Piero Pelù: Identikit di un ribelle

L’autobiografia di un “diversamente giovane”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 aprile 2014 00:19
Piero Pelù: Identikit di un ribelle

Piero Pelù, da buona rockstar, si presenta giovedì alla nuova libreria Feltrinelli Red con un discreto ritardo, circa 45 minuti: occhiali da sole, giubbotto di pelle e stivali in stile militare neri. L’aspetto e l’atteggiamento indubbiamente rendono giustizia al titolo che il cantante fiorentino ha scelto per il suo secondo libro: Identikit di un ribelle (Rizzoli), scritto insieme a Massimo Cotto.

L’incontro dura circa un’ora, durante la quale il leader dei Litfiba ripercorre alcuni episodi della sua vita sia pubblica sia privata. Il pubblico è molto variegato: si va dai bambini ai fan di vecchia data, a sottolineare la longevità artistica di Pelù, che lo scorso 10 febbraio ha compiuto 52 anni.

Gli aneddoti contenuti nel libro raccontano una vita densa di emozioni e di avventure. Fin dall’infanzia, Piero Pelù si dimostra vivace, curioso e pronto ad ogni navigazione. «Un giorno – racconta l’artista – mi ritrovai sulla statale adriatica, dopo che avevo perso i miei genitori. Centinaia di macchine passavano senza che nessuna si fermasse a chiedermi cosa mi fosse capitato, fino a quando lo fecero dei “figli dei fiori” su una 500 “flower power”. Quelle erano le prime persone veramente umane che si degnarono di domandarmi cosa fosse successo. Questo è stato il primo episodio lampante di ribellione».

Approfondimenti

Episodi che di lì a qualche anno si moltiplicheranno in modo esponenziale. Il giurista del programma televisivo The voice, ricorda in particolar modo l’esplosione delle droghe pesanti durante gli anni ’70 e la presenza, già allora decisiva per le sorti politico-sociali dell’Italia, delle organizzazioni criminali: «L’eroina arrivò a Firenze a fine anni ’70. La città a quei tempi era un’isola felice di “fricchettoni”, al contrario di Torino, Milano e Roma, dove avevano luogo importanti scontri fra estrema destra ed estrema sinistra.

Successe come negli Stati Uniti, dove la Cia mise in circolazione l’eroina perché era un ottimo mezzo per distrarre le masse. Lo stesso accadde a fine anni ’70 a Firenze. Da allora ho sempre condannato questo tipo di droghe. In più, in quegli anni capii il collegamento tra queste e la mafia. Già si intuivano i collegamenti tra la mafia e la Democrazia Cristiana di Andreotti. E ancora oggi: fare un ospedale in Italia costa il triplo che in Germania e con risultati disastrosi».

Pelù non ha certo peli sulla lingua o timori nel criticare i potenti di turno. Da qui, nonostante la “fiorentinità” di entrambi, le parole non certo lusinghiere spese per l’ex sindaco di Firenze Matteo Renzi. «Non è un problema di simpatia, ma di contenuti. Non voglio demonizzare Renzi, lo ho anche sostenuto quando era appena stato eletto presidente della Provincia. Ma quando è diventato sindaco si è rivolto verso interessi che non sono quelli di cui ha bisogno Firenze. Un potenziale che non è stato sfruttato. Quindi sono diventato molto critico: privatizzazione dell’Ataf, piste ciclabili spezzettate, nessun incentivo per le auto elettriche e per i carburanti ecologici ecc. Lo so, a dire tutto quello che si pensa si rischia di stare molto sulle scatole, ma non ho mai potuto rinunciare alla trasparenza e all’onestà».

Insomma, questo libro sarà pure l’autobiografia di un “diversamente giovane”, come ama definirsi Pelù stesso, ma a noi è parso che a cinquantadue anni il bello per il cantate fiorentino debba ancora arrivare. Del resto lo ha detto lui stesso: «Questa autobiografia è un prologo per qualcosa che deve ancora cominciare». 

di Giacomo Dini

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