Sant'Orsola, viva la curiosità: chi ha reso ancora interessante il rudere di Firenze

Se non fosse stato per la campagna di scavi della Provincia di Firenze oggi sarebbe un oltraggio al pudore

Antonio
Antonio Lenoci
29 ottobre 2018 14:47
Sant'Orsola, viva la curiosità: chi ha reso ancora interessante il rudere di Firenze

 Tanti i visitatori che ancora una volta, negli ultimi anni, hanno colto l'occasione di poter varcare le porte dell'ex Monastero delle orsoline per sbirciare dentro e curiosare tra ciò che resta della storia di Firenze. Per questa curiosità ci sono persone da ringraziare.I tour organizzati per il 27 e 28 ottobre hanno portato fiorentini e non ad affacciarsi lì dove tutti i giorni si volta lo sguardo per non vedere. Le visite sono in programma anche il 3, 4 e l'11 novembre, alle 10.30, 11.30, 14.30 e 15.30.Le visite seguono l'installazione dei pannelli informativi riguardo i lavori di riqualificazione che la Città Metropolitana di Firenze ha deciso di sostenere per riparare tetto e facciate. Ma chi ha permesso di mantenere accesa la curiosità per Sant'Orsola? Ci sono due nomi che le cronache hanno più volte battuto ed ai quali si deve la sopravvivenza dell'ex monastero: Silvano Vinceti e Stefano Giorgetti. Il primo è il presidente del Comitato per la salvaguardia del patrimonio che ha proposto, tra lo stupore e lo scetticismo, di avviare una campagna di scavi alla ricerca dei resti mortali di Lisa Gherardini del Giocondo, il secondo l'assessore della Provincia di Firenze, oggi assessore alla Mobilità del Comune di Firenze, che ha avuto il compito di seguire gli scavi supervisionati dalla Soprintendenza.Una campagna archeologica dall'alto richiamo mediatico e capace di concentrare all'interno di un rudere le telecamere di molti paesi del mondo attirati dal nome di Leonardo Da Vinci, dalla modella che avrebbe ispirato la Gioconda e da tutta una serie di cripte scoperte sotto un pavimento che non aveva più nulla da raccontare.  Silvano Vinceti era ben consapevole della pubblicità che l'operazione avrebbe prodotto per il centro storico di Firenze e per quella struttura abbandonata in particolare.

Come la storia insegna, il cinico sarcasmo fiorentino sfoderato per l'occasione, finisce ancora una volta per raccogliere (immeritati) frutti a distanza.Se Sant'Orsola oggi mantiene un briciolo di appeal e se è nota nel mondo, non lo si deve agli usi dell'ex monastero nel tempo, da manifattura tabacchi a ricovero, né ai lavori edili che l'hanno sventrata per realizzare una rimessa di veicoli militari, ma è dovuto a quella campagna di scavo. L'auspicio dei fiorentini e dei rionali che ancora abitano il quadrilatero dove si trova la casa natia di Carlo Lorenzini, padre di Pinocchio, è che oggi possa ancora intervenire una mano privata in soccorso di un bene tanto impegnativo quanto prezioso.

L'alternativa della demolizione ha albergato nei pensieri di qualcuno, ma si tratta ancora della decisione estrema.L'investimento è importante si era fatta avanti l'ipotesi di una cordata di imprenditori guidata da Andrea Bocelli. Il progetto più utile per la collettività potrebbe non combaciare, come spesso accade, con la necessità del privato di rientrare dell'investimento. Ma il risultato dell'indecisione è spesso il crollo strutturale.  Con le opere messe in cantiere dalla Città Metropolitana e destinate alla conservazione strutturale del bene non muore, ma viene rilanciata, l'opportunità di dare un futuro funzionale al buco nero che dagli anni '80 risucchia l'intero rione che ha assistito alla nascita ed all'ascesa della famiglia Medici, curandone ancora oggi le magnifiche spoglie.

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