Le pietre parlano: Guelfi e ghibellini a Firenze. Dove tutto nacque

Arte in diretta nella torre privata più alta della città. Un albergo in controtendenza che accoglie cultura

Girolamo
Girolamo Dell'Olio
30 luglio 2021 18:06
Arte in diretta nella torre privata più alta di Firenze

Promuovere e fare arte nell’arte. Un altro accogliere nella città patrimonio mondiale dell’Umanità.

Facciata

Mentre cinematografi, abitazioni, caserme e cliniche continuano a essere trasformate in alberghi (magari di lusso, per clientele facoltose di attempati nordamericani, arabi, russi, cinesi, brasiliani…; magari in ambienti particolarmente delicati…), succede che in piena pandemia un albergo – e in quale sede! - diventi casa e atelier di giovani artisti. Un esperimento durato tre stagioni, fra autunno 2020 e primavera 2021, conclusosi il 30 maggio.

Valeva la pena visitarlo.

Facciata, dettaglio

“Margine” è il titolo dell’esperimento, ospitato nel cuore della Firenze medievale, al terzo piano di Palazzo Acciaiuoli, oggi Hotel Torre Guelfa, in quel prezioso dedalo di stradine e chiassi che si snodano fra l’Arno e Palazzo Strozzi, Santa Trinita e Por Santa Maria.

Facciata, dettaglio

Sette stanze per sette artisti.

“Proprio qui, dove prima le sale e le stanze erano gremite di persone, si è scelto di dare forma a una nuova tipologia del ri-siedere grazie alla presenza e al lavoro di giovani artisti, perché niente di quell’energia vada dispersa”, recita l’introduzione al progetto. “Un’esperienza che l’Accademia di Belle Arti di Firenze ha voluto sostenere con grande convinzione”, aggiungono Carlo Sisi e Claudio Rocca, presidente e direttore dell’Accademia, “sia per la presenza di ex studenti e di altri ancora in corso, che dimostrano nella loro azione estetica di aver assimilato i migliori risultati dell’insegnamento ricevuto, sia per la piena condivisione di un progetto che collega la necessità di esprimere la propria istanza lirica alla realtà contingente, in un tempo non particolarmente predisposto ai temi dell’Arte”.

Ecco: quello che a noi pare un matrimonio simbolico riuscito con questo esperimento è proprio la felice congiunzione fra patrimonio storico e arte contemporanea, fra memoria e immaginazione, fra eredità e progetto. Una torre che si fa laboratorio nel presente e del presente.

Interni, arredo

Siamo infatti in presenza di un Palazzo con la maiuscola, antico, austero, severo, che si fa abitazione accogliente di un gruppo di giovani creativi dei nostri giorni. Perché, come dice il ‘folle’ Corso Zucconi, la cui famiglia, proprietaria dell’albergo, ha abbracciato l’idea di trasformarlo in luogo di lavoro e di incontro, Firenze ha bisogno di noi, dei giovani, della nostra ingenuità ma vissuta con passione; della nostra arte, ancora sincera, non genuflessa alle logiche di mercato o di disperato arrivismo”.

Apprezzamenti

Risparmiata dalle scapitozzature del Duecento e dalle mine del Novecento, la torre dei Buondelmonti è un tassello strategico della storia della città, testimone degli eventi che Dino Compagni, sepolto non lontano da qui nella Basilica di Santa Trinita, racconta nella “Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi”. E cioè, “donde procedette in Firenze le maladette parti de' Guelfi e Ghibellini”.

Correva l’anno 1215, nella stagione del pieno sviluppo del commercio, dell’espansione economica e della potenza politica di Firenze, e la nascita delle ‘Arti’. “Dopo molti antichi mali per le discordie de' suoi cittadini ricevuti, una ne fu generata nella detta città, la quale divise tutti i suoi cittadini in tal modo, che le due parti s'appellorono nimiche per due nuovi nomi, ciò è Guelfi e Ghibellini. E di ciò fu cagione, in Firenze, che uno nobile giovane cittadino, chiamato Buondalmonte de' Buondalmonti, avea promesso torre per sua donna una figliuola di messer Oderigo Giantruffetti.

Passando dipoi un giorno da casa i Donati, una gentile donna chiamata madonna Aldruda, donna di messer Forteguerra Donati, che avea due figliuole molto belle, stando a' balconi del suo palagio, lo vide passare, e chiamollo, e mostrògli una delle dette figliuole, e disseli: "Chi ài tu tolta per moglie? io ti serbavo questa". La quale guardando molto li piacque, e rispose: "Non posso altro oramai". A cui madonna Aldruda disse: "Sì, puoi, ché la pena pagherò io per te". A cui Bondalmonte rispose: "E io la voglio".

E tolsela per moglie, lasciando quella avea tolta e giurata. Onde messer Oderigo, dolendosene co' parenti e amici suoi, diliberarono di vendicarsi, e di batterlo e farli vergogna. Il che sentendo gli Uberti, nobilissima famiglia e potenti, e suoi parenti, dissono voleano fusse morto: ché così fia grande l'odio della morte come delle ferite; cosa fatta capo à. E ordinorono ucciderlo il dì menasse la donna; e così feciono. Onde di tal morte i cittadini se ne divisono, e trassersi insieme i parentadi e l'amistà d'amendue le parti, per modo che la detta divisione mai non finì; onde nacquero molti scandoli e omicidi e battaglie cittadinesche”.

Contrappunto visivo e storico alle memorie che custodisce in Borgo Santi Apostoli la Torre Guelfa, la targa che nella vicina Por Santa Maria, a due passi da Ponte Vecchio, riporta sulla facciata della torre dei rivali Amidei quattro versi di Dante. Per bocca del trisavolo Cacciaguida, nel XVI Canto del Paradiso, negli stessi anni in cui scrive Dino Compagni il poeta rievoca l’esordio di quella conflittualità intestina che a lungo affliggerà Firenze: “La casa di che nacque il vostro fleto, / per lo giusto disdegno che v'ha morti / e puose fine al vostro viver lieto, / era onorata, essa e suoi consorti”.

Poco più tardi, nella sua “Nuova Cronica”, sarà ancora Giovanni Villani a piangere le conseguenze di quell’episodio “onde alla nostra città seguì molto di male e ruina, […] e mai non si crede ch’abbia fine, se Idio nol termina”.

Nel video le immagini, le parole e le motivazioni di alcuni dei protagonisti di questa meritoria prova di cittadinanza consapevole.

La prima visita dei Fotografi del "Da Vinci", febbraio 2016

Hai circostanze da segnalare? Scrivi a girdelcon@gmail.com.

In evidenza