Hotel La Gioconda: la grande storia di un piccolo albergo fiorentino

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 giugno 1999 19:26
Hotel La Gioconda: la grande storia di un piccolo albergo fiorentino

A pochi passi da Piazza del Duomo, lungo Via Panzani, percorso quasi obbligato per tutti coloro che desiderano raggiungere il centro storico di Firenze, tra le tante attività commerciali, i molti alberghi e le piccole pensioni sempre pronte ad accogliere i numerosi viaggiatori e turisti provenienti da tutto il mondo, che, sbarcati alla Stazione di Santa Maria Novella, si accingono a scoprire le bellezze artistiche della città, sorge l'ex Albergo Tripoli Italia, oggi Hotel La Gioconda. Una graziosa e tranquilla struttura a gestione familiare, con 25 camere, una piccola hall ben curata ed una grande scala che conduce al piano superiore.

Un bell'albergo come molti altri se non fosse per quell'unico quadro che campeggia in alto, in evidenza, su una parete dell'ingresso proprio di fronte all'entrata principale: una copia della famosa Gioconda di Leonardo. Non si tratta di un semplice vezzo artistico o di uno scontato richiamo turistico al nome dell'Hotel, è bensì, come attesta una piccola targa dorata apposta sotto l'opera, il ricordo di una vicenda incredibile, sconosciuta ai più e nota oggigiorno forse soltanto a qualche fortunato ed incredulo ospite straniero che inconsapevolmente si trova ad alloggiare in un albergo che è stato agli inizi del secolo lo scenario di un evento di carattere e risonanza internazionale, che coinvolse le più importanti autorità fiorentine, echeggiando e rimbalzando a lungo sulle maggiori testate italiane e francesi.

Vicenda che oggi rimane silenziosamente conservata e custodita negli archivi privati dei Signori Li Pira, attuali proprietari dell'Hotel La Gioconda, all'interno di un pamphlet, salvato in extremis dall'essere irrimediabilmente eliminato come carta da macero, che sopravvive tuttavia ancora oggi nella sua integrità, grazie all'attenzione di chi, coscienziosamente, ne evitò la distruzione, recuperando e restituendo all'albergo, le immagini, le fotografie, le vignette umoristiche e i tanti articoli e titoli di giornale, raccolti da un ignoto personaggio tra il 1911 e il 1913, che ne hanno descritto e documentato nel tempo il puntuale e anche divertente svolgimento, permettendo altresì di redarre una precisa ed interessante relazione degli eventi.
Fu infatti nel dicembre del 1913 che presso l'allora Albergo Tripoli Italia, alloggiò nella camera n.

20, Vincenzo Peruggia, imbianchino comasco emigrato a Parigi, autore nel 1911 del rocambolesco furto della Gioconda dal Museo del Louvre. Fu in questa stessa camera che il Signor Peruggia, utilizzando lo pseudonimo di Leonard, si incontrò con l'antiquario fiorentino Alfredo Geri ed il Professor Poggi, direttore della Galleria degli Uffizi, tentando di rivendere la famosa Monna Lisa, a lungo gelosamente conservata in una cassetta nascosta in quella camera sotto il proprio letto. Riconosciuta dal Gabinetto di Restauri degli Uffizi l'autenticità dell'opera, l'allora Questore di Firenze Comm.

Tarantelli, si recò personalmente presso l'Albergo Tripoli Italia per procedere all'arresto del Peruggia, il quale fu condannato ad un anno e quindici giorni di prigione, a dispetto dell'opinione pubblica fiorentina che vide nell'azione del Peruggia un atto patriottico, che riportava finalmente a casa la famosa opera di Leonardo. In tale occasione ben 30.000 fiorentini, nella sola mattina del 14 dicembre, ebbero l'opportunità di vedere, pagando una lira a testa, il capolavoro di Leonardo temporaneamente esposto presso il Museo degli Uffizi, prima del suo definitivo rientro in Francia e dopo il suo breve soggiorno italiano presso l'Hotel Tripoli Italia.

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