Teatro della Toscana: inaugurata alla Pergola la mostra "Pagine al Vivo"

20 anni di manifesti per il teatro dell'affabulatore visivo Walter Sardonini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 marzo 2018 23:40
Teatro della Toscana: inaugurata alla Pergola la mostra

Inaugurata nella Sala Oro del Teatro della Pergola di Firenze la mostra di Walter Sardonini Pagine al Vivo – Manifesti per il teatro 1997/2018Una rassegna di vent’anni di opuscoli, brochure, programmi di sala, manifesti degli spettacoli prodotti e delle annuali campagne abbonamenti della Fondazione Teatro della Toscana, di cui Sardonini è il Responsabile del Sistema di identità visiva istituzionale, unitamente all’attività per il Festival Fabbrica Europa. “Dare volto a una rappresentazione, a un festival, a una stagione di prosa – afferma Walter Sardonini, tra i fondatori di SocialDesign, studio fiorentino di architetti e graphic designer – significa arricchire quegli eventi di uno sguardo, di una pennellata, cercando dunque di non riprodurre qualcosa esattamente com’è stato già “dipinto” o lo sarà, ma di portare nello scambio intellettuale un’ulteriore inquadratura.

Stimolando la riflessione”. La mostra è aperta fino al 22 aprile nei soli orari di spettacolo. Ingresso libero per i possessori di biglietto.

La collaborazione ventennale di Walter Sardonini con il Teatro della Pergola, il Festival Fabbrica Europa, il Centro per la Ricerca e la Sperimentazione Teatrale, la Fondazione Teatro della Toscana, supportata da un immaginario sempre vitale e articolato, costituisce un’anomalia nel panorama italiano e mostra la convinzione di dare continuità a un’esperienza civile, a tratti irripetibile. Un’azione che ha contribuito alla consapevolezza che anche grazie alla comunicazione della cultura e dei servizi si può costruire il tessuto connettivo che definisce l’identità della collettività sociale.

Vent’anni di progetti, ora raccolti nella Sala Oro del Teatro della Pergola con la mostra Pagine al Vivo – Manifesti per il teatro 1997/2018, testimoniano sia affiatamento culturale con le istituzioni, che capacità di strutturare e articolare un proprio linguaggio visivo ricco di complessità. La sequenza, non temporale, in cui sono proposti opuscoli, brochure, programmi di sala, manifesti degli spettacoli prodotti e delle annuali campagne abbonamenti, rivela i diversi linguaggi che caratterizzano le specificità dei teatri, mentre gli accostamenti marcano le scelte di segno, funzionali all’identificazione delle diverse attività.

Sardonini si occupa di pittura e arti visive terminati gli studi classici. Parallelamente all’attività artistica ed espositiva comincia a lavorare nel settore della comunicazione, sempre con lo sguardo rivolto ai maestri della pittura che lo hanno ispirato (Chagall, Klee, Kandinskij, Feininger) e ai designer che hanno fatto la storia della grafica (Albe Steiner, Max Huber, John Alcorn, Emanuele Luzzati, Mario Cresci, Roman Cieslewicz, i Grapus e molti altri ancora). Ha ben chiaro il proprio approccio progettuale: la comunicazione di un’opera teatrale non può essere compendiata da un’unica immagine. Un’opera contiene molte variabili, non ultima la predisposizione di ogni spettatore. Da tali considerazioni scaturisce la convinzione che il manifesto non debba restituirne un unico momento per quanto significativo, ma che abbia la responsabilità di trasportare l’immaginazione verso il sogno, di suscitare desiderio.

Nella gran parte i materiali in mostra sono caratterizzati da grandi immagini oniriche – vere e proprie visioni – costituite da singoli elementi in relazione/sovrapposizione: si tratta di manifesti da osservare con sguardo frontale, cosi come si osserva la scena teatrale. Lo spettatore si trova al cospetto di un caleidoscopio di attimi prossimi o remoti nel tempo e nello spazio. La costruzione di un sistema complesso di frammenti di realtà tra loro intersecati apre lo sguardo alla percezione tridimensionale dello spazio e la mente alla simultaneità del tempo.

Significativa la presenza di manifesti caratterizzati, invece, dal protagonismo del lettering, che in questo caso diventa il soggetto della comunicazione. Mentre l’immagine può essere colta sia nel suo insieme che nel dettaglio e l’occhio può muoversi liberamente in più direzioni, la scrittura esige che lo sguardo proceda secondo un andamento e un tempo prestabiliti, essendo immagine e testo in un unico segno. In tali lavori talvolta il lettering cede il passo alla grafia, segno intimo, ‘pre tipografico’: favorisce una percezione confidenziale e supporta altri segni o disegni, suggestioni contemporanee o evocative.

Attraverso la considerevole rassegna di immagini di Pagine al Vivo – Manifesti per il teatro 1997/2018, Walter Sardonini conferma le sue doti di ‘affabulatore visivo’ (già così definito da Mario Cresci e Omar Calabrese), individuando per noi la chiave di accesso alla magia del teatro.

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