Omicidio-suicidio nella notte in via di Brozzi, dove stamani all'interno di un appartamento sono stati trovati dai vigili del fuoco tre cadaveri, di una coppia di coniugi e della loro figlia portatrice di handicap. Protagonista del folle gesto l'uomo che ha rivolto il fucile da caccia verso le donne e poi verso se stesso.
La moglie, Sabrina, era una donna immersa in una rete di relazioni e amicizie. La ricordano alla Comunità di Sant'Egidio, all'Unitalsi, alla cooperativa Barberi, gli amici della parrocchia e della casa del popolo, i residenti della zona, i colleghi di lavoro al Quartiere 5. Tutti sapevano della sua capacità di dipingere. Aveva esposto i suoi quadri alle mostre allestite dalla scuola di pittura della Comunità di Sant'Egidio – l'ultima delle quali a Palazzo Davanzati. Sue opere sono pubblicate anche nei cataloghi realizzati in occasione delle mostre: "I quadri dicono molto di lei, delle sue passioni -ricordano in via della Pergola alla Comunità di Sant'Egidio- In Iqbal, ad esempio, aveva rappresentato un bambino afghano al lavoro per invocare il diritto all'educazione e all'istruzione.
E’ un’opera che fa riflettere e invita a non perdere la speranza in un domani migliore. La tecnica pittorica utilizzata era quella delle mascherine con pennello e spugna. La stesura compatta del colore e al tempo stesso il particolare risalto delle sfumature erano dovuti alla familiarità di Sabrina con questa tecnica che le aveva permesso di superare le difficoltà manuali dovute a una tetraparesi. Nel 2007, partecipando a una conferenza a Napoli, aveva conosciuto Ceija Stojka, una signora Rom che le aveva raccontato di essere stata deportata e tenuta prigioniera nei campi di concentramento di Auschwitz e di Ravensbruck.
Sabrina aveva voluto rappresentare la vita della sua amica prigioniera nelle baracche del campo, costruendo con pezzi di cartone delle sagome e montandole su una tavola di compensato. Il colore nero rappresentava la prigionia, mentre la luce era il momento della liberazione, ma anche la speranza che non si era mai spenta in Ceija, aiutandola a sopravvivere in quei giorni terribili. Una bella foto raffigura Sabrina e Ceija insieme, felici con le loro amiche, immerse nella belleza di quell’incontro.
Chi ha conosciuto Sabrina, la ricorda così. Era un'artista che traeva gli spunti delle sue opere dalle conoscenze dirette, dai rapporti personali che coltivava con cura e passione, dalle tante amicizie che la circondavano. Il laboratorio che frequentava si chiama proprio Laboratorio d'arte degli Amici della Comunità di Sant'Egidio, e Sabrina ne era una degli artisti più fedeli".
“Quello che è accaduto in via di Brozzi mi ha colpito profondamente. E non solo per la tragedia che si è consumata all’interno di una famiglia. Sabrina era una dipendente del Comune, molto apprezzata dai colleghi e amata dagli assistenti sociali e dalle associazioni di volontariato che la seguivano. Ai familiari colpiti da questo lutto il mio cordoglio, quello dell’Amministrazione e di tutta la città”. È quanto dichiara il sindaco Dario Nardella dopo aver appreso dei decessi avvenuti questa mattina in via di Brozzi. “Sabrina lavorava al Quartiere 5, tutti la ricordano come una persona gioviale e attiva. Prenderemo contatti con i familiari per dare la nostra disponibilità a occuparci del funerale” conclude il sindaco Nardella.