Melio condanna il raid di Macerata e riceve insulti sui Social

Il giovane di Cerreto Guidi iscritto a Scienze politiche a Firenze pubblica i messaggi ricevuti "Sei un povero disabile, non esisti"

Antonio
Antonio Lenoci
09 febbraio 2018 12:07
Melio condanna il raid di Macerata e riceve insulti sui Social

 Iacopo Melio, fondatore della onlus #vorreiprendereiltreno studente e giornalista freelance attivissimo nel contrastare la presenza delle barriere architettoniche e nel divulgare il principio dell'uguaglianza dei diritti, interviene a Radio Fiesole durante la trasmissione Gli Infami per commentare l'episodio che lo ha visto protagonista del fenomeno definito hate speech.

 In seguito ad un post dove ha commentato i fatti di Macerata accusando l'autore dell'attentato e sottolineando come il problema dell'odio e del fanatismo possa portare a gesti estremi, Iacopo è stato oggetto di spiacevoli messaggi inviati in privato.

"Quando esco dal mio settore, ovvero la disabilità, è facile che qualcuno mi attacchi - racconta Iacopo ai conduttori Benedetta Rossi ed Alessio Nonfanti - magari usando la solita frase "pensa alle cose tue" come se un elettricista dovesse parlare solo di prese e cavi... Ho affrontato il tema di Macerata con il raid e le reazioni provocate da alcune ideologie. C'è qualcuno che non l'ha presa benissimo. Qualcuno mi ha offeso e cercato di aprirmi gli occhi con un "Guarda che questi arrivano in Italia e ti rubano la pensione di invalidità...".

La campagna #vorreiprendereiltreno nasce come un post virale sui Social in cui segnalavo che non potersi spostare impediva di avere relazioni anche affettive. Nasce la onlus per sensibilizzare sul tema della disabilità ed abbattere le barriere sui territori. Oggi gli infami sono coloro che rispondono "erano solo due minuti" detto da chi ostacola il passaggio al marciapiede non solo ai disabili.. nascondendo con questo un menegfreghismo che invece si trasforma in qualcosa di peggio, ovvero rubare un diritto ad una persona".Scriveva Melio rivolgendosi al leader della Lega: "E adesso raccontaci di quanto il gesto di Luca Traini non c'entri nulla con la sua candidatura nella Lega e con le vostre idee, con la campagna di odio e intolleranza che da anni state fomentando.

Raccontaci che il razzismo e il fascismo sono favolette che non vi appartengono, o meglio ancora che non esistono. Che tutto ciò non è la rappresentazione più estrema del vostro programma, fatto di esclusione e intolleranza. Raccontaci di come, prontamente, vi dissociate dalla sua follia. Perché quella di Luca Traini è solo follia, vero Matteo? E intanto sulle spalle aveva il tricolore e, a fine "dimostrazione", ha fatto il saluto romano. Ecco, ricordatelo Matteo la prossima volta che sfrutterai l'ennesima tragedia, tirando in ballo nazionalità e religione: ho il presentimento che in quel caso non sarà follia, ma questione di "cultura".

Basta con la scusa della "diversità di opinione" e "libertà di pensiero". Il fascismo è un crimine, e come tale deve essere punito. Nel frattempo, meditiamo su chi ha davvero "le mani sporche di sangue", per citare qualcuno. Che stando ai fatti, ad oggi, gli unici veri terroristi son quelli che difendono il valore della patria".

Arrivano gli insulti e Iacopo risponde postando una replica "Vi prego di leggere bene questi messaggi e di accendere il cervello - scrive Iacopo su Facebook - non voglio avere ragione, né dare "lezioni di vita" a qualcuno. Pretendo solo che mia sorella cresca in un Paese dove non si tiri più in ballo il colore della pelle, la nazionalità e la religione quando si tratta di condannare dei criminali: perché questo sono, terroristi criminali.

Perché se la povera Pamela fosse stata uccisa da un giovane Italiano, probabilmente lo avreste difeso dicendo che la vittima è una povera drogata che se l'è andata a cercare... Non tutti, perché le generalizzazioni le combatto, ma buona parte sì. Eppure il sangue ha sempre lo stesso colore e la stessa dignità. Ricordiamocelo la prossima volta che giustificheremo atti così disumani, di qualunque tipo".

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