Migranti in Appennino: dal sud nuovo modello di accoglienza

Rossi: "Iniziativa che proveremo a replicare anche in Toscana per dare aiuto al ripopolamento di alcuni comuni, soprattutto quelli dell'Appennino"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 aprile 2016 20:47
Migranti in Appennino: dal sud nuovo modello di accoglienza

I sindaci toscani, consapevoli della complessità che i flussi migratori mostreranno nei prossimi mesi, si dicono pronti a superare il modello accentrato in mano alle Prefetture e guardano con interesse all'Appennino ed ai Borghi da ripopolare.Dalla Toscana alla Calabria, precisamente a Riace, per toccare con mano l'esperienza costruita nel piccolo centro in provincia di Reggio. Un'esperienza che ha fatto il giro del mondo e portato alla ribalta il sindaco, Domenico Lucano, che oggi ha incontrato il presidente Enrico Rossi e una delegazione di piccoli Comuni toscani capeggiata da quello di Prato (nonché presidente di Anci Toscana) Matteo Biffoni.

"Questa visita – ha detto Rossi - ci da lo stimolo a sperimentare in Toscana qualcosa di analogo, per dare aiuto al ripopolamento di alcuni comuni, soprattutto quelli dell'Appennino. Ma anche per offrire ai migranti, quelli già riconosciuti come rifugiati o comunque in possesso di un permesso umanitario e quindi regolarizzati per un periodo di tempo lungo, la possibilità di insediarsi, di fare formazione, di svolgere attività. Una presenza che può riattivare borghi e paesi sia in termini di attività commerciali ma anche di servizi, penso soprattutto alle scuole. Con i sindaci credo ci sia stato un apprezzamento unanime di questa iniziativa che proveremo a mettere in pratica. È un esempio da seguire – ha concluso - ci riusciremo anche noi".

Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, temeva che "in così breve tempo non sarebbe stato possibile illustrare e spiegare il modello. Questa visita dalla Toscana è stata un'iniziativa bellissima. Mi auguro ne siano nati spunti per realizzare anche in Toscana qualcosa di analogo. Nelle occasioni pubbliche continuo a ripetere che quello che stiamo facendo è riconducibile ad una dimensione di normalità, di rapporti umani. Non ci vedo niente di eclatante. Un'opportunità per i piccoli borghi abbandonati, non solo della Calabria ma di tutta l'Italia".

Per Matteo Biffoni "era doveroso per Anci Toscana accompagnare alcuni dei nostri sindaci per vedere con i propri occhi e parlare con il protagonista di questa esperienza. La Toscana sta facendo la propria parte nell'accoglienza dei migranti ma poiché la situazione diventerà sempre più complessa, diventa necessario affinare i propri strumenti, essere sempre più efficaci e trovare soluzioni con l'aiuto del territorio. Quella di Riace potrebbe essere un'esperienza ripetibile da noi".

Molto positivi i giudizi e le sensazioni espresse dai sindaci che hanno preso parte al viaggio. "Un grazie alla Regione – ha detto Michele Giannini, Fabbriche di Vergemoli (LU) - per aver aperto gli occhi su alcune iniziative che possono essere realizzate per migliorare l'accoglienza dei migranti ma anche per migliorare la condizione della nostra popolazione e dei nostri borghi. Due esigenze che possono andare a braccetto senza collidere tra loro"."Il modello di accoglienza di Riace – secondo Francesco Limatola, Roccastrada (GR) - è una bella esperienza che ci fa capire che nel momento in cui si alzano i muri alle frontiere in varie parti del mondo qui invece si abbattono.

Un grande progetto che ha coinvolto tutto il territorio, arricchendolo. Anche il modello toscano è stato molto importante ma ritengo si possa adesso fare un salto di qualità coinvolgendo ancora di più gli enti locali e superando il modello centralizzato in mano al ministero dell'interno e alle prefetture". "Riace – ha infine commentato Eleonora Ducci, Talla (AR) - ha molto in comune con i borghi toscani. Penso a quelli del Casentino. Speriamo di poter replicare un modello che qui si dimostra efficace e di poterlo calare nelle caratteristiche dei nostri comuni, con lo scopo di ripopolare e creare occupazione, sia per chi ci vive che per gli ospiti che vengono accolti".

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