in primavera Mario Primicerio fu "convinto" a non ricandidarsi a Sindaco, ecco che in zona Cesarini il nuovo segretario Veltroni lo "proclamava" primo cittadino a Firenze, nonostante ciò significasse rimettere agli elettori il seggio del Chianti.

Da lì, quasi d'ufficio, vicepresidente dell'Associazione nazionale Comuni d'Italia ed ora, pare, prossimo Presidente in sostituzione di Enzo Bianco, sindaco di Catania, che dall'Anci è arrivato direttamente al Ministero dell'Interno.
Forse lo strano caso di Chiti e Domenici si spiega proprio così: che in un epoca in cui di riforme dello Stato, di decentramento democratico e di federalismo si parla tanto, senza alcuna volontà di attuazione concreta, uno come Chiti, che le riforme le voleva realizzare davvero, è meglio accantonarlo...

almeno per il momento.

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