Otto racconti autobiografici nella giornata conclusiva Premio Pieve 2019

Barni: "Esperienza unica a livello nazionale ed internazionale"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 settembre 2019 22:27
Otto racconti autobiografici nella giornata conclusiva Premio Pieve 2019

Domenica 15 settembre è il giorno del vincitore del 35° Premio Pieve Saverio Tutino: alle 16.30 la manifestazione conclusiva con gli “Otto racconti autobiografici” dei diari finalisti per la regia di Guido Barbieri con le letture di Paola Roscioli e Mario Perrotta e le musiche dal vivo di Vanni Crociani e Giacomo Toschi. La manifestazione sarà trasmessa su Radio 3. Ospite d’onore Pupi Avati, che riceverà il Premio Città del Diario. Interviene Monica Barni. La mattina l’appuntamento con la commissione di lettura e i diaristi della lista d’onore.

Domenica 15 settembre è il giorno del vincitore del Premio Pieve Saverio Tutino 2019 e degli 8 finalisti della manifestazione. La premiazione inizierà alle 16.30 in piazza Plinio Pellegrini a Pieve Santo Stefano, con la cerimonia delle “Otto racconti autobiografici” per la regia di Guido Barbieri che intervisterà gli otto diaristi finalisti – Ada Ascari per Adler Ascari e M., Domenico Cipolat per Italo Cipolat, Maria Rosa Acri Borello per Eugenia Dal Bò, Maria Antonietta Giannone per Antonio Di Rosa, Teresa Pacetti, Lino Martini per Cesare Pitoni, Michelle Bassanesi per Camilla Restellini, Stefano Salimbeni per Orlando Salimbeni.

Adler Ascari e M. rimarranno uniti per tutta la vita da un amore che nonostante gli anni trascorsi lascerà intatte le passioni fisiche e verbali; l’Africa con la sua natura selvaggia e violenta è al centro del racconto “Hadisi” di Italo Cipolat; Eugenia Dal Bò è una “Figlia del Risorgimento”. Nasce all’indomani dell’Unità d’Italia e muore alla vigilia della proclamazione della Repubblica; quella di Antonio Di Rosa, “El Pibe”, è la storia di chi ce l’ha fatta.

A 15 anni Antonio parte dall’Argentina con 8 dollari in tasca, determinato a realizzare i suoi sogni; Teresa Pacetti nasce nel 1931 in piena epoca fascista. Esaltata dall’entrata in guerra dell’Italia, di giorno in giorno assiste impotente allo sgretolarsi di tutte le sue certezze, è “La caduta degli idoli”; Cesare Pitoni è un soldato della Grande Guerra. Le ore trascorse in trincea sono spaventose e interminabili. Il sergente Pitoni non può confessarlo nemmeno al suo diario e decide di usare la crittografia per scrivere le parti più intime e compromettenti; Camilla Restellini è socialista e pacifista, moglie di Giovanni Bassanesi, a sua volta socialista e pacifista, fotografo e intellettuale.

La sua memoria è una denuncia dell’orrore dei manicomi criminali; dai minuscoli borghi del Montefeltro Orlando Salimbeni vive direttamente e indirettamente gli avvenimenti più importanti del Novecento. Dal 1943 il suo territorio diventa campo di battaglia per fascisti e antifascisti. Pupi Avati ospite d’onore

 Il maestro del cinema italiano ha da poco festeggiato 50 anni di carriera da regista. Non ha mai chiesto ai personaggi dei suoi film di essere più di quello che in realtà sono, osservando persone e luoghi reali e restituendoli per intero. Ritirerà il Premio Città del diario nel giorno del trentacinquesimo compleanno del Premio Pieve. La giornata di domenica 15 settembre si apre alle 9.30 nella Piazzetta delle Oche con il tradizionale incontro tra i diaristi della lista d’onore e la commissione di lettura dell’Archivio dei diari.

La mattinata è coordinata da Natalia Cangi, Direttrice dell’Archivio diaristico nazionale e accompagnata dagli interventi musicali della Pieve Jazz Big Band e dalle letture di Donatella Allegro e Andrea Biagiotti. Durante l’incontro anche la consegna del Premio Speciale “Giuseppe Bartolomei” attribuito dalla commissione di lettura a Franco Bermond per l’epistolario “In dialogo con la morte”, 1917, e il Premio per il miglior manoscritto originale attribuito dall’Archivio diaristico nazionale ad Alberto Marino per “62 diari per una vita”, diario/memoria 1907-1967.

Un'esperienza unica nel panorama culturale, nazionale ed internazionale, che è riuscita a tenersi al passo con i tempi coniugando strumenti del passato e linguaggi e tecnologie moderne. Un modello anche per altri centri europei, atteso alla sfida di conservare la memoria per costruire il futuro. La vicepresidente della Regione Monica Barni è intervenuta in occasione dell'incontro con i finalisti del concorso Di.M.M.i dedicato ai Diari Multimediali Migranti, nato nel 2012 grazie al sostegno della Regione. "Sono particolarmente fiera – ha detto la vicepresidente con delega alla cultura - del lungo e importante lavoro che, da anni, si svolge in questo piccolo centro della Valtiberina e orgogliosa del sostegno che la Regione riconosce a questa piccola ma importante istituzione culturale ed ai suoi numerosi progetti culturali tra i quali, appunto anche Di.M.M.i.

L'Archivio diaristico rappresenta un'esperienza unica nel panorama culturale nazionale ed internazionale: un luogo nato per raccogliere e conservare diari, memorie, epistolari della gente comune che negli anni è riuscito ad adeguarsi ai tempi coniugando gli strumenti del passato con i linguaggi e le tecnologie più moderne. Basti pensare al lavoro fatto con il Piccolo museo del diario: un percorso museale originale ed innovativo che accoglie il visitatore in maniera unica e coinvolgente e che ha ottenuto la qualifica di museo di rilevanza regionale dalla Regione". Barni ha poi sottolineato la rilevanza dell'Archivio, "modello anche per altri centri europei.

In questi 35 anni di lavoro intenso, la ‘Città del diario', come da tutti è conosciuta, è diventata la roccaforte della memoria collettiva, il ritratto del nostro paese al di fuori del libri di storia". Un fondo archivistico composto da oltre 8300 storie tra diari, memorie, autobiografie, epistolari, che abbracciano un ampio arco cronologico: dai manoscritti dell'800 ai più recenti scambi epistolari via e-mail. "Valorizzare e rendere fruibile – ha proseguito Barni - un patrimonio così ricco risponde da un lato al bisogno di una società di avere accesso ai testi autobiografici per conoscere il proprio passato e poter leggere meglio il proprio presente; dall'altro, permette di rintracciare elementi universalmente comuni e percepire l'altro come fattore di reciproco arricchimento.

L'Archivio come luogo di conservazione della memoria ma anche il posto in cui i ricordi e le narrazioni di sé parlano agli altri, un monumento nazionale della memoria che accoglie studiosi e curiosi da tutto il mondo dove i diari possono parlare e prendere la forma di libri, film e spettacoli teatrali". Infine la vicepresidente, mettendo in evidenza l'importanza del traguardo dei 35 anni del Premio, ha concluso dicendo che "preservare la memoria per costruire il futuro è la sfida dell'Archivio diaristico, che è anche uno degli obiettivi delle politiche regionali sulla Memoria.

Per un paese che ha visto cancellata completamente la sua originaria personalità di borgo antico, per mano dell'esercito tedesco, quasi una sorta di premio postumo essere oggi universalmente riconosciuto come la capitale italiana della memoria".

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