In teoria, dopo un cinque a uno – e il tignoso dirà che potevano essere anche otto o nove, e di sicuro De Gea quel gol che sporca il clean sheet poteva anche non prenderlo - non ci sarebbe bisogno di tanti commenti. E invece. Fermarsi un attimo, lasciar scorrere le immagini di una serata a suo modo esaltante, ma riflettere anche sulle tante chiavi che l’hanno determinata, sul perché e percome sia finalmente arrivata ora e prima invece no, su quello che può significare, su quanto può incidere nel cammino d’ora in avanti, soprattutto alla luce di quelle che sembrano ormai non solo più voci ma certezze vere e proprie a livello societario.
Mentre la FerroFiesole continua a contestare: alla fine i giocatori si presentano accolti da una bordata di fischi, mah, sono volati i soliti cori “Se andiamo in B vi facciamo un culo così” e “noi vogliamo gente che lotta” e lo striscione chiarissimo “Vergognatevi tutti” dopo i venti minuti dichiarati di “sciopero”, tutti sotto la gradinata, poi magari qualcuno mi spiega che bisogna c’era di tutta quella gragnuola di petardoni e fumogeni che nemmeno nei teatri di guerra, alla fine anche la società potrebbe lasciarsi andare a un’incazzaturina visto che il balocchino costerà delle belle migliaia di euro sonanti e ballanti di multa.
Con ordine, dunque. Le chiavi. Eh beh, il modulo. Alla fine l’ha intesa, Paolino Vanoli da Varese: prova a cambiare, se ne perdi un’altra vai a casa. Bene, detto fatto: qualcuno ha scritto e detto 4-4-1-1 ma non è così, era un 4-3-3 bello preciso: tre a centrocampo, Fagioli in mezzo con Mandragora e Ndour, e tre all’attacco, Kean al centro con Gudmundsson a sinistra e – udite udite – nientemeno che Parisi esterno d’attacco a destra. Solco tracciato: il ragazzo, tarantolato in campo peggio del mister in area tecnica, ha fatto il diavolo a quattro, ha propiziato gol – peccato per lui, dopo un testardo recupero e una sarabanda di dribbling il suo tiro si è stampato sul palo, l’ha corretto nel sacco Kean di ribattuta – e messo mano un po’ ovunque con una tenacia e una precisione incredibili, e dopo settanta minuti di fatica è uscito in piena standing ovation.
Meritatissima, per lui come per Fagioli, un altro che evidentemente quando è libero di giocare gioca eccome, ha un piede fatato, la pennellata morbida in mezzo all’area per la testa di Ndour è da manuale, come altri lanci e smistamenti perfino rapidi. Terzo dei super-viola Albertino Gudmundsson stasera un po’ più in versione “vecchio Kurt”, un palo e un gran gol con finte e piroette, mille palloni giocati e quasi sempre ben ispirati salvo magari mangiarsi nel finale quel paio di palloni che potevano rimpinguare il pallottoliere.
Una volta il bove sanguinoso se l’era divorato anche Kean, palla meravigliosa di Parisi a scavalcare, pallonetto un po’ affrettato fuori di un nulla.
Ma qui c’è da credere che abbia avuto paura, Kean. A tu per tu con un portiere c’era già finito dopo appena 8’. E rovinosamente, scena brutta davvero, il gigante Okoye che gli va incontro tipo carica di rinoceronte e lo stende malamente. Per lui è rosso, Mariani lo caccia perché tocca palla fuori area con le mani, l’avrebbe potuto fare per la violenza ingiustificata dell’impatto e perfino per la chiara occasione da gol. Attimi di paura, in campo e fuori, ma poi Kean si rialza, riprende, sarà protagonista dello score finale con una bella doppietta, il secondo dei gol personali è proprio la classica farina del suo sacco, magari con l’aiuto di Solet, il migliore di suoi, che qui la cicca completamente, però il controllo e il tiro sono da rivedere e gustare.
Quindi pronti via e l’Udinese, partita con un piglio un pizzichino aggressivo e Zaniolo che fa vedere i sorci verdi a Pongracic, tanto per non farsi rimpiangere eh, si ritrova in dieci, e la partita sarà lunga, beh, però magari Runjaic ha pensato “oh, la Lazio ha vinto a Parma in nove, non posso farlo io con questi derelitti qua che hanno preso labbrate da tutti?”. Brutta pensata, mal gliene incolse, leva Kabasele che è un difensore ed evidentemente non aveva dato peso alla mossa di Vanoli, si ritrova presto anche con Zanoli “in giallo” e lo cambierà con il possente ma non rapidissimo Kamara, per la Fiorentina è un chiaro invito a provarci.
E infatti: serpentina di Gud e botta sul palo interno, “vai, è serata di sculo anche questa” e invece è il solito operaiaccio Mandragora che piazza la botta buona su calcio da fermo al limite perché fermare Parisi è problematico, era già successo e la palombella del Rolly goleador era finita appena alta a carezzare la traversa. Partita in discesa, da qui. La magia di Gud e l’inzuccata di Ndour la mettono in giaccio, poi verrà il resto.
Anche quello che verrà dopo. La curva mugugna, “società inesistente ma dov’è il presidente”, poi “e Commisso dov’è”, il punteggio cresce e intanto salgono nella mente di tanti le domande. Domani, salvo sconvolgimenti a cui non voglio nemmeno pensare, è il giorno di Fabio Paratici. Arriva, è chiaro, con pieni poteri, altrimenti che viene a fare, chi glielo fa fare di mollare il Tottenham pur se lassù certi sbuffi di cambiamento gli devono aver fatto storcere il naso.
Cambiamenti nell’assetto tecnico, Vanoli pencola ancora? Cambiamenti nel futuro tattico, ci saranno innesti importanti? Chi arriverà, che ruoli saranno coperti con più attenzione? E soprattutto, chi dovrà andarsene? Io qualche idea l’avrei, tra Pesticcio Kouamé, Compitino Richardson, il Professorino HNC, un paio di difensori – compreso quello a cui Vanoli ha tolto la fascia dal braccio, forse era ora – e un chiarimento fatto bene con Dodo. Magari non vendetemi Gudmundsson, che nel secondo tempo si è messo anche a fare la mezzala, e si è visto che lo sa fare.
Tutto questo pensando che c’è da mangiare il panettone, e però incombe la trasferta di Parma. Alla portata, se tutto torna al suo posto come stasera. Perché è troppo presto per parlare di resurrezione. Ma alla salvezza ci si deve credere. Tifosi compresi, anche senza botti stupidi. E buon Natale a tutti.
FIORENTINA (4-3-3): De Gea; Pongracic, Comuzzo (81’ Viti), Ranieri; Dodò, Ndour, Fagioli (81' Nicolussi Caviglia), Mandragora (53' Fortini), Parisi (70' Kouamè); Gudmundsson, Kean (70' Piccoli). A disp.: Martinelli, Lezzerini, Kouadio, Dzeko, Kospo, Richardson, Sohm. All. Vanoli
UDINESE (3-5-2): Okoye; Kristensen, Kabasele (10' Sava), Solet; Zanoli (46' Kamara), Piotrowski, Karlstrom, Ekkelenkamp (65'Gueye), Bertola; Zaniolo (46' Lovric), Davis (65' Buksa). A disp.: Padelli, Nunziante, Goglichidze, Ehizibue, Zarraga, Miller, Iker Bravo, Palma, Camara. All. Runjaic
ARBITRO: Mariani di Aprilia, assist. Alassio-Tegoni; quarto uff. Arena; Var Giua-Di Paolo
MARCATORI: 21' Mandragora (F), 42' Gudmundsson (F), 45'+5' Ndour (F), 56',68' Kean (F), 66’ Solet (U)
NOTE: ammoniti 39' Zanoli (U), 40' Parisi (F), Ranieri (F), Nicolussi Caviglia (F); espulsi Okoye (U). Angoli 4-1 Udinese. Spettatori 18.405