di Paolo Rognini
Al via la 56° edizione del teatro povero di Monticchiello. Una tradizione che si rinnova nella medioevale piazza della Commenda. Il teatro povero di Monticchiello è ideato, discusso e recitato dagli abitanti-attori in questo splendido angolo di paradiso della rinomata Val d’Orcia.
“Ultima chiamata” è il titolo di questa nuova edizione che vede una drammaturgia partecipata dagli abitanti del paese. Il tema di quest'anno si interroga su questioni cruciali per la comunità e in cui chi guarda può di riflesso riconoscersi e ritrovarsi.
"Ultima chiamata" parlerà degli ultimi anni nei quali si stanno sgretolando le certezze di un mondo opulento - il lato fortunato - che via via sta assistendo a livelli di precarietà sempre più tangibili e mai conosciuti dalle giovani generazioni. Crisi climatiche, pandemie, difficoltà economiche, esaurimento delle risorse energetiche… "Arriverà il momento, pagheremo dazio, si è tirata troppo la corda..." dirà uno dei protagonisti.
Niente di nuovo sotto il sole. Ed ecco anche qui riaffacciarsi la guerra, che torna ad avvicinarsi nella sua brutalità solo imbellettata dalla tecnologia; con essa si fa strada la poetica del declino: un salto indietro, un arretramento. Quasi una regressione.
Ritornano le parole "Austerità, frugalità, semplicità", più che virtù potrebbero divenire impellenti necessità. Ma dietro alla lunga catena di eventi che ha portato tutto questo, alla fine, c'è sempre una cosa semplice: la nostra capacità di scegliere se ascoltare o iniziare a parlare... Se usare un filo per dividere ancora una parte dall'altra, o usarlo per cucire e tenere assieme... "Ultima chiamata", dunque. O, forse, chissà...
