“La svastica apparsa sulle scalinate del Museo Novecento a Firenze rappresenta uno sfregio gravissimo alla memoria collettiva che non può e non deve passare inosservato. Un gesto orribile e non certamente casuale perché compiuto in un luogo simbolo della città di Firenze. Nel marzo 1944, a seguito dello sciopero generale sostenuto dal Comitato di liberazione nazionale, 338 uomini provenienti dalle principali fabbriche di Firenze, Empoli, Montelupo e Prato furono arrestati e condotti, per ordine delle autorità tedesche e per mano della Guardia nazionale repubblicana, nel centro di raccolta delle scuole Leopoldine in piazza Santa Maria Novella (oggi sede del Museo Novecento). Fu l’anticamera alla loro deportazione, su un treno composto da carri bestiame in partenza dalla stazione di Santa Maria Novella, verso il campo di concentramento di Mauthausen. Solamente 64 di loro riuscirono a fare ritorno a casa e alle loro famiglie”.
Così la vice capogruppo del Pd in regione Monia Monni commenta il grave episodio della svastica disegnata sui gradini di accesso del Museo del Novecento di Firenze, nei pressi della lapide che ricorda le deportazioni nazifasciste
“Chi ha commesso questo gesto- aggiunge Monia Monni- si è macchiato di un’offesa gravissima ai danni dei familiari delle vittime e della città di Firenze, Medaglia d’Oro per la Resistenza, e confido possa essere assicurato alla giustizia. La memoria condivisa non può essere calpestata da predicatori di odio che ancora oggi inneggiano a quel totalitarismo nazi-fascista che rappresenta il volto più scuro e buio della storia dell’umanità. Desidero ringraziare il direttore del museo Novecento, Sergio Risaliti per aver subito denunciato l’accaduto e condannato duramente il gesto e Alessio Ducci, Presidente della sezione ANED di Firenze, per avermi prontamente informata. A loro, in particolare, va il mio sincero ringraziamento per il lavoro in difesa della memoria che quotidianamente conducono nel segno dei valori che animano le Costituzione italiana e che nascono dalla lotta di resistenza antifascista”.
"La mano che ha inciso la svastica nei pressi della lapide che ricorda le deportazioni nazifasciste al complesso delle ex Leopoldine in piazza S.M.Novella, dove oggi ha sede il Museo del Novecento, ha compiuto un atto deliberatamente criminale che non va sottovalutato". Parole durissime quelle di Rosa Maria Di Giorgi, parlamentare e membro dell'Ufficio di Presidenza Pd alla Camera dei Deputati, in passato (tra l'altro) capogruppo del Partito Democratico in Palazzo Vecchio.
"Questo gesto - prosegue Di Giorgi - al pari delle mani tese e degli slogan fascisti urlati ieri contro il parlamento della Repubblica nella manifestazione organizzata dalle destre, ci ricorda come il pericolo del ritorno di ideologie disumane sconfitte dalla storia è purtroppo sempre reale. E che va contrastato sul piano culturale, certo, ma anche su quello della repressione chiedendo il rispetto delle leggi. Ci attendiamo che quanto i prima i responsabili di questo atto vile e sciagurato siano assicurati alla giustizia".
Sull'argomento interviene anche l’assessore alla cultura della memoria Alessandro Martini: “La comparsa della svastica al Museo del Novecento, proprio a fianco della lapide che ricorda il museo come luogo antifascista è la testimonianza che il male dell’intolleranza e del sopruso, intrinseco a certe ideologie, è tutt’altro che scomparso. Non si tratta di un ricordo del passato ormai superato – insiste Martini – e per questo non dobbiamo sottovalutare questi fenomeni e abbassare la guardia. Al contrario dobbiamo reagire perché solo così possiamo costruire una comunità fondata sui principi della tolleranza, dell’inclusione e dell’accoglienza”. “Sono vicino alle associazioni degli ex deportati e ai familiari di chi ha perso la vita a causa della follia di un ideologia disumana e che ancora oggi purtroppo fa proseliti” conclude l’assessore.