Quelle del 1999 saranno le ultime elezioni comunali a Firenze?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 marzo 1999 12:04
Quelle del 1999 saranno le ultime elezioni comunali a Firenze?

Col varo del Ddl Amato il Governo ha rilanciato le aree metropolitane nel quadro della riforma federalista, e all'inizio di marzo la Commissione Affari Costituzionali della Camera ha licenziato il disegno di riforma della legge sulle autonomie locali, imprimendo un'accelerazione alle aree metropolitane come nuove forme di organizzazione istituzionale decise dal basso, dagli enti locali.
Lo scenario indicato dalle novità legislative è stato anticipato, in Provincia di Firenze, dalla costituzione, nel 1996, della Conferenza Metropolitana Fiorentina (Co.Met.).

A fianco della Conferenza, che comprende Regione, Provincia, 29 Comuni e la Comunità Montana, è nata una Assemblea metropolitana, una sorta di Bicamerale, comprendente rappresentanti delle varie forze politiche che siedono in Consiglio provinciale, che ha lavorato in questi ultimi mesi sulle basi sulle quali costruire il nuovo governo metropolitano.
I risultati dell’attività dell’Assemblea sono stati sintetizzati in un documento, accompagnato da schede con le osservazioni dei singoli partiti, che è stato presentato ieri sera dal vicepresidente della Provincia (e presidente della Co.Met.) Riccardo Conti, nell’ambito di una seduta straordinaria del Consiglio provinciale interamente dedicata alle prospettive dell’area metropolitana.
"L’area metropolitana si colloca in quadro di riforma nel quale la Provincia di Firenze e la Comet svolgono un ruolo di primo piano - spiega Conti - Enti locali, forze economiche, Camere di Commercio dovrebbero promuovere gli stati generali dell’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia".

Il lavoro di valorizzazione delle autonomie locali può vantare due capitoli importanti, secondo Conti: nel primo sono scritte la costituzione del Circondario del Chianti e la riforma delle Comunità montane; nell’altro la promozione del Circondario regionale dell’Empolese, che il consiglio provinciale ha messo in condizioni di maggiore autonomia con l’approvazione di protocolli aggiuntivi.
Certo, problemi ci sono e il documento approvato dall’Assemblea metropolitana evidenzia luci e ombre.

"A fronte della complessità dei problemi -vi si legge - i confini territoriali, i poteri, le competenze tecniche e le risorse finanziarie delle singole istituzioni si presentano largamente inadeguati".
Da questo punto di partenza l’Assemblea indica una prima risposta in termini di costruzione di una "rete di cooperazione metropolitana". Sportelli unici per le imprese, uffici unificati per il collocamento e il lavoro, nuovi assetti della formazione professionali sono il terreno su cui la Provincia sta sperimentando questa idea di rete.
Proprio la Provincia, in attesa di altre soluzioni istituzionali, è indicata dall’Assemblea metropolitana come il soggetto di area vasta da valorizzare in questa fase, affermando peraltro che gli obiettivi sono quelli di semplificare i processi decisionali, trovare un equilibrio ragionevole fra esigenze di coordinamento e salvaguardia dei livelli di autonomia degli enti, riallocare le funzioni fra gli enti sulla base dei criteri di sussidiarietà e di adeguatezza, misurarsi con realismo con la sedimentazione storica dei poteri, riflettere sulle dimensioni territoriali ottimali nelle quali affrontare i singoli problemi.

Tutto questo nella consapevolezza del nuovo quadro che si è delineato in questi anni, nei quali sono cresciuti i ruoli delle Regioni e delle Province di pari passo con la consapevolezza da parte dei vari comuni della necessità di creare raccordi più stretti con leamministrazioni confinanti.
Ed ecco le posizioni dei singoli partiti.
Per An l’area metropolitana rappresenta uno strumento adeguato a gestire le trasformazioni urbane e territoriali ed è in grado di prefigurare alti livelli di produttività riguardo alle problematiche infrastrutturali.

Può già essere fatta una prima ipotesi di perimetrazione, comprendendo oltre a Firenze i comuni di Bagno a Ripoli, Scandicci, Signa, Lastra a Signa, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Calenzano, Fiesole, Pontassieve. In ogni caso criterio base per la costituzione del governo metropolitano dovrà essere l’adesione volontaria degli enti. Negativo il giudizio sull’idea che la Provincia così com’è si trasformi in area metropolitana "soltanto cambiando la targa fuori dall’uscio" e negativa anche la valutazione sull’esperienza della Co.Met., ritenuta solo rappresentativa dell’esistente e quindi insufficiente ed incapace di svolgere un ruolo propulsore.
Anche per il Ccd/Cdu è riduttivo continuare a puntare sulla Co.Met., ritenuta un organismo di coordinamento più politico che istituzionale e interno alle maggioranze di sinistra.

Occorre invece formalizzare una vera "Assemblea metropolitana" e trasformarla dalla prossima legislatura in un organismo costituente, che dovrà costruire il nuovo ente rappresentativo metropolitano, eletto a suffragio universale e chiamato a governare il territorio, che sarà definito dall’Assemblea con l’approvazione dei Consigli comunali, di quello provinciale e della Regione. Un ente nuovo, agile, capace di assicurare la gestione dei servizi nella efficienza e nella libera concorrenza, di meno burocrazia e più decisioni attuabili in tempi celeri.
Per il Pds invece il giudizio sulla Co.Met.

è che l'organismo deve proseguire nel suo lavoro di cooperazione e coordinamento amministrativo valorizzando la sua vocazione di espressione dei Comuni. La Provincia deve mantenere il suo ruolo di interlocutore all'interno della Co.Met. ma è opportuno che si ritragga dalla funzione fin qui esercitata cedendo ad un sindaco la presidenza dell'assemblea. E' inoltre necessario un ampliamento della visione strategica, che va allargata al rapporto con le Province di Prato e di Pistoia.
Del tutto innovativa la posizione di Forza Italia, che propone un forte ridimensionamento della politica a vantaggio dell'amministrazione.

Il progetto è quello della Città metropolitana guidata da un organo politico rappresentativo di un territorio (diviso in 9 distretti identificati in ragione del numero degli abitanti) composto da 18 membri, 9 dei quali al governo (governatori) e 9 all'opposizione (supervisori), in rappresentanza dei vincitori e dei vinti nella competizione elettorale (con sistema maggioritario puro in ogni distretto). Spariscono sindaci, assessori e consiglieri. I 13 Comuni identificati nell'area (Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Fiesole, Firenze, Impruneta, Pelago, Pontassieve, Rignano, San Casciano, Scandicci, Sesto Fiorentino e Vaglia) lasciano il posto ai distrett Centro, Nord, Nord-Est, Est, Sud-Est, Sud, Sud-Ovest, Ovest, Nord- Ovest).
Per il Partito Popolare deve esservi una corrispondenza fra la costituzione della Città Metropolitana e la soppressione della Provincia.

La "rilevante funzione" esercitata dalla Co.Met. non deve essere dispersa, bensì valorizzata. La Conferenza deve essere pertanto rafforzata e qualificata nella sua missione, ma dentro i confini ben delineati e non valicabili di strumento di concertazione istituzionale, evitando inutili duplicazioni o deleterie sovrapposizioni con il ruolo della Provincia. Il lavoro deve essere organizzato per sessioni tematiche, uffici metropolitani comuni devono definire le politiche comuni, uno specifico osservatorio deve seguire l'attuazione delle leggi Bassanini.
Infine Rifondazione presenta un progetto del tutto diverso, lamentando il fatto che il ruolo delle istituzioni elettive locali risulta diminuito in favore di organismi non fondati sul suffragio popolare (si citano gli Ato in materia ambientale - e quella dell'ambiente è per Rifondazione questione "ineludibile" - le Asl, le varie holding, le aziende ecc.) ove si compiono scelte decisive in piena autonomia dagli indirizzi e dal controllo degli Enti Locali.

La stessa "concertazione" negherebbe il valore del confronto sociale esaltando quello degli esecutivi e degli interessi economici. Tutto ciò ha come conseguenza: il rifiuto di nuovi organismi di 2° grado; la difesa di ogni organismo assembleare; l'affermazione della necessità di ampliare gli spazi di democrazia; il mantenimento di un ruolo forte dei Comuni delegando all'area metropolitana la sole funzioni effettivamente di area vasta; il recupero del concetto del sistema metropolitano Firenze-Prato-Pistoia; la riaffermazione dei principi di riequilibrio e policentrismo.
Il documento dell'Assemblea Metropolitana è stato anche sottoposto alla valutazione delle forze economiche.
Fra le prime osservazioni pervenute quelle, a firma del presidente di Assindustria Ginolo Ginori Conti, del Coordinamento delle associazioni d'impresa, che fanno riferimento ad un sistema riformatore che deve ripartire dai processi reali e dalle dinamiche economiche: i processi in atto, la globalizzazione, richiedono ai sistemi territoriali la capacità di mobilitare risorse finanziarie e tecnologiche per vincere l'aspra competizione fra le varie aree territoriali, giocata in termini di infrastrutture e servizi.

Per le imprese non appare possibile tenere insieme il rilancio della questione metropolitana e il rafforzamento dell'ente Provincia. Al contrario la Città Metropolitana potrebbe partire da un nucleo di Comuni della prima e della seconda cintura, con la Provincia che resta con competenze sulle aree rimaste escluse. In questa dimensione rimarrebbero in piedi il Circondario Empolese e potrebbe aversi una semplificazione dei comuni nel Valdarno Superiore Fiorentino e nel Mugello. La Città Metropolitana dovrebbe avere poteri e competenze di governo e non di gestione e disporre di risorse finanziarie ed umane adeguate e di strumenti operativi efficienti.
La Camera del Lavoro di Firenze è intervenuta indicando nella questione metropolitana la leva per l'avvio di una nuova fase di sviluppo di sistemi economici locali del nostro territorio.

In questa direzione sono andate Cgil, Cisl e Uil, che hanno presentato una piattaforma territoriale metropolitana. Per la Cgil sono maturi i tempi per procedere ad azioni di riforma delle procedure della programmazione regionale, partendo dal riconoscimento del ruolo strategico dell'area della Toscana centrale (Firenze, Prato, Pistoia, Empolese- Valdelsa, Valdarno fiorentino) e superando l'idea ormai datata della programmazione unicamente per settori. Auspicabile infine un maggior ruolo di riferimento del Comune di Firenze.

Con l'accortezza di compiere una scelta di autorevolezza che sia utile a rendere fattiva la collaborazione fra gli enti territoriali, promuovendo società di scopo e affinando omogenee politiche economiche e di inclusione sociale.

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