L’agricoltura ostaggio dell’andamento stagionale

Cia Siena: «Ma interventi per evitare annate tragiche sono possibili». Importante superare la strategia delle attivazioni delle assicurazioni delle colture. Controlli settimanali sulle piante contro la mosca olearia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 luglio 2018 17:47
L’agricoltura ostaggio dell’andamento stagionale

Prima le gelate di fine febbraio, poi piogge per settimane, ed ora il caldo estivo. Lo scorso anno una siccità con pochi precedenti. L’andamento pazzo del meteo – sottolinea la Cia Siena -, caratterizzato da continui sconvolgimenti ed estremi climatici spesso contrastanti (eccesso di freddo e di alte temperature, eventi siccitosi e allagamenti), rappresenta le due facce della stessa medaglia a cui purtroppo il mondo agricolo deve abituarsi. E l’agricoltura senese non fa eccezione.

«Abituarsi però non vuol dire accettarne passivamente le conseguenze – commenta il presidente della Cia Siena Valentino Berni –, semmai sforzarsi per escogitare e mettere in atto tutti quegli accorgimenti e quelle tecniche per contrastarne gli effetti più dannosi. Capire intanto i fenomeni cercando di prevenire ed arginare nei limiti del possibile le inevitabili ripercussioni sul sistema produttivo agricolo. In questo momento però - aggiunge - l’azienda agricola non può essere lasciata sola, alcuni provvedimenti possono e devono essere attuati singolarmente dagli stessi agricoltori, ma il comparto pubblico, a tutti i livelli - dall’Unione Europea al piccolo Comune -, deve assumersi le proprie responsabilità e tutti insieme predisporre un piano, delle strategie, dei finanziamenti per elaborare e realizzare interventi a medio e lungo periodo che agevoli e renda ancora possibile le coltivazioni a pieno campo delle colture tradizionali».

«Alcuni interventi – sottolinea il direttore Cia Siena Roberto Bartolini - sono possibili per andare oltre la strategia delle attivazioni delle assicurazioni delle colture. Incentivazione e realizzazione di pratiche di inerbimento delle colture, le “cover crops” o “colture di copertura”; realizzazione di una efficiente regimazione delle acque meteoriche, per evitare fenomeni di ruscellamento superficiale e scarso rifornimento delle falde con conseguente erosione del suolo e maggiore suscettibilità del territorio alla siccità.

Ma anche per la realizzazione di un piano di raccolta e accumulo delle acque meteoriche in laghetti collinari aziendali; la riconversione dei sistemi agricoli verso colture meno idro esigenti e più termoresistenti; diffusione di agricoltura innovativa e di precisione per ridurre gli sprechi, maggior utilizzo delle risorse rinnovabili, miglioramento della fertilità del terreno, risparmio sui costi di produzione, aumento della qualità dei prodotti e la sostenibilità ambientale».

«C’è bisogno però di una intensificazione del supporto tecnico aziendale – spiega Lamberto Ganozzi, tecnico Cia Siena -, altamente preparato, specializzato e che possa agire capillarmente per informare e formare in tempo reale le aziende ed in stretto contatto e collaborazione con il mondo delle Università, della Ricerca e della innovazione tecnologica. Inoltre serve la formazione di una rete di partenariato pubblico-privato con il compito di indirizzo, programmazione e coordinamento a più livelli che dovrebbe anche incentivare, almeno parzialmente, gli interventi».

Olivi toscani costantemente monitorati contro la mosca olearia. Una task force di esperti dell’Assoprol - Olivicoltori associati Firenze e Prato controlla periodicamente le piante per programmare eventuali trattamenti e debellare sul nascere gli attacchi. Sono 18 i punti di raccolta dati distribuiti su tutto il territorio, con controlli che seguono una cadenza settimanale.

“Fino ad ora non abbiamo rilevato situazioni che possano destare preoccupazione - spiega il presidente Assoprol, Ritano Baragli - I controlli stabiliscono il livello degli attacchi e consigliamo un trattamento solo se la soglia supera il 10%. Attualmente, soprattutto sulla costa dove la mosca tende ad essere più prolifica, gli attacchi sono tra il 5 e il 7%. Un livello che non crea allarme, a patto che le temperature si mantengano sopra i 30 gradi”. La pioggia e l’umidità sono infatti fattori favorevole al proliferare della mosca.

Altro discorso per i produttori biologici, che non utilizzano prodotti chimici. “In quel caso consigliamo gli interventi con il caolino, una sostanza bianca che fa da deterrente”. Ma ciò che più preoccupa i produttori sono le stime sulla produzione. “Sarà un'annata non facile, con un calo nella produzione di circa il 20% se non di più - spiega Baragli - Colpa del freddo intenso dei mesi passati. Le piante hanno subito danni gravissimi, molte non hanno frutto ma solo vegetazione.

Ormai sono quasi tre anni consecutivi che le nostre aziende non fanno un raccolto pieno”

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