Firenze, 18 novembre 2025 - “Il mercato dell’olio vive una fase di incertezza e confusione: l’annata è stata complicata e questa situazione sta aprendo spazio a speculazioni e possibili contraffazioni, ed è per questo che oggi la priorità è prestare molta attenzione a cosa arriva sugli scaffali”.
A dirlo è Ritano Baragli, vicepresidente di Fedagripesca Toscana, commentando il recente crollo dei prezzi dell’olio all’ingrosso, anche se non nella nostra regione dove l’Igp e le Dop tengono le quotazioni.
“Abbiamo avuto poca produzione, una qualità buona in una stagione caratterizzata da siccità e attacchi della mosca olearia. Tutto questo – spiega Baragli – ha messo in difficoltà molte aziende, in un mercato fragile e vulnerabile”.
“Quando c’è poco prodotto e la qualità è altalenante – dice il vicepresidente di Fedagripesca Toscana – è purtroppo molto probabile che qualcuno provi ad approfittarsene. Il rischio concreto è che arrivino sul mercato oli stranieri, magari a basso costo, accompagnati da documenti che li fanno risultare italiani: è un fenomeno noto”.
“Per questo diciamo ai consumatori: fate attenzione. Guardate le etichette, la provenienza, le certificazioni Dop o Igp e cercate di acquistare da produttori, frantoi, cooperative o canali di filiera corta. Un prezzo troppo basso, in questa annata, non è un affare: è un campanello d’allarme”, fa notare Baragli.
“Non vogliamo allarmare – conclude il vicepresidente di Fedagripesca Toscana – ma essere chiari: la trasparenza è l’unico modo per tutelare produttori e consumatori. L’olio toscano ha un valore culturale, economico e identitario. Non possiamo permettere che venga compromesso da chi lucra sulla confusione”.
Vino e olio, i due prodotti simbolo Made in Tuscany più richiesti ed esportati in Usa, non godranno di “sconti” o esenzioni da parte dell’amministrazione Trump. Il nuovo ordine esecutivo del Presidente americano, che stabilisce la lista dei prodotti agroalimentari esclusi dal dazio del 15% già entrato in vigore, non prevede alcuno dei prodotti italiani e toscani esportati in modo significativo negli Stati Uniti. Oltre a vino e olio, che da soli valgono il 93% del valore delle esportazioni regionali nel mercato statunitense - poco meno di 1 miliardo di euro - restano esclusi dalla lista anche pecorino e pasta.
A denunciarlo è Coldiretti Toscana che chiede all’Europa di riaprire la discussione con l’amministrazione americana “prima che l’impatto dei dazi comprometta in modo pesante e duraturo le imprese in un mercato come quello americano che ci sono voluti anni per consolidarlo - spiega la presidente di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani che torna a chiedere nuovamente di “rivedere l’elenco” anche alla luce dei primi riflessi sulle esportazioni crollate nei primi sei mesi dell’anno del 31% per i prodotti agricoli e del 9% per quanto riguarda alimenti, bevande (e tabacco) secondo l’Istat.
Graziati, al contrario, dalla “gabella” a stelle e strisce alimenti come banane, pomodori, tè e caffè, succhi di frutta, cacao, arance, alcuni tagli di bovino (che l’Italia non è ancora autorizzata a esportare negli USA), alcuni fertilizzanti, pinoli e frutta esotica: prodotti che non possono essere coltivati negli Stati Uniti oppure realizzati in quantità largamente inferiori al fabbisogno interno, e i cui prezzi – a causa dei dazi – erano diventati proibitivi sul mercato americano.In questo quadro Coldiretti Toscana ribadisce l’urgenza di evitare l’introduzione del dazio del 107% sulla pasta, che rappresenterebbe un colpo mortale per uno dei simboli del nostro export negli Usa e di continuare a lavorare senza sosta per ottenere la cancellazione dei dazi su vino, olio extravergine e pecorino, oggi tra i prodotti tricolori più penalizzati e a rischio di perdere quote rilevanti di mercato.