Sicurezza sul lavoro: secondo Confartigianato una Caporetto

Preoccupante anche la tendenza ad aprire e chiudere a ritmo vorticoso: è anche così che si eludono sicurezza lavorativa e regolarità fiscale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 febbraio 2015 20:53
Sicurezza sul lavoro: secondo Confartigianato una Caporetto

Sono stati presentati agli operatori del settore i risultati dei primi 4mesi (settembre-dicembre 2014) di operatività del progetto Lavoro sicuro, la campagna di controlli mirati sulle aziende cinesi di Prato e dell’area vasta Firenze-Empoli-Pistoia finanziata dalla Regione Toscana e svolta in collaborazione con Asl, enti locali, magistratura e forze dell’ordine che, dal 2014 al 2016, intende passare al setaccio tutte le 7.700 imprese cinesi manifatturiere censite sul territorio, attive soprattutto nei settori abbigliamento, pelletteria e mobile.

“Una Caporetto per il sistema di legalità del nostro territorio: il 67% delle imprese controllate (1.096 in valore assoluto) è risultato infatti non essere in regola con le norme che tutelano la sicurezza sul posto di lavoro. È se la situazione più drammatica è quella della provincia di Prato con l’80% delle imprese controllate fuori regola, Firenze ed Empoli preoccupano moltissimo con, rispettivamente, il 54% e il 68% di imprese non a norma” dichiara Gianna Scatizzi, presidente di Confartigianato Imprese Firenze.

Apprezziamo il Progetto e il grande sforzo con cui, finalmente, enti ed istituzioni locali accolgono le richieste avanzate da tempo da Confartigianato e da tutta l’imprenditoria ‘sana’, italiana e straniera. All’origine di tragedie come quella di Prato di dicembre 2013, della mancata sicurezza dei lavoratori, della concorrenza sleale verso le imprese che rispettano le norme c’è infatti la facilità con cui possono insediarsi sistemi illegali di produzione nei nostri territori. È su questo terreno che occorre intervenire. L’obiettivo di tutti deve essere non dare più alibi all’illegalità ed è proprio in questa direzione che si muove il progetto della Toscana” prosegue Scatizzi.

Approfondimenti

Il basso numero di imprese controllate in provincia di Pistoia (31) non consente di delineare trend precisi per l’area, che, al momento, registra comunque la presenza di imprese non a norma nel 52% dei casi.

Le cause più frequenti di irregolarità sono quelle relative alla mancata sicurezza di macchinari ed impianti elettrici (insieme, quasi il 70%). Seguono dormitori (14%) e cucine abusive (8%) e presenza di bombole a gas (4%).

A preoccupare Confartigianato anche l’elevato numero di aziende cinesi che, al momento dei controlli, sono risultate chiuse (142, il 13% dei controlli in programma).

“La tendenza delle imprese cinesi ad aprire e chiudere a ritmo vorticoso vanifica infatti molti degli sforzi profusi per garantire sicurezza lavorativa e regolarità fiscale. In base ai dati di Unioncamere relativi al periodo 2011-2013, quasi un’impresa su tre ha cessato l’attività entro i primi due anni dall’iscrizione: è più che mai necessario individuare correttivi a tale fenomeno, anche sul piano delle norme e dei regolamenti” conclude Scatizzi.

“Il progetto – informa Fabio Boretti, responsabile dell’Ufficio sicurezza sul lavoro di Confartigianato - prevede anche che le aziende gestite da imprenditori cinesi non a norma dal punto di vista della sicurezza che intendono ‘uscire spontaneamente allo scoperto’ possano farlo ed evitare l’ispezione nella fase iniziale, a condizione però di mettersi in regola in brevissimo tempo, sotto la supervisione delle associazioni di Categoria. Per maggiori informazioni le aziende interessate possono rivolgersi ai nostri uffici ai numeri 055.7326964-65-77-68”.

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