Sanità: la parola ancora agli ex presidenti della Regione

Vannino Chiti, Enrico Rossi e Claudio Martini hanno fornito le loro ricette in audizione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 ottobre 2021 23:50
Sanità: la parola ancora agli ex presidenti della Regione

Firenze - Si è concluso con l’audizione dei tre ex presidenti della Regione Toscana, Vannino Chiti, Enrico Rossi e Claudio Martini il percorso di ascolto organizzato, nell’ambito degli Stati generali della salute, dalla commissione Sanità presieduta da Enrico Sostegni (Pd). I tre presidenti hanno parlato a lungo, fornendo come ha sottolineato Sostegni “una serie di spunti assolutamente preziosi che riprenderemo nella proposta di risoluzione che la commissione sta elaborando una volta finita la fase di ascolto”.

Vannino Chiti ha sottolineato l’importanza di confrontarsi “perché il mondo, anche a causa del Covid, sta cambiando e bisogna verificare l’impianto dell’organizzazione sanitaria, così come sta cambiando la composizione demografica: l’invecchiamento della popolazione e la presenza dei nuovi cittadini italiani pongono esigenze diverse”.

Secondo l’ex presidente le Regioni negli ultimi anni si sono ripiegate su se stesse, mentre su grandi temi come la salute devono riacquistare un ruolo di iniziativa. “La Toscana deve rendersi protagonista di un risveglio delle Regioni”, ha auspicato. Tanti i temi su cui puntare, come il potenziamento del personale medico e infermieristico, decimato da tredici anni di blocco delle assunzioni. L’Italia dovrebbe assumere centinaia di migliaia di infermieri, ha spiegato Chiti, per porsi al pari dei paesi vicini, Francia, Austria e Svizzera. O sul tema delle privatizzazioni e del welfare aziendale. “Se si va verso il sistema delle assicurazioni sanitarie questo – ha detto –, dobbiamo chiedercelo, produce o no disuguaglianza?”

Enrico Rossi ha ripercorso tappe e motivazioni di molte scelte effettuate nel corso del suo mandato. A cominciare dalla costituzione dei dipartimenti di area vasta, “perché dovevamo far fronte a pesanti tagli di spesa nazionali e razionalizzare il sistema”. Si è fatto riferimento, ha detto Rossi, alla dimensione di 1,2 milioni di abitanti come bacino per fare una corretta organizzazione di tutte le varie prestazioni specialistiche e alla presenza di un'azienda ospedaliera in riferimento a ogni azienda sanitaria. “È stato un percorso di grande maturazione – ha detto – abbiamo rotto delle nicchie, gli schemi dei piccoli ospedali ripiegati su se stessi, spesso provocando reazioni. Ma i risultati delle cure di molte patologie sono migliorati, non abbiamo chiuso piccoli ospedali negli ultimi 15 anni e abbiamo costruito molti ospedali nuovi”.

Per quanto riguarda il futuro, secondo Rossi la pandemia ha insegnato alcune cose. “Innanzitutto bisognerebbe mettere sotto scorta un po’ di posti letto di acuti, e di media e bassa intensità, e fare ogni tanto delle esercitazioni di emergenza”. Ma soprattutto, “la strategia su cui puntare è il territorio, che è rimasto debole”. “Per la prima volta – ha detto l’ex presidente – il Pnrr destina più soldi al territorio e agli ospedali. E su questo c’è da investire e studiare tanto, a iniziare dal ruolo delle case di comunità.

La parola d’ordine deve essere migliorare i servizi di prossimità, prevedendo più cure intermedie perché è bene che gli ospedali rimangano a disposizione per le cure specializzate”. E questo mettendo insieme sociale e sanitario. È inutile, ha ricordato Rossi come esempio, stabilire di effettuare più sanità a domicilio per gli anziani se poi non c’è chi gli anziani li guarda 24 ore su 24. Infine Rossi ha messo l’accento sull’importanza di avere uno strumento che prenda in carico tutte le politiche che riguardano la salute, cosa provata a fare con la Società della salute.

Claudio Martini si è concentrato su alcuni temi generali “osservati dal mio punto di vista defilato”, partendo dal fatto che “in Toscana sanità e sociale sono per i cittadini un elemento fortemente identitario, nel bene e nel male, perché si percepisce la presenza di un modello proprio e unico”. La chiave, ha detto Martini, è sempre cercare il difficile equilibrio tra esigenze diverse nell’ottica di garantire la qualità del servizio, la sua accessibilità da parte di tutti, e infine auspicabilmente la gratuità. Equilibrio che spesso rappresenta una sfida, come ad esempio quello tra l’esigenza, intensificatasi dopo il Covid, di fornire più cure a domicilio ma anche di garantire un loro livello qualitativo alto.

“Dobbiamo tenere presente – ha sottolineato ancora l’ex presidente – che molte persone vivono la sanità come uno dei pochi strumenti che possono combattere la diseguaglianza sociale, insieme alla scuola e alla cultura”. Così come saranno importanti i cambiamenti che la pandemia farà emergere nella domanda di prestazioni sanitarie. Martini si è soffermato infine in particolar modo sul rapporto tra Regione, sistema sanitario e cooperazione sociale. “Un settore – ha ricordato – che si occupa di tante cose ma che è in forte difficoltà a causa della pandemia”. Da qui la sua richiesta di ragionare su come valorizzare un ambito vitale per la nostra regione, partendo dalla coprogettazione e cercando di favorire l’aggregazione delle realtà per la partecipazione ai bandi. “Altrimenti assisteremo alla scomparsa di un patrimonio toscano”, ha concluso.

“Con la giornata di oggi si chiude questa fase di un percorso di riflessioni che abbiamo voluto a 360 gradi – ha spiegato il presidente della commissione Enrico Sostegni –. A distanza di cinque anni dalla riforma e con la pandemia che ha sconvolto l’organizzazione sanitaria, abbiamo deciso di guardare al futuro, chiedendo il contributo di tutti. In questi mesi abbiamo effettuato oltre duecento audizioni, un lavoro importante e poderoso”.

Enrico Rossi è sempre convinto, come sosteneva nel 2015, che in Toscana medici e infermieri siano troppi? La realtà dei fatti ha dimostrato che erano pochi allora e, a maggior ragione, sono pochissimi adesso. Le cose non succedono mai per caso. E ancora, Rossi è sempre convinto delle scelte fatte in 20 anni investendo solo in megalopoli ospedaliere nei capoluoghi cittadini e svuotando di servizi i territori e i presidi ospedalieri periferici?”. E’ quanto il Consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Diego Petrucci, ha chiesto oggi in Commissione Sanità all’ex Governatore Enrico Rossi.

“Rossi si è rifiutato di rispondere concretamente, accusandomi di ricercare attimi di notorietà. Non si è assunto la responsabilità di quanto sta accadendo alla sanità Toscana, ormai al collasso. Tutto questo non fa che ribadire la distanza siderale tra la classe dirigente del Pd e le vere esigenze dei cittadini -ha sottolineato Petrucci- La Toscana è riuscita a reggere l’impatto della pandemia grazie agli ospedali di periferia mentre proprio i grandi ospedali cittadini sono stati i primi ad andare in crisi.

La Regione governata da Rossi ha investito miliardi di euro su pochi ospedali svuotando il resto del territorio”.“E perché la Regione non è stata in grado, negli anni, di fare una norma per regolamentare l’istituzione delle Case della Salute? Sono un’ottima risposta alle domande di sanità dei territori ma non sono regolate, ne nasce una a pochi chilometri dall’altra e poi ci sono intere aree geografiche senza una sola Casa della Salute, mancano criteri oggettivi per regolare tali strutture -ha spiegato Petrucci- Il rapporto con la sanità privata, poi, è stato gestito con un approccio ideologico che ha fatto male a tutti: alla sanità pubblica, ma soprattutto ai cittadini toscani.

Se oggi un cittadino ha bisogno di una visita urgente, ed il servizio pubblico gli fissa un appuntamento fra un anno, sapete cosa fa? Se ha i soldi si rivolge alla sanità privata altrimenti non si cura in attesa dell’appuntamento fissato fra un anno”.

"Tempi di attesa elevati per l'erogazione di diverse prestazioni, carenza di personale (medici, infermieri e oss), disparità territoriali nell'erogazione dei servizi. E' urgente la necessità di incrementare un servizio sul territorio diverso e complementare alla realtà ospedaliera". E' quanto sottolinea il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella, a seguito di quanto emerso dagli Stati generali della salute in Toscana, che hanno visto l'audizione di 200 partecipanti nella 3° Commissione consiliare. "In generale - osserva Stella - la pandemia ha reso più evidenti alcuni aspetti critici di natura strutturale della sanità, che in prospettiva possono aggravarsi in una regione come la nostra, che vede un aumento di domanda delle cure derivanti dalle tendenze demografiche in atto (popolazione anziana con la costante richiesta di cure mediche).

"Occorre incrementare le cure intermedie - dichiara il capogruppo di Forza Italia - e sviluppare un servizio sanitario integrato anche con i servizi di assistenza sociale. Le cure intermedie sono quelle che il servizio sanitario toscano garantisce, dopo le dimissioni dall'ospedale, alle persone più fragili, di età avanzata, con patologie croniche, per accompagnarle nel periodo post-ospedale, rendere la dimissione meno traumatica, evitare il riacutizzarsi delle patologie e nuovi ricoveri. Questo anche nell'ottica di quanto previsto dalla Missione 6 del PNRR, che prevede scelte nette a favore del territorio e l'organizzazione in reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l'assistenza territoriale".

Notizie correlate
In evidenza