Il Consiglio comunale ha approvato oggi la variante urbanistica e il piano unitario convenzionato per la trasformazione dell’ex caserma Vittorio Veneto, di proprietà privata dopo la vendita da parte del Demanio. La destinazione è stata definita a seguito di un concorso internazionale di idee, lanciato nel 2015, per l’individuazione delle funzioni compatibili con il contesto. La variante urbanistica approvata oggi dal Consiglio comunale era stata adottata nel 2020.
Il progetto prevede un generale intervento di riqualificazione sia del complesso edilizio che delle parti esterne. Presupposto è quello di non snaturare il carattere identitario del complesso con l’inserimento di un mix di funzioni (individuate a seguito del concorso internazionale di idee concluso nel 2017 con la vittoria del progetto dello Studio di architettura Caire di Reggio Emilia): l’attività turistico ricettiva rifletterà il carattere di ospitalità offerta in passato nelle foresterie e consentirà di non aggravare il carico urbanistico di questa parte delicata della città per accessibilità e fruibilità: caratteristica che ha determinato l’individuazione di questa funzione come necessariamente prevalente ad esito del concorso e delle valutazioni tecniche; le attività collettive saranno ospitate negli ambienti di maggior pregio storico, architettonico e artistico, in modo da garantire la fruizione a un maggior numero di persone.
È prevista inoltre la realizzazione di un parcheggio interrato tra l’edificio storico conventuale, l’edificio di palestra e centro benessere e i filari di tigli; la riqualificazione di tutto il giardino esterno di pertinenza del complesso fino ai confini con il Forte Belvedere.
Per la prima volta, il complesso si aprirà all’accessibilità pubblica, dopo essere stato da sempre chiuso ai cittadini, prima perché sede degli ecclesiastici appartenenti al convento e poi ai componenti dell’esercito. Con la trasformazione, sarà realizzato una nuova terrazza-giardino verde panoramica con accesso diretto da vicolo della Cava, che sarà fruibile dai cittadini di Firenze e della Città metropolitana grazie alla convenzione con il privato, che prevede l’ampliamento dell'accessibilità pubblica del complesso dell’ex caserma Vittorio Veneto in Costa San Giorgio tramite diverse attività e programmazioni condivise con l’amministrazione comunale.
Accessibili anche i giardini e gli orti del complesso, oltre alle attività già aperte al pubblico previste nella parte nord-ovest del complesso (attività commerciali, di somministrazione e di servizio), così come palestra e centro benessere, che dovranno prevedere un accesso agevolato per gli abitanti del quartiere 1, e il teatro all’aperto che diventerà invece un nuovo spazio dell’Estate fiorentina con una programmazione culturale promossa in collaborazione con l’amministrazione comunale.
Nel complesso sarà inoltre dedicato uno spazio gratuito a rotazione a disposizione di artigiani fiorentini all’interno del più ampio progetto che sarà la Casa delle Eccellenze; inoltre, il complesso potrà ospitare anche parte delle esposizioni culturali in mostra al Forte Belvedere per ampliare i collegamenti tra la città e l’ex caserma. L’auditorium sarà gratuitamente a disposizione di iniziative del quartiere 1, una volta al mese, a favore di associazioni e di chi ne faccia richiesta.
Sono queste le prescrizioni aggiuntive per il privato inserite nella convenzione allegata al progetto unitario convenzionato approvato dalla giunta contestualmente alla variante al Regolamento urbanistico su proposta dell’assessore all’Urbanistica Cecilia Del Re. Nel piano unitario convenzionato sono stati poi approfonditi ulteriori aspetti del recupero del complesso e stabiliti obblighi e prescrizioni per l’attuazione dell’intervento con l’indicazione anche delle opere di riqualificazione del contesto.
Come monetizzazione delle compensazioni dovute arriveranno infatti 2,2 milioni di euro dal privato per interventi di riqualificazione della zona. Inoltre, è stata eliminata la prescrizione relativa alla richiesta di verifica preliminare della fattibilità del collegamento tra Boboli e Forte Belvedere, dal momento che il privato non ha dato seguito alle verifiche a suo carico che erano state richieste dall’amministrazione comunale. Maggiori approfondimenti vengono infine richiesti dal Comune sugli aspetti legati alla mobilità, con l’obiettivo di rendere più funzionale ed efficiente il sistema di circolazione e sosta nella zona.
“Nessun fiorentino è mai entrato nel complesso di Costa San Giorgio - ha detto l’assessore all’Urbanistica Cecilia Del Re -: questo perché si tratta di un bene che nasce come bene privato, appartenuto per cinque secoli alla Chiesa e poi passato al ministero della Difesa, quindi di proprietà pubblica ma per gli usi esclusivi di caserma: non è mai stato quindi un bene comune e il cartello che ancora oggi si trova sui muri del complesso è ‘limite d’accesso invalicabile’. La giunta Domenici si oppose alla vendita, chiedendo di destinare il complesso a funzioni pubbliche, ma l’allora governo Berlusconi fu sordo alle richieste del Comune.
Quella scelta del ministero della Difesa continua a non essere condivisibile, ma non è tempo di guardare indietro: oggi abbiamo una sola responsabilità: salvaguardare questo bene e le sue parti vincolate, che per essere ‘bene comune’ devono però essere recuperate: altrimenti ci ritroveremo alle prese con delle rovine e con nulla da lasciare alle generazioni future. Il nostro compito sarà ora quello di chiedere al privato di fare presto, recuperando il tempo perso dal demanio, su un bene prima vandalizzato dal pubblico all’epoca dei militari e poi abbandonato dal pubblico.
Nel prossimo Piano operativo - ha proseguito l’assessore Del Re -, attiveremo ogni strumento utile non solo a incentivare il recupero dei beni da parte di proprietà pubbliche e private, ma introdurremo anche strumenti per penalizzare le proprietà che lasciano a lungo i propri beni privi di vita e di funzioni. Occorre disincentivare l’incuria del proprietario, sul presupposto che una proprietà non rappresenti mai un microcosmo a sé stante, facendo parte invece di uno spazio urbano con conseguenze per la vivibilità e fruibilità di un territorio e di una comunità intera.
Se la proprietà del complesso recupererà l’ex caserma Vittorio Veneto, allora davvero ai fiorentini sarà restituito un pezzo di città, avendo per la prima volta la possibilità di entrare nel complesso, visitare i chiostri, gli affreschi e svolgere una serie attività e iniziative grazie al lavoro che questa amministrazione ha portato avanti nonostante la proprietà privata del bene”.
Saranno a carico dell’operatore la progettazione ed esecuzione di una serie di opere interessanti gli spazi pubblici esistenti: riqualificazione di Costa San Giorgio, da piazza de Rossi a vicolo della Cava; riqualificazione dello snodo tra Costa San Giorgio e Costa dei Magnoli; riqualificazione della scalinata tra Costa San Giorgio e piazza Santa Maria Soprarno per un importo complessivo di circa 400mila euro.
L’importo dovuto dal privato per la monetizzazione delle compensazioni, per un totale di oltre 2,2 milioni di euro (da cui detrarre le opere di riqualificazione a carico dell’operatore pari a circa 400mila euro), andrà invece a finanziare opere con ricadute sociali per i cittadini del quartiere 1: interventi di manutenzione straordinaria su attrezzature ludiche e sportive e verde di piazza Demidoff, piazza Tasso, piazza D’Azeglio, giardino Nidiaci, giardino di Porta Romana (300mila); adeguamenti impiantistici e strutturali dell’Albergo Popolare (300mila euro); restauro casotti in piazza Demidoff (30mila euro); realizzazione spogliatoi femminili palestra Nidiaci in via della Chiesa (90mila euro); ristrutturazione, inserimento bagno e soppalco Centro giovani nel giardino Nidiaci (ex limonaia) in via d'Ardiglione (250mila euro); rifacimento del muro di contenimento Assi Giglio Rosso sul viale dei Colli (80mila euro); riqualificazione della scalinata della via Crucis (380mila euro circa); riqualificazione di piazza Santa Felicita e piazza dei Rossi e dei rispettivi marciapiedi con il rifacimento della pavimentazione in pietra (per l’importo rimanente pari a circa 440mila euro).
“L’ex caserma Vittorio Veneto verso l’accessibilità pubblica è un obiettivo cruciale finalmente raggiunto. Un luogo abbandonato viene restituito alla città. Troviamo assurdo – sottolinea il capogruppo PD Nicola Armentano – che ci sia chi ancora solleva polemiche e che alimentano soltanto confusione.Respingiamo anche ogni tipo di accusa di scarsa trasparenza e poco coinvolgimento dei cittadini: la giunta Nardella lavora moltissimo sulla partecipazione, basti pensare che con Firenze Prossima ha messo in campo un percorso ampio di condivisione sulle scelte strategiche per la città.
Costa San Giorgio e l’ex caserma Vittorio Veneto sono state oggetto di un lungo iter amministrativo partito nei primi anni 2000. I momenti di confronto su questo progetto non sono mai mancati, c’è stato un lungo approfondimento in questi anni e anche in questo mandato, molte occasioni nelle commissioni competenti. Non ci stiamo alla narrazione delle decisioni prese nelle segrete stanze. C’è il momento dell’ascolto e del confronto, a cui seguono le azioni. Adesso il risultato è che finalmente questo luogo, per moltissimo tempo chiuso ai cittadini, può tornare fruibile con una molteplicità di usi differenti.
E questi sono fatti, non parole. C’è un soggetto privato certo, ma a cui il soggetto pubblico ha prescritto limiti e regole da rispettare, e che comunque realizza un investimento da non sottovalutare, con ricadute da un punto di vista di posti di lavoro innanzitutto. Si tratta di un’importante operazione di recupero che denota visione, soprattutto se guardiamo anche agli altri interventi urbanistici realizzati in città come quello relativo alla Manifattura Tabacchi o l’ex caserma Lupi di Toscana – aggiunge il capogruppo PD Armentano – oggetto della delibera già passata al vaglio del Consiglio comunale.
Tutti sottendono un’idea di città, che è quella di non lasciare contenitori dismessi ma di consentire ai cittadini di viverli appieno, un’idea che, come PD, sosteniamo con convinzione”.“La volontà sul recupero di immobili pubblici di proprietà dell’Amministrazione sono chiare – prosegue il consigliere PD e presidente della Commissione urbanistica Renzo Pampaloni – come dimostrano le recenti iniziative di valorizzazione degli immobili pubblici di proprietà comunale come Villa di Rusciano e le Gualchiere di Remole.L’obiettivo della variante non è definire la proprietà dell’immobile (privato dal 2013) ma quello di cercare di individuare le modalità migliori con cui garantire fruibilità alla cittadinanza di questo complesso.Su questo registriamo, per altro, nella delibera di approvazione, rispetto alla delibera di adozione, un ampliamento delle aree che saranno oggetto di apertura al pubblico, tra cui la terrazza panoramica su Vicolo delle Cave ma soprattutto la parte del giardino e degli orti che saranno ripristinati.La variante consentirà di continuare la funzionalizzazione dei contenitori dimessi, il recupero e salvaguardia di beni culturali altrimenti destinati ad una progressiva depauperazione, il miglioramento dell'inserimento paesaggistico del complesso con la demolizione degli edifici incongrui e con il recupero delle aree verdi.
Obiettivi urgenti visto lo stato in cui è stato ridotto l'immobile e questo senza dimenticare le ricadute pubbliche, non solo in termini di accessibilità ad una area da sempre interclusa, ma anche in termini di opere di compensazione previste che andranno a beneficio dei cittadini dell’Oltrarno.Nell’ordine del giorno del Gruppo PD allegato alla delibera si chiede anche di istituire un tavolo tecnico di monitoraggio in grado di individuare soluzioni specifiche per il complesso in termini di efficientamento energetico, i cui risultati saranno utili per ampliare progressivamente l'utilizzo di tali tecnologie anche nelle zone A.
Nell’ordine del giorno – conclude il presidente della Commissione urbanistica Renzo Pampaloni – viene poi richiesto all’Amministrazione di monitorare gli effetti sulla mobilità e di interagire con il proponente nell’individuazione dei parcheggi satellite in grado, auspicabilmente, di intercettare anche le richieste di parcheggi pertinenziali dei cittadini del centro storico”.
“Quanti di noi consiglieri comunali aveva avuto l’opportunità di visitare il complesso di Costa San Giorgio? Nessuno, perché – ha spiegato la capogruppo della Lista Civica Nardella Mimma Dardano – sono due secoli che nessuno poteva entrare in quello che era un convento, con due bellissime chiese quella di San Girolamo e quella di San Giorgio e che poi è stata una caserma ed oggi versano in condizioni disastrose. Con l’approvazione di queste delibere andiamo a ricolmare uno dei buchi di Firenze che non era fruibile alla collettività e quando un privato decide di investire 19 milioni di euro penso abbia tutti i diritti di decidere su ciò che gli è consentito dalle disposizioni normative.
In tanti, in queste settimane, ha detto qualcosa. Tanti appelli che dicevano che la collina è bella così com’è senza mai porsi il problema che le strutture vanno poi mantenute. C’era però un buco di bilancio, a livello statale, e questo complesso è stato venduto. Dal 2014 l’Amministrazione Comunale ha però lavorato per massimizzare e cercare di riportare nel pubblico una struttura privata. Ci siamo ritrovati a dover gestire una situazione complicata però l’uso privato di un bene – ha concluso la capogruppo della Lista Nardella – non vuol dire non poter intervenire a livello di pubblico.
Nessuno vuol demonizzare il privato. Ci sarà una trasformazione ed è importante entrare in un processo partecipativo”.
“Pensiamo che quello che vuole realizzare la famiglia Lowestein sia un investimento importante di riqualificazione di un bene degradato, di cui nessuno si è interessato negli ultimi decenni.Non è pensabile che si parli di “speculazione” rispetto ad un investimento di 19 milioni di euro, realizzato – spiegano i consiglieri del gruppo Centro Ubaldo Bocci ed Emanuele Cocollini – attraverso un bando pubblico nel quale era già definita preventivamente la destinazione d’uso legata, per lo più, al turismo.È un’operazione che determina una ricaduta positiva in termini di occupazione, di offerta turistica e di valorizzazione del territorio.Chiediamo che venga garantito l’uso pubblico del bene, attraverso aperture alla cittadinanza, grazie alle leggi che vincolano i beni culturali di proprietà privata.Riteniamo che chi invoca i poteri d’interdizione della Sovrintendenza per fermare la realizzazione dell’opera, stia minando la credibilità della Città, delle sue istituzioni e dell’intero Paese.
Le imprese – aggiungono il capogruppo del gruppo Centro Bocci ed il vice presidente del Consiglio comunale Cocollini – hanno bisogno di regole chiare e tempi certi, non di contenziosi infiniti.È un fattore positivo che, nonostante tutto, ci siano delle persone disponibili ad investire risorse nella nostra Città che vanno aiutate, incentivate e ringraziate. Firenze non ha bisogno di un altro museo, ma di un tessuto sociale in grado di attrarre investimenti privati, fondamentali per lo sviluppo e la crescita della Città.Per dovere di verità, infine, è bene ricordare che, al contrario di quello che è stato dichiarato in questi giorni dai rappresentanti delle istituzioni dell’epoca, il piano di alienazione dei beni immobili di proprietà dello Stato, fu avviato dal secondo governo presieduto dal Presidente Giuliano Amato, con il decreto n.
88 del 27 marzo 2000. Nel bilancio di quell’anno – concludono Bocci e Cocollini – il governo prevedeva entrate per 8000 miliardi di lire dalla vendita del patrimonio dello Stato”.