Voci fuori campo: al “Laboratorio Belvedere” da Milano e da Parma

A Forte Belvedere il primo ritrovo oggi di ‘custodi della collina’, mentre fioccano nuovi convinti sostegni alla tutela

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 giugno 2021 20:15
Voci fuori campo: al “Laboratorio Belvedere” da Milano e da Parma
Edvard Munch, 1893, L'urlo

Portano la firma dello scrittore e drammaturgo Angelo Gaccione, e quella dell’urbanista Paolo Ventura, i contributi ‘fuori campo’ che Idra recapita oggi nella cassetta della posta della giunta di Palazzo Vecchio mentre si svolge sul campo il primo incontro itinerante di ‘custodi della collina’. “Si aggiungono – commentano i cittadini attivi d’Oltrarno - ulteriori prove dell’interesse e della passione che la città suscita nell’animo di chi arriva a conoscerla, e quindi ad amarla e a volerla proteggere”.

La prima è la testimonianza dello scrittore e drammaturgo calabrese Angelo Gaccione, che vive e lavora a Milano ma “con Firenze ha un legame profondo, e - come istintivamente - riconosce nella discussione che i cittadini hanno tentato di aprire anche con l’Amministrazione comunale un valore di democrazia indispensabile al buon governo della città”.

Ieri Gaccione ha pubblicato sul giornale di cultura che dirige, “Odissea”, a cui collaborano prestigiose firme italiane e internazionali, il suo Io sto con Firenze e la sua salvaguardia. Fino alla vittoria di questa battaglia e di quelle che verranno”. Una bella iniezione di ottimismo che certo non dispiacerà ai protagonisti della maratona oratoria civile svoltasi a fine maggio davanti a Palazzo Vecchio!

La seconda testimonianza proviene da Parma, da un esperto di Tecnica e Pianificazione urbanistica, Paolo Ventura, che “proprio nel merito del comportamento a Firenze degli uffici comunali competenti ravvisa la presenza di atteggiamenti quanto meno contraddittori e, nella fattispecie del caso di Costa San Giorgio, un censurabile contrasto con gli stessi obiettivi fatti propri dallo strumento vigente”. L’operazione Variante Costa San Giorgio è considerata “contraria agli obiettivi urbanistici di limitare la terziarizzazione, la mono-funzionalità turistica e la privatizzazione dei residui nodi di pregio del centro storico di Firenze”.

Prossimamente in arrivo – dal dossier raccolto in occasione e a seguito della maratona – il punto di vista di Marco Massa, architetto, già professore ordinario di Urbanistica all’Università di Firenze, e quello di Lorenzo Orioli, agronomo funzionario di Stato, già docente a contratto all’Università di Firenze.


PER FIRENZE COME UOMO E COME SCRITTORE

Sarebbe facilissimo per me motivare la mia adesione al “Manifesto” di Idra, all’Oratoria civile della Maratona svoltasi davanti a Palazzo Vecchio, dicendo semplicemente che ho messo al primo posto gli interessi collettivi rispetto a quelli privati o di pochi, sin da quando ero un ragazzo. La coscienza pubblica in me si è formata prestissimo e non ha mai derogato dal suo compito morale. Sono giunto ora ad un’età “tarda” e posso dire di aver sposato tutte le cause impossibili; tantissime cause “perse”, che la testardaggine dei miei compagni d’avventura ha reso vincenti con l’ostinazione e con la lotta.

Potrei citarne qualcuna: l’abolizione della pena capitale, la difesa per l’acqua pubblica, la chiusura delle centrali nucleari. Abbiamo costretto alle dimissioni uomini di potere, impedito alcuni scempi urbani, obbligato alla custodia di altri beni minacciati. Potevo, dunque, non essere della partita? La mia penna è stata sempre al servizio della tutela del paesaggio, delle memorie storiche, della salvaguardia di quanto di prezioso ci è stato lasciato in eredità perché integro possa essere tramandato.

Si è opposta e continua ad opporsi ad ogni abuso, ad ogni stravolgimento, ad ogni bruttura, ad ogni manomissione, ad ogni mercificazione. Una vita intera di intellettuale schierato, di scrittore il cui obbligo morale è di parlare, scrivere, testimoniare. Non so più quanti scritti abbia prodotto in più di mezzo secolo su questi argomenti. In 18 anni di vita di “Odissea” ci siamo sempre schierati ed abbiamo dato voce a tutte le iniziative e a tutti i comitati impegnati in difesa del territorio e dei beni comuni, contro i divoratori, gli speculatori, i mercificatori.

I beni artistici ed ambientali, in molti luoghi del nostro bellissimo e mortificato Paese, sono divenuti “cosa loro”. I Comuni, e i loro gestori, hanno dimenticato il senso stesso di questa parola. Comune vuol dire che i beni appartengono alle comunità, ai cittadini tutti, non ad una ristretta consorteria che può disporne a piacimento. Siamo arrivati al punto che amministratori di beni pubblici di vario livello mettono in vendita palazzi storici, intere isole, contenitori dismessi, ospedali, caserme, o accordano generose concessioni, o avallano ghiotte rendite di posizione, come se fossero di loro personale proprietà, senza dover rendere conto a chicchessia, e senza che giuristi e diritto intervengano a difendere le comunità da queste usurpazioni e oscene spoliazioni.

Potrei dare forza alla mia allocuzione dicendo che dove non c’è opposizione c’è corruzione, e ribadire così l’obbligo della vigilanza attiva. E stigmatizzare con questo mio aforisma quanti “pretendono un mondo migliore, ma non muovono un dito perché lo diventi”. Potrebbe bastare questo, ed omettere che Firenze resta una delle città dove ho più a lungo soggiornato. Che l’ho esplorata in ogni anfratto, che vi ho ambientato una parte significativa di un romanzo. Che sono stato amico di uno dei suoi più innamorati cantori, lo scrittore Vasco Pratolini, amico di Cassola, con cui fondammo proprio a Firenze, al Circolo Rosselli, la Lega per il Disarmo.

Che al Caffè delle Giubbe Rosse mi sono recato spesso per incontrare amici letterati e ascoltare i versi di poeti. Che le colline di Firenze sono state la Casa della poesia di Alberto Caramella frequentata anche da Mario Luzi; che Firenze è il Gabinetto Vieusseux di cui ho scritto, è il critico ed ispanista Oreste Macrì collaboratore della nostra “Microprovincia”, è il Premio Fiesole che mi è stato attribuito, è la presentazione di alcuni libri, è l’accoglienza di persone ospitali che non ho dimenticato, e tanto, tanto altro ancora.

Dunque, io sto con Firenze e la sua salvaguardia. Fino alla vittoria di questa battaglia e di quelle che verranno.

Angelo GACCIONE

scrittore, Milano


Su sollecitazione dell’amico e maestro Giovanni Fanelli, aderisco con convinzione al manifesto in oggetto.

Sottolineo in particolare la mia disapprovazione nel comportamento degli uffici competenti l’urbanistica e l’edilizia privata del Comune di Firenze, che risulta:

  • inutilmente repressivo sulle piccole opere - ne ho avuto diretta testimonianza nella redazione di una perizia di parte per un procedimento sanzionatorio con minaccia di demolizione, relativo ad un recupero residenziale del sottotetto in una palazzina del primo novecento in Via Cirillo ritenuto colpevole di un parziale innalzamento della copertura di soli 20 cm, non visibili dalla strada, motivati dall’ispessimento del solaio per la coibentazione;
  • di favore per i cosiddetti nefasti grandi progetti. Di questi tipi di intervento sono testimone in quanto autore di due perizie richieste dalla Procura della Repubblica di Firenze sulle ristrutturazioni di palazzo Tornabuoni e della sede Ferragamo in palazzo Spini Feroni e unità edilizie adiacenti, a mio avviso autorizzate in difformità dalle stesse normative urbanistiche ed edilizie del Comune di Firenze.

Non conosco nei dettagli il progetto di ristrutturazione dell’ex Scuola di sanità militare, ma, come ben sottolinea Giovanni Fanelli, l’operazione è contraria agli obiettivi urbanistici, peraltro fatti propri, temiamo solo a parole, dallo strumento vigente, di limitare la terziarizzazione, la mono-funzionalità turistica e la privatizzazione dei residui nodi di pregio del centro storico di Firenze.

Paolo VENTURA

professore ordinario a r. di Tecnica e Pianificazione urbanistica all’Università di Parma

Corso di pianificazione e rigenerazione urbanistica al corso di laurea in Architettura

Rigenerazione e Sostenibilità

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