Rinasce la Sala degli Elementi a Palazzo Vecchio

Dopo due anni di restauri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 maggio 2019 23:55
Rinasce la Sala degli Elementi a Palazzo Vecchio

Torna completamente fruibile e restaurata nella sua interezza, dopo due anni di lavori, la maestosa Sala degli Elementi, che apre il Quartiere degli Elementi al terzo piano del museo di Palazzo Vecchio.

Il recupero degli affreschi delle pareti e del soffitto è stato possibile grazie al finanziamento della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti Onlus. L’ importo totale dei lavori ammonta a circa 800 mila euro ed è inserito nel progetto Florence I care che coinvolge i privati nel restauro dei beni culturali cittadini. L’esecuzione dei lavori è stata aggiudicata all’Associazione Temporanea d’Impresa “Meridiana-Mannucci-Techne”. I lavori sono stati diretti dall’Ufficio Belle Arti della Direzione Servizi Tecnici; il cantiere è stato studiato per consentirne l’accesso ai visitatori, un’occasione unica per vedere i restauratori al lavoro e per apprezzare gli affreschi e le tavole lignee del soffitto a distanza ravvicinata.

Istituita nel 2013, la Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti dà seguito, attraverso erogazioni liberali, agli interessi condivisi dai marchesi Giulio e Giovanna Sacchetti nel corso della loro vita in comune, a cominciare dalla tutela e dal restauro dei beni storici, culturali e artistici.

I lavori di restauro, che hanno lasciato fruibile la Sala pur con un percorso parziale, si sono composti di due fasi: sono iniziati dalle pareti (costo 475 mila euro) e poi sono proseguiti sul soffitto (318 mila euro).

Il Quartiere degli Elementi all’interno del museo di Palazzo Vecchio consiste in cinque grandi stanze e due loggiati. Cosimo ne commissionò originariamente la realizzazione a Battista del Tasso, ma alla sua morte le decorazioni furono portate a termine da Vasari e bottega, soprattutto da Cristofano Gherardi detto il Doceno e Marco Marchetti da Faenza, che nel 1555 tradussero in immagini il programma iconografico ideato dall’erudito di corte Cosimo Bartoli. Le pareti della Sala degli Elementi sono decorate con affreschi allegorici, Acqua (Nascita di Venere), Terra (Primizie della Terra offerte e Saturno), Fuoco (Fucina di Vulcano) e il soffitto è decorato con l'allegoria dell'Aria, con al centro Saturno che mutila il cielo, mentre tra le finestre sono affrescati Mercurio e Plutone.

Alla base degli affreschi si trovano 6 riquadri affrescati da Marco Marchetti da Faenza con scene di lotta fra divinità marine; a lui si devono anche gli affreschi con grottesche nelle imbotti delle finestre. Il camino fu disegnato da Bartolomeo Ammannati.

Restauro degli affreschi

L’esecuzione delle opere di restauro è stata preceduta da un’ampia campagna di analisi diagnostiche. Le indagini chimico fisiche e fotografiche sono state condotte per verificare lo stato di conservazione degli affreschi, realizzati con la tecnica del buon fresco, con aree dipinte a secco con un legante proteico.

Come operazione preliminare sono stati rimossi i bendaggi che erano stati applicati precedentemente a sostegno delle porzioni nelle quali la pellicola pittorica era a rischio di distacco dal supporto. Si è quindi proceduto al preconsolidamento della pellicola pittorica con resine acriliche e malte da iniezione, cui è seguita la pulitura con acqua deionizzata di tutte le superfici. Successivamente si è passati all’applicazione di impacchi di carbonato di ammonio per la rimozione delle vecchie sostanze consolidanti, seguita da impacchi assorbenti con sepiolite, arbocel e una bassissima concentrazione di acqua satura.

Si è resa necessaria la rimozione delle vecchie stuccature e l’esecuzione di nuove stuccature con malte a base di calce idraulica desalinizzata mista a sabbia. Le stuccature ancora funzionali sono state conservate ma abbassate di tono. Il ritocco finale è stato eseguito con terre naturali e ossidi, stemperati in caseinato di ammonio: le abrasioni sono state trattate mediante abbassamento di tono a velature trasparenti di colore, mentre l’integrazione delle lacune è avvenuta tramite selezione cromatica.

Restauro soffitto

Anche in questo caso prima di iniziare il restauro è stata svolta una campagna di indagini diagnostiche mirate. In alcune porzioni erano visibili i segni di percolazioni umide pregresse, dovute a infiltrazioni di acqua provenienti dal tetto; queste avevano causato il rigonfiamento e la polverizzazione degli strati preparatori, con conseguente sollevamento della pellicola pittorica o della foglia d’oro.

Dopo una prima pulitura per eliminare le sostanze sovrammesse di varia natura (vernici protettive o fissativi alterati) si è poi proceduto con il consolidamento, sia sulle tavole che sulle cornici. Tale operazione sulle travature a tempera magra è stata realizzata utilizzando un polisaccaride naturale estratto da alghe rosse, chiamato “Funori”, che cresce nelle aree costiere del Giappone. E’ seguita la rimozione delle velinature e stuccature decoese, con successiva stuccatura delle porzioni mancanti ed ammalorate.

La pulitura è stata differenziata a seconda delle tecniche pittoriche utilizzate: nelle tavole a tempera grassa sono stati eseguiti tre tipi di pulitura differenziata al fine di assottigliare gradualmente la vernice soprammessa alterata; nelle cornici la pulitura è stata differenziata con due metodologie in base alle diverse decorazioni, utilizzando soluzioni a PH controllato. La reintegrazione pittorica nelle stuccature è stata realizzata con colori a vernice e tempere con la metodologia del “sottotono” e della “selezione cromatica”.

Alla fine è stata applicata sulle tavole una verniciatura superficiale in parte applicata a pennello, in parte per nebulizzazione, in modo da rendere omogenee le reintegrazioni pittoriche con l’originale.

Il restauro è stata l’occasione per una riflessione critica sulle metodologie sviluppate dalla disciplina della conservazione negli ultimi cinquanta anni, per esempio riducendo al minimo l’impiego dell’idrossido di bario come consolidante per gli affreschi, favorendo l’utilizzo di ritrovati di ultima generazione come le nanocalci e privilegiando l’impiego, nei processi conservativi, di materiali ecocompatibili.

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