"La Toscana ha da sempre difeso con forza i diritti del bambino"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 dicembre 1999 19:07

"Fin dal Medioevo a Firenze sorse lo Spedale degli Innocenti, che potremmo considerare come la prima sede Unicef della storia". Così il presidente della Regione Toscana Vannino Chiti ha spiegato al conduttore Red Ronnie e alle migliaia di giovani presenti uno dei motivi portanti della giornata dedicata al Decennale dei diritti del bambino, in corso al Palasport di Firenze.
"Negli ultimi tre anni - ha aggiunto Chiti - abbiamo costruito un percorso formativo rivolto ai giovani, per sottolineare con forza quanto sia importante la difesa dei diritti umani: così due anni fa ci siamo occupati della pena di morte, l'anno scorso della oppressione delle donne in tanti Paesi del mondo, quest'anno dei diritti dell'infanzia.

Parlare di questi diritti, sottolineare l'impegno che occorre per difenderli, ci aiuta a sentire il mondo come parte di noi, e noi come parte del mondo. E ci insegna anche a essere intransigenti sulla difesa di questi fondamentali diritti: perché nulla e nessuno giustifica chi non li rispetta". Ma la tutela dei diritti , ha poi insistito il presidente, parte anche dal nostro territorio, da un rapporto di apertura e di accoglienza verso le comunità straniere che vivono da noi. E a questo proposito il presidente ha ricordato le innovative esperienze di convivenza in corso, come quella di una scuola di Campi Bisenzio, che ospita bambini italiani e cinesi, e permette a questi ultimi di mantenere un rapporto con le loro radici attraverso una insegnante di lingua e cultura cinese.

E sempre a proposito dell'integrazione di altri popoli, in questo caso di un popolo che ha sentito forte, di recente, la ferita di un conflitto bellico, il presidente ha aggiunto: "Ho saputo poco fa - ha poi aggiunto Chiti - che siamo riusciti a risolvere un importante problema relativo a 46 bambini kosovari che si trovano a Firenze e che vogliono restarci. Ebbene, abbiamo individuato una insegnante kosovara che potrà lavorare con questi bambini. Regione, Comune di Firenze e Provveditorato agli studi si occuperanno di tutte le spese.

Si tratta di un piccolo ma fondamentale passo per questi bambini che potranno vedere garantito il loro diritto a essere istruiti ".
Una adozione a distanza quale gesto concreto per affermare i diritti umani, alla vita, alla salute, all'istruzione nei Paesi in cui non vengono rispettati. E' stata questa la proposta che il presidente del consiglio regionale Angelo Passaleva ha rivolto alle migliaia di giovani presenti al Palasport: "Per consentire a un bambino indiano - ha detto - di avere cibo a sufficienza, vestiti, per permettergli di andare a scuola occorrono appena 40mila lire al mese.

Per un bambino brasiliano ne servono sessantamila. E allora, ragazzi, perché, ciascuna delle vostre classi non si impegna ad adottare un bambino?" La risposta è stata l'applauso dei giovani. Passaleva ha poi indicato alcune possibili integrazioni alla Convenzione sui diritti del bambino stipulata dieci anni fa: "Occorre indicare esplicitamente che i bambini in nessuna parte del mondo devono essere mandati a combattere. E che siano puniti i Paesi che producono bombe giocattolo e mine antiuomo." Passaleva ha poi concluso ricordando l'esortazione finale di una poesia composta dal padre comboniano Alex Zanotelli, che da tanti anni opera in Kenya: "Grida, grida, grida per la vita!".


“L’istruzione come veicolo fondamentale di crescita per l’intera umanità”. Su questo tema si è incentrato l’intervento dell’assessore alla pubblica istruzione Daniela Lastri: “Quasi un milione di persone entreranno nel 21° secolo incapaci di leggere un libro o di scrivere la propria firma – ha detto ancora l’assessore Lastri – tanto meno di usare un computer. E vivranno, come ora, in condizioni di disperante povertà o di cattiva salute rispetto alla maggior parte di coloro che invece ne sono capaci.

Il diritto all'istruzione è proclamato in accordi che vanno dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani alla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia del 1989”. L’articolo 2 della convenzione recita che gli Stati partecipanti si impegnano a rispettare i diritti che sono enunciati nella Convenzione e a garantirli ad ogni fanciullo, senza distinzione alcuna di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica. “Ma è ancora così oppure no? – si chiede l’assessore Lastri – Sono ancora tante, troppe, le realtà in cui i bambini continuano ad essere uccisi, maltrattati, ad essere vittime di abusi e povertà.

Più di 600 milioni di bambini nel mondo stentano a sopravvivere. E nemmeno i paesi avanzati sono immuni. Anche in Italia il 21% vive in famiglie povere”. L’assessore Lastri ha ricordato l’impegno del governo italiano attraverso la legge 285 e poi ha aggiunto: “Nelle nostre città stiamo affrontando il tema della ‘non discriminazione’ che riguarda i bambini, i rifugiati, i clandestini e così via. Questo deve essere l’obiettivo da perseguire nel prossimo inizio secolo, perché le convenzioni non vanno solo enunciate, ma semplicemente applicate”.


"E' vero che rimane ancora molta strada da fare per la tutela dei diritti dell'infanzia. Ma è anche vero che, rispetto a dieci anni fa quando fu stipulata la Convenzione sui diritti del bambino c'è una sensibilità maggiore, c'è un maggior impegno in questa direzione". Carol Bellamy, direttore esecutivo Unicef, ha voluto portare anche un contributo di ottimismo al meeting: "La risposta più positiva - ha aggiunto - viene proprio dai giovani, la cui partecipazione è sempre più attiva. Così ci sono tanti giovani che in Colombia lottano per la pace, che nelle Filippine o in Brasile affrontano lo sfruttamento, che nello Zambia sensibilizzano i coetanei sui rischi dell'Aids".

Passi avanti, di fronte ai quali resta ancora un lungo cammino da compiere: "Il compito dell'Unicef è quello di occuparsi dei 250 milioni di bambini che lavorano, delle centinaia di migliaia che vanno in guerra, di tutti quelli che non possono imparare a leggere e scrivere.Unicef combatte per la tutela dei diritti di tutti questi bambini in tutto il mondo". A una precisa domanda sul flusso degli aiuti destinati ai Paesi piu' poveri e sulla loro destinazione, la Bellamy ha risposto che Unicef, attraverso i suoi incaricati, controlla i regolari flussi degli arrivi.

E in questa attività di controllo molto attivi sono proprio i ragazzi. Già, perché noi adulti abbiamo molto da imparare proprio da loro."
Un no secco ai bambini soldato, un sì deciso alla tutela dell'infanzia. E' questo il messaggio che Emery Kabongo Kanundowi, arcivescovo di Luebo, Repubblica democratica del Congo, ha lanciato oggi. Di fronte a un Palasport gremito di giovani, il vescovo ha illustrato la drammatica situazione che sta attraversando il Congo: una guerra civile che dura oramai dal 1997 e che vede in prima fila oltre centomila bambini, dai 9 anni in su, arruolati da tutte le fazioni in lotta.

I bambini vengono spesso drogati, usati per uccidere e poi buttati via. "Bisogna lottare per i diritti dei bambini e per i diritti degli adulti, perché il bambino cresce e sarà un uomo", ha dichiarato il vescovo. Il problema più grande, ha proseguito l'alto prelato, è il reinserimento e la rieducazione dei bambini dopo che smettono di fare la guerra. Bisogna adottare misure concrete per reinserire i bambini nella società, insegnare loro un lavoro per un futuro di pace. Si devono combattere le cause principali che annullano il futuro dei bambini, e cioè la mancanza di lavoro e la disintegrazione del nucleo familiare.

E questo è possibile solo tramite iniziative concrete. Il vescovo ha infatti chiesto un ulteriore aiuto alla Regione Toscana, il cui impegno ha già permesso di installare nel Congo un atelier di taglio e cucito, corsi di alfabetizzazione e la costruzione di mulini per macinare mais.
Anche gli Stati Uniti devono ratificare la Convenzione internazionale sui diritti sull’infanzia. La richiesta parte con forza dai giovani di tutto il mondo giunti a Firenze per il meeting: nel documento approvato oggi, i giovani rappresentanti Unicef lanciano un accorato appello agli Stati Uniti, unico Paese al mondo, insieme alla Somalia, a non aver ancora ratificato, a distanza di dieci anni dalla stipula, la Convenzione.

“Attraverso le nostre parole e le nostre azioni - si legge nel documento approvato dai giovani provenienti da Paesi come Australia e Canada, Venezuela e Sudafrica - cerchiamo di ottenere un futuro positivo per tutta l’umanità. Vogliamo essere presi sul serio e vogliamo che i nostri diritti vengano rispettati da tutti i paesi.”. Stati Uniti inclusi. I giovani Unicef, si legge nel documento, vogliono costruire una societa’ in grado di capire, incoraggiare e trasformare in realta’ i loro sogni per un mondo migliore.

E per questo chiedono la partecipazione dei grandi. Ma la tutela dei diritti dei bambini e dei giovani deve vedere anche la loro partecipazione. E’ questa infatti una delle richieste principali che i giovani Unicef avanzano nel documento sottoscritto a Firenze. Chiedono il diritto di esprimere la loro opinione sugli argomenti che li coinvolgono direttamente, ed e’ per questo che elencano una serie di tematiche e di diritti per i quali - secondo loro - si dovrebbe “fare la cosa giusta”. Le richieste riguardano, per esempio, il diritto all’istruzione (“i bambini non dovrebbero lavorare bensi’ studiare o avere la possibilità di farlo”), l’assistenza sanitaria (“I bambini devono essere protetti da pratiche come circoncisione e infibulazione”), la richiesta di condizioni sociali e economiche che consentano di vivere dignitosamente.

E ancora nel documento si sostengono i diritti dei bambini portatori di handicap (“devono essere protetti a seconda delle loro necessità”), e ci si appella al mondo degli adulti affinche’ i bambini vengano protetti da violenze e discriminazioni di ogni tipo: “Bisogna dare ai bambini uguali possibilita’ e devono essere trattati come esseri umani uguali, sia nei diritti che nelle responsabilita’”.

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