"Non è facile coltivare pomodori in Siberia"

Nel romanzo di Giovanni Morandi la vicenda di tre generazioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 luglio 2020 17:46

Firenze, 17 luglio 2020 – Non è facile vivere in Siberia, terra fredda e inospitale, per molto tempo vista unicamente come una prigione per condannati. Ma per chi viene da lì, è difficile lasciarsi il passato alle spalle. Il romanzo di Giovanni Morandi, intitolato Non è facile coltivare pomodori in Siberia (Pagliai Editore, p. 144, euro 10) racconta proprio questo: puoi restare in quelle terre o fuggirne via, ma i legami non possono fuggire con te.

Giovanni Morandi, fiorentino, è oggi editorialista del «Quotidiano Nazionale», dopo aver diretto «Il Giorno», «Il Resto del Carlino» e lo stesso «QN». Corrispondente da Mosca negli ultimi anni dell’Urss, ha assistito, unico giornalista straniero, allo storico ammainabandiera avvenuto il 25 dicembre 1991 al Cremlino. Proprio la sua esperienza in Russia è alla base di un romanzo che ha il respiro dell’affresco storico, incentrato sulla storia di tre donne – nonna, madre, figlia – che diventano simbolo di tre diverse generazioni.

Ekaterina, originaria di una famiglia aristocratica polacca, sarà deportata in un gulag negli anni della rivoluzione. La figlia Marija, che a quella rivoluzione sarà fedele e diventerà dirigente sovietica, vedrà le proprie speranze tradite con la fine del comunismo. Vera se ne andrà per cercare un futuro in Italia. Tra mille difficoltà, cercherà di lasciare dietro di sé le brutte esperienze. Ma le basterà avvolgersi in una pelle di lupo per tornare nella sua casa ai margini della foresta di betulle, in quella Siberia che per lei sarà sempre “casa”.

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