“Studi effettuati dal Gruppo di ricerca dell’Università di Siena hanno messo in evidenza che la distribuzione delle scosse nelle zone peri-adriatiche possono essere plausibilmente spiegate come effetti dell’evoluzione tettonica e cinematica delle placche presenti in questa regione. L’analisi più recente, effettuata per conto della Protezione Civile, ha portato ad identificare alcune parti della catena appenninica come più esposte ai prossimi terremoti forti (magnitudo superiore a 5.5). Questo tipo di informazione non ha niente a che fare con la previsione a breve termine dei terremoti, perché non vengono fornite informazioni sui tempi di occorrenza delle scosse attese e quindi non sono previsti allarmi di nessun tipo”. Lo ha affermato il Prof. Enzo Mantovani del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena.
“Durante la Settimana del Pianeta Terra in programma dal 12 al 19 Ottobre , terremo una conferenza durante la quale descriveremo in modo sintetico le principali caratteristiche del quadro tettonico attuale nell’area in esame - ha proseguito Mantovani - e della sua connessione con la distribuzione dei terremoti più intensi che hanno colpito questa zona dall’anno 1000. L’obiettivo principale del seminario è spiegare in modo semplice come sia possibile usare le informazioni attualmente disponibili per cercare di capire il percorso più probabile dei prossimi terremoti forti in Italia”.
“I terremoti sono una naturale conseguenza delle deformazioni che stanno lentamente trasformando la Terra. Ogni volta che in una parte della crosta terrestre la resistenza delle rocce viene superata dagli sforzi prodotti dai processi tettonici - ha concluso Mantovani - si verifica una frattura che libera energia sismica e può causare danni agli edifici della zona coinvolta. In questo contesto deterministico, la distribuzione delle scosse forti nel tempo e nello spazio non è casuale, ma è strettamente connessa con lo sviluppo dei processi tettonici contingenti.
Approfondimenti
L’utilità per la difesa dai terremoti in Italia consiste nel fatto che le priorità emerse da questo tipo di indagine possono essere utilizzate per concentrare in zone limitate gli interventi di prevenzione, aggirando il grave problema che non esistono attualmente risorse sufficienti per mettere in sicurezza in tempi brevi l’intero patrimonio edilizio nazionale nelle zone ad elevata pericolosità”.