Restaurato calderone bronzeo della tomba dei Lebèti

Il manufatto si trovava nei depositi del Museo Archeologico di Firenze in cattivo stato di conservazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 luglio 2014 16:48
Restaurato calderone bronzeo della tomba dei Lebèti

di Mariarita Signorini(Responsabile restauri e membro del consiglio nazionale Italia Nostra)

Con la prima fase del restauro, realizzato grazie al contributo di Italia Nostra sezione Castiglione della Pescaia, di uno dei tre calderoni bronzei della tomba a circolo dei Lebèti, risalente al periodo orientalizzante della metà del VII secolo a.C. scavata e scoperta da Isidoro Falchi nel 1913 a Vetulonia, continua il ciclo di restauri di Italia Nostra iniziato da alcuni anni in Toscana.

Il risultato del primo restauro dei tre calderoni bronzei è stato presentato oggi a Roma, presso la Direzione generale Antichità, nell’ambito di “CIRCOLI DI PIETRA in Etruria. Vetulonia, Orvieto, Grotte di Castro” un evento concepito come “mostra diffusa” dall’11 luglio 2014 all’11 gennaio 2015, distribuita fra le regioni Toscana - Museo Civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia (Grosseto) dove sarà esposto il calderone, Lazio - Museo Civico Archeologico "Civita" a Grotte di Castro (Viterbo) - e Umbria - Museo Archeologico Nazionale di Orvieto -.

I restauri di Italia Nostra

Un impegno che come Italia Nostra ci gratifica molto, per aver potuto portare a conclusione una serie di interventi di grande rilievo, a cominciare dai restauri di tre opere facenti parte del tesoro della Cappella di Innocenzo XIII, nella chiesa di San Pietro apostolo a Giglio Castello, tra cui il raffinato Crocifisso eburneo, esposto lo scorso anno alla Mostra Diafane passioni - avori barocchi dalle corti europee,(Museo degli Argenti in Palazzo Pitti a Firenze) in occasione della quale ha avuto un’attribuzione eccellente.

E del progetto Italia Nostra per gli Uffizi, che ci ha visti sponsor, in soli due anni, del restauro di cinque sculture esposte nei tre Corridoi della Galleria, sculture tutte appartenenti al nucleo più antico della collezione medicea della ‘Galleria dei marmi’ la prima collezione del museo. Si è trattato del recupero dello pseudo ‘Seneca morente’, della ‘Giulia Mesa’, di ‘Poppea’ e di ‘Nerone bambino’ e infine dell’Apollo seduto, una scultura di grandi dimensioni che ha richiesto un intervento complesso e un importante impegno da parte nostra.

Restaurato calderone bronzeo della tomba dei Lebèti

Il calderone in bronzo è di grandi dimensioni e di fattura assai raffinata: i grandi Lebèti in bronzo laminato ornati, in prossimità dell’orlo, da teste di leoni e di grifi sono calderoni che erano adibiti, nella vita quotidiana, alla bollitura delle carni oppure usati come contenitori per l’acqua. In ambito funerario i Lebèti erano deputati a raccogliere i numerosi oggetti del corredo aristocratico. Pregiatissimi prodotti di provenienza nord-siriaca, testimoniano il profondo e vasto influsso esercitato dall’Oriente.

Il manufatto, che si trovava nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, era in cattivo stato di conservazione, dato che aveva subito i danni della grande alluvione del 1966. Negli anni Ottanta era stato oggetto di un parziale restauro, che si era limitato alla pulitura della superficie e a qualche integrazione, ma che non poteva certo dirsi finito. L’intervento odierno è stato condotto con sensibilità e maestria dalla restauratrice Adria Coscia ed eseguito a Firenze, sotto la direzione scientifica di Franco Cecchi, funzionario del centro di restauro della Soprintendenza Archeologica della Toscana.

Con questo intervento, ancora in itinere, si è sistemata la zona lungo i bordi che presenta una tecnica assai raffinata, con protomi di grifo eseguiti con lamine a sbalzo e incise a bulino e con due figure maschili in bronzo fuso. Ad oggi si è finita questa prima parte del restauro, che era rimasto incompiuto, con una patinatura che riunisce cromaticamente le varie integrazioni e si è predisposto un perno centrale in plexiglas, poggiante su una base di legno anch’essa patinata, per dare l’idea del risultato finale che si raggiungerà a recupero completato.

I numerosi pezzi mancanti sono infatti già stati individuati e una volta ripuliti potranno essere ricollegati per ricomporre il maestoso calderone bronzeo.

Una curiosità emersa grazie al restauro è rappresentata da dei minuscoli frammenti di tessuto rinvenuti all’interno del calderone, che verranno ora sottoposti ad analisi, per capire di cosa si tratta.

Italia Nostra capofila di diverse associazioni per la raccolta fondi

Stavolta Italia Nostra, che due anni fa ha lanciato l’idea di raccogliere i fondi necessari al restauro, oltre ad aver contribuito direttamente alla sponsorizzazione, si è fatta capofila di diverse associazioni che hanno attivamente provveduto alla raccolta fondi, come la Società Marina di Punta Ala, la Lega navale Italiana, le Mortelle azienda agricola Antinori, gli Amici del Palio Marinaro, associazioni che hanno così dimostrato il loro grande interesse alla valorizzazione del patrimonio castiglionese.

L’impegno della sezione di Castiglione della Pescaia per finanziare il restauro

Diverse sono state le iniziative organizzate dalla sezione di Castiglione della Pescaia a partire dalle visite guidate alle mostre-evento al Museo Isidoro Falchi di Vetulonia nel 2012 e nel 2013, per diffondere la conoscenza delle emergenze artistiche territoriali e diffondere l’amore per l’archeologia. Ricordiamo anche le visite organizzate all’azienda agricola delle Mortelle, per far conoscere come si può fare impresa nel pieno rispetto del paesaggio, altro tema caro alla nostra Associazione. Ringraziamo anche la Lega Navale per aver organizzato la cena per la raccolta fondi da destinare al recupero di questo bene prezioso.

Infine vogliamo ringraziare il Direttore scientifico del Museo di Vetulonia, Simona Rafanelli, per averci sempre accompagnato, con la passione che la contraddistingue, a visitare le mostre allestite al museo e le tombe di Vetulonia e per aver reso possibile il ritorno di questo splendido manufatto nel proprio luogo di provenienza, in accordo con l’appoggio della Direttrice Carlotta Cianferoni, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Mariarita Signorini Responsabile restauri e membro del consiglio nazionale Italia Nostra
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