Oggi la Giornata Mondiale del Rifugiato

L’Università di Firenze fra gli undici atenei italiani uniti per lanciare i corridoi universitari e offrire a studenti rifugiati la possibilità di continuare il loro percorso accademico in Italia. A Rufina premiata un’esperienza di inclusione: la storia di Modou e di Alessandro Rucci che l’ha fotografato. Progetto empolese è di accompagnare le persone verso la riconquista della propria autonomia. A Prato prorogata fino al 23 agosto la mostra Kene/Spazio al Centro Pecci

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 giugno 2020 20:34
Oggi la Giornata Mondiale del Rifugiato

“Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni” questo recita l’articolo 14 della dichiarazione dei “diritti umani. Oggi si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato 2020, con cui l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, a partire dal 2000 ha voluto celebrare la forza, il coraggio e la perseveranza di milioni di rifugiati costretti a fuggire dai loro Paesi a causa di persecuzioni, violazioni di diritti umani e conflitti.

L’Università di Firenze, assieme ad altre dieci università italiane, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, l’UNHCR - l’Agenzia ONU per i Rifugiati, Caritas Italiana, Diaconia Valdese e Gandhi Charity hanno aderito ad un protocollo d’intesa che darà a 20 studenti rifugiati attualmente in Etiopia l’opportunità di proseguire il loro percorso accademico in Italia attraverso delle borse di studio. Al progetto, denominato University Corridors for Refugees (UNI-CO-RE), partecipano anche Università dell’Aquila, Università di Bologna, Università degli Studi di Cagliari, Università Statale di Milano, Università di Padova, Università degli Studi di Perugia, Università di Pisa, Università di Sassari, Università Iuav di Venezia, e Luiss Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli. Si tratta del proseguimento del progetto pilota partito nel 2019 con la partecipazione di due università e sei studenti. In base al nuovo protocollo, gli atenei, anche attraverso il fondamentale sostegno di un’ampia rete di partner locali, assicureranno il supporto necessario agli studenti per frequentare un programma di laurea magistrale della durata di due anni e per integrarsi nella vita universitaria.

In particolare, l’Università di Firenze aderisce al progetto – con il coordinamento di Alberto Tonini, delegato Unifi per il Network delle università per la pace promosso dalla Crui, e di Ivana Acocella, ricercatrice del Dipartimento di Scienze politiche e sociali - con due borse di studio, a sostegno del percorso di altrettanti studenti che si iscriveranno ai corsi di laurea magistrale in lingua inglese dell’Ateneo.

“Nel mondo ancora troppi rifugiati non hanno accesso all’istruzione”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante di UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “A livello di istruzione superiore la situazione è drammatica: solo il 3 per cento riesce ad accedere contro il 37 per cento della media globale. Grazie all’impegno delle università coinvolte, progetti come UNI-CO-RE non solo permettono ai rifugiati di arrivare in maniera sicura in Italia per sviluppare il loro talento, contribuendo alla comunità locale, ma riaccendono la speranza in milioni di bambini e ragazzi attualmente in esilio a causa di guerre e persecuzioni”.

Gli studenti saranno selezionati sulla base del merito accademico e della motivazione, attraverso un bando pubblico e da comitati di esperti individuati da ciascuna università. Entro il 2030 l’UNHCR si pone l’obiettivo di raggiungere un tasso di iscrizione del 15% a programmi di istruzione superiore per i rifugiati in paesi d’accoglienza e paesi terzi anche attraverso l’ampliamento di vie di accesso sicure che tengano in considerazione i bisogni specifici e le legittime aspirazioni dei rifugiati di costruire il loro futuro in dignità.

A Rufina, il progetto Siproimi, ARCI comitato regionale toscano e CAT cooperativa sociale hanno bandito il concorso nazionale “Keep Active e diffondi i diritti 2020” in vista della giornata mondiale del rifugiato che si celebra oggi 20 giugno. A vincere nella sezione “Arti figurative” del concorso la foto intitolata “Il sogno di Modou” del rufinese Alessandro Rucci appartenente al gruppo “Immagini Riflesse”. Questa foto in realtà nasconde una storia che ha avuto come protagonista il Comune di Rufina.

Modou è un giovane rifugiato, che si porta dietro una storia di rinunce, persecuzioni e dolore, che ha trovato casa in questo centro della Valdisieve, noto per la sua accoglienza. Modou ha incontrato due imprenditori rufinesi che gestiscono l’azienda “Ottone Arreda” e proprio loro hanno deciso di scommettere su questo giovane dandogli un’opportunità di lavoro. Una storia bellissima, simbolo di fiducia e accoglienza che sembra davvero completamente rappresentata da questa immagine del fotografo rufinese.

Per celebrare questa vittoria l’Amministrazione Comunale, rappresentata dal Sindaco Vito Maida e l’Assessore alla Cultura Daniela Galanti si è recata nei giorni scorsi in visita alla “Ottone Arreda” ed a Modou per ringraziarli di questo importante esempio di inclusione.

L'Empolese Valdelsa non fa eccezione. Dal 2017, infatti, l'Unione dei Comuni è capofila del progetto della rete Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati. Le persone beneficiarie dei servizi sono 75, e sono ospiti in dieci strutture situate nei Comuni di Empoli, Castelfiorentino, Fucecchio, Certaldo e Gambassi Terme. Fino ad oggi il progetto ha ospitato 163 persone, promuovendo per ogni ospite attività volte a favorire l'acquisizione di strumenti per l'autonomia. La gestione del progetto è affidata ad un raggruppamento costituito da Oxfam Italia (capofila), CO&SO Empoli, Misericordia di Empoli e Certaldo.

"In questi anni - dice il coordinatore del progetto Josemar Jimenez - abbiamo sempre aderito con delle iniziative locali alla campagna #withRefugees per festeggiare la Giornata Internazionale del Rifugiato e per contribuire a far conoscere sul territorio le tematiche riguardanti le persone titolari di protezione, i loro percorsi di accoglienza e integrazione. Quest'anno la situazione è diversa, ma questo non significa che il nostro impegno è venuto meno. Durante la fase di emergenza sanitaria il nostro lavoro è proseguito riadattando i nostri interventi alle direttive ministeriali per rimanere vicini agli ospiti del progetto, producendo con i mediatori linguistici tutto il materiale necessario per veicolare le informazioni sulle normative anti-Covid 19.

Abbiamo poi previsto modalità on-line per il proseguimento delle lezioni di lingua italiana, della formazione specifica e dell'orientamento alla ricerca del lavoro e della casa, dell'assistenza sociale e legale. Inoltre sono stati costanti i colloqui con gli operatori, prevedendo anche la possibilità del sostegno etno-psicologico. I beneficiari hanno affrontato il periodo con senso di responsabilità e oggi stanno cercando di riprendere i propri percorsi di inclusione”.

Il Comune di Prato è l'ente capofila del progetto Sistema di Protezione per Titolari di Protezione Internazionale e Minori Stranieri Non Accompagnati, al quale aderiscono tutti i Comuni della provincia, con il finanziamento del Ministero dell'Interno. Grazie alla rete creata dal progetto è stato possibile dare ospitalità a 80 rifugiati e titolari di protezione aiutandoli in un percorso che li renda autonomi dal punto di vista lavorativo, sociale ed abitativo. Anche il Centro per l’Arte Contemporanea Pecci e la Fondazione Pianoterra aderiscono alla Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa a Prato dall'assessorato alla Cultura e Politiche multiculturali di Simone Mangani, prorogando fino al 23 agosto la la mostra KENE/Spazio. La mostra, promossa da Fondazione Pianoterra Onlus, a cura di Sara Alberani, nasce da un progetto unico nel suo genere.

Dal Mali approda a Prato e viaggia nelle città di Milano, Roma, Napoli con il fotografo ivoriano Mohamed Keita come protagonista. L'artista, 26 anni, proveniente dalla Costa d’Avorio, arriva nel 2010 a Roma, come rifugiato politico. L’incontro con la fotografia rappresenta una svolta, divenendo presto una professione, che Keita decide di condividere con gli altri usando l’arte come strumento di ricerca urbana e come mezzo di trasformazione sociale. Nasce così KENE (che in Mandingo significa Spazio), un viaggio che riporta Keita in Africa, in Mali, a Bamako, per creare uno spazio dove i ragazzi possano imparare la fotografia come punto di partenza verso un’educazione primaria e una crescita personale.

Nell’estate 2017, grazie all’incontro con Fondazione Pianoterra Onlus, Keita coinvolge 10 ragazzi e avvia un laboratorio di fotografia nel quartiere di Kanadjiguila, instaurando un rapporto alla pari con gli allievi. Il laboratorio diventa anche ascolto, partecipazione, luogo di didattica e opportunità di lavoro. Alla mostra è stato affiancato un ciclo di laboratori e incontri realizzati presso il Liceo Artistico “Umberto Brunelleschi” di Montemurlo (PT) e con 8 ragazzi del Punto Luce di Save The Children di Prato. L'esposizione al Centro Pecci documenta questa esperienza attraverso 55 fotografie di cui 5 fotografie di Mohamed Keita i cui scatti sono stati esposti nell'ambito della XIV edizione di FotoGrafia festival internazionale di Roma, a Londra, all'Istituto Italiano di Cultura e presso Palazzo Querini, nella mostra Rothko in Lampedusa, in occasione della 58.

Biennale Arte di Venezia. Sono presenti in mostra 50 immagini realizzate dai giovani studenti in Mali che possono essere acquistate on line per sostenere le attività laboratoriali che il gruppo di lavoro, oggi composto da 15 ragazzi, sta conducendo a Bamako, e contribuire allo sviluppo comunitario inteso in senso più ampio, anche con interventi di risanamento idrico e azioni di promozione dei diritti e della salute delle donne. Martedì 23 giugno alle ore 17:30 si terrà in diretta streaming sulla pagina facebook del Centro Pecci e dello studio KENE la presentazione del catalogo della mostra, una pubblicazione ricca di immagini che esalta il percorso di partecipazione e autonarrazione del progetto e che comprenderà testi di Sara Alberani, Alessia Bulgari, Marco Delogu, Mohamed Keita, Yves Lègal, Cristiana Perrella, Alessandro Triulzi, Dagmawi Yimer.

Non solo una testimonianza della mostra, ma un vero e proprio diario di quanto realizzato a Bamako. Interverranno alla presentazione, oltre a Mohamed Keita e Sara Alberani anche lo scrittore Giulio Cederna, l'insegnante e giornalista Franco Lorenzoni e la coordinatrice del dipartimento educazione del Centro Pecci Irene Innocente.

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