Tante castagne così, belle e sane, non si vedevano da tantissimi anni. Almeno una decina secondo i castanicoltori e sicuramente prima della diffusione su larga scala del cinipide Galleno nel 2008 che dopo pochi anni avrebbe quasi azzerato la produzione di marroni e castagne rischiando di mandare a gambe all’aria un settore che conta almeno nove mila aziende agricole quasi esclusivamente a conduzione famigliare.
Dal Mugello alla Lunigiana, dalla montagna aretina a quella amiatina e pistoiese, dalla Garfagnana all’Alta Versilia è una stagione d’oro per la regina del bosco, l’ultimo dei frutti estivi raccolto proprio in questi giorni tra le selve. Clima favorevole (finalmente) e le giuste quantità di piogge nel momento più opportuno della maturazione dei ricci, porteranno ad un incremento del 40% del raccolto un po’ in tutta la regione. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dell’analisi dell’Associazione Nazionale Città del Castagno che monitora costantemente le aree di produzione.
Lo sbuffare dei camini degli antichi seccatoi, tanti quelli riattivati negli ultimi anni dalle nuove generazioni di castanicoltori, segnano il risveglio di una filiera ancora oggi vitale per molte comunità rurali e una fonte di reddito indispensabile per gli agricoltori in territori dove non tutte le colture sono possibili. “C’è un ritorno potente alla castanicoltura. Tanti giovani e tante imprenditrici sono tornati nei boschi per recuperare e valorizzare i castagneti, molti dei quali abbandonati, trasformando quella che era una coltura legata alla sopravvivenza delle popolazioni in un volano economico turistico, enogastronomico e sociale.
– spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – La multifunzionalità, voluta da Coldiretti, è lo strumento che ha permesso di dare una lettura moderna al nostro settore permettendo anche alla castanicoltura di andare oltre la sola produzione e la trasformazione in farina e prodotti alimentari derivati permettendo ad aziende agricole ed agriturismi di esplorare nuove opportunità soprattutto in ambito turistico e didattico. Esperienze sempre più ricercare dai turisti e dalle famiglie: un modo diverso e al passo con i tempi per vivere il bosco, apprezzare i suoi frutti e sostenere le aree interne”.
La stagione molto positiva è stata favorita dalle piogge generose di agosto che, come per l’esplosione dei funghi, è stata molto utile alla fruttificazione dei castagni. La conferma arriva dall’associazione Città del Castagno nella sua analisi che parla di una “grande fioritura dei castagni in primavera seguita da una buona allegagione che ha permesso la formazione di tanti ricci”. “Condizioni ben diverse dalla siccità estiva del 2024 che aveva favorito, al contrario, la caduta a terra dei frutti con conseguente riduzione delle quantità. Sia per le castagne che per marroni si prevede dunque una buona produzione, scarsità di bacato e attualmente mancanza di marciume gessato (Gnomoniopsis castanea)”.
La Toscana può sfoggiare ben cinque produzioni a denominazione di origine: tre per le castagne - il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop e la Castagna del Monte Amiata Igp - e due per le farine - Farina di Neccio della Garfagnana DOP e la Farina di Castagne della Lunigiana DOP - per cui si prevede una buona produzione. La farina è ottenuta attraverso un processo secolare che prevede l’essiccatura lenta e la macinatura nei mulini delle castagne. Un prodotto molto richiesto e duttile, un tempo ingrediente principale dell’alimentazione delle popolazioni più povere – da qui l’appellativo di pane dei poveri - destinata alle filiere alimentari e alla ristorazione agrituristica.
Due delle tre attuali denominazioni presenti in Italia per la farina sono legate ad aree di produzione toscane: la Lunigiana e la Garfagnana appunto. La buona produzione di quest’anno non chiuderà purtroppo, come sempre più spesso sta accadendo, le porte del nostro mercato alle castagne straniere provenienti da Turchia, Grecia, Spagna e Portogallo. Ragione per cui Coldiretti Toscana è tornata sugli scudi chiedendo di difendere un settore già molto fragile dalla concorrenza sleale aumentando l’intensità dei controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori una volte finite dentro le cassette.
Ancora peggiore è – spiega Coldiretti Toscana - la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate.
Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, la Coldiretti Toscana suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Molto importante il ruolo di mercatini di Campagna Amica così come sagre e feste di paese che in queste settimane animano borghi e paesini dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.
Per unire l’utile al dilettevole sono in crescita le aziende agricole che propongono, a fianco della raccolta, numerose attività didattiche e ricreative come il primo percorso di terapia forestale da fare a piedi nudi immersi fra i castagneti realizzato da un’azienda di Castel del Piano sul monte Amiata. Un percorso di benessere unico nel suo genere che connette le persone con la vita del bosco e con l’ambiente attraverso il contatto dei piedi con i loro elementi come il legno, la terra e le pietre levigate dall’acqua del ruscello.
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